La sveglia suona già da dieci minuti e io continuo a rimandarla a ripetizione.
<< Charlotte sei sveglia? >> urla mio padre a squarciagola dalla cucina e la sua voce si perde per tutta casa. Da quando ci siamo trasferiti qui è solito svegliarsi all'alba, dice in continuazione che svegliarsi tardi equivale a non vivere metà giornata.
Fingo di non sentire le sue urla e chiudo serenamente gli occhi portandomi la coperta fin sopra la testa poiché la luce del sole mi infastidisce nonostante scaldi la mia nuca. Nel frattempo in cucina mio padre sta cercando di preparare la colazione ma dai rumori che arrivano fin qui non penso ci stia riuscendo. Il casino mi rilassa.
Sento il cigolio della porta che si spalanca e il pomello sbatte violentemente contro il muro, lasciando una piccola bozza su di esso e qualche pezzo di pittura finisce sul pavimento.
<< Ma allora, ti vuoi alzare? Sono già le 7:30 >> ripete furiosamente mio padre mentre mi toglie le coperte di dosso. Una nube di polvere si solleva sopra di me mentre il mio corpo viene inondato dal freddo che penetra impetuosamente dalle estremità del mio pigiama.
Mi do una stiracchiata. Il mio corpo intorpidito scrocchia ad ogni mio movimento.
<< Cazzo! Ma oggi ho lezione!>>. Mi sollevo di scatto, restando seduta sul mio letto con le gambe incrociate. I miei capelli sono ingarbugliati tra di loro e vanno in tutte le direzioni. Riesco a vederlo dallo specchio che è posizionato esattamente davanti al mio letto. Guardo l'orologio e sono le 7:45.
<< Questo significa che ho solo 15 minuti per prepararmi?! È un incubo! >> dico con tono incredulo e disperato.
Avevo progettato questo giorno nei minimi dettagli ma come al solito non va nulla secondo i miei piani. Durante tutta la settimana passata dentro la mia tana, due erano stati i miei pensieri fissi, o meglio, ossessioni: la scuola e lui. Non c'era stato attimo in cui nella mia mente non affiorasse il suo pensiero ed ogni notte la passavo guardando fuori dalla finestra, nella speranza che da un momento all'altro apparisse più bello che mai.
Piombo fuori dal letto e sto quasi per inciampare a causa di Blacky che a differenza di tutte le altre volte ha deciso di dormire sul mio tappeto di pelo nero. Anche lui è dello stesso colore e sembra quasi mimetizzarsi se non fosse per il fatto che il tappeto è impregnato di polvere. Lui emette un leggero miagolio che per un attimo mi fa sobbalzare.
<< Scusami piccolino >> gli dico, accarezzandolo dolcemente e lasciandomi trasportare dalla morbidezza del suo lucido pelo.
Attraverso tutto il corridoio di corsa per arrivare più velocemente possibile in bagno che si trova esattamente infondo ad esso, dalla parte opposta di camera mia. Nel frattempo mio padre in cucina sta ancora preparando dei pancake per festeggiare questo grande inizio. Grande lo è solo per lui.
Entro in doccia. Il getto dell'acqua, inizialmente freddo, invade il mio corpo facendomi raggelare. A differenza delle altre volte non ho tempo per rilassarmi e dare spazio all'immaginazione. Chiudo la manopola della doccia, è bollente. Il getto dell'acqua inizia pian piano a diminuire per poi interrompersi di colpo. Esco velocemente cercando di non scivolare.
L'impatto con la temperatura glaciale del bagno è in contrasto con quella calda del mio esile corpo, provocandomi la pelle d'oca. Indosso velocemente l'accappatoio cercando di afferrarlo in punta di piedi.
<< Per prima cosa devo aggiustare questi capelli >> dico guardandomi allo specchio appannato. Cerco lisciarli nel miglior modo possibile, senza rischiare di bruciarmi come al solito. Decido di truccarmi, ma evito di mettere l'eyeliner perchè come sempre non esce mai uguale in entrambi gli occhi. Almeno oggi voglio sembrare il meno trasandata possibile. Faccio tutto nel giro di pochi minuti. Il solito problema è scegliere cosa indossare.
Apro le ante dell'armadio e mi butto sul morbido letto ancora disfatto generando nuovamente una nube di polvere. Tossisco. Mi porto le ginocchia al petto e le abbraccio, provando un secondo a rilassarmi. Decido di indossare dei pantaloni neri strappati qua e la, una maglia bianca larga e lunga e una felpa nera aperta lucida. Ai piedi ho delle scarpe nere comprate un paio di mesi fa ma mai messe. Ho ancora cinque minuti per mangiare qualcosa, ma in realtà ho lo stomaco chiuso a causa di tutti i pensieri ossessivi e negativi che mi sto facendo su ciò che starà per accadere.
<< Mangi qualcosa?>> dice mio padre. Io guardo quei pancake dalla forma un pò strana poggiati sul tavolo.
<< Ne assaggio un pezzetto >> rispondo per renderlo felice anche se ogni boccone cala giù difficilmente. << Sono ottimi >> gli dico, sforzandomi di fare un sorriso.
I suoi occhi si illuminano e io sono davvero felice di provocare in lui una bella emozione con due semplici parole.
<< Sei sicura che non ne vuoi ancora? >> dice in modo insistente porgendomi un'altra porzione di pancake, stavolta cosparsi di nutella.
<< No grazie, ora devo andare che faccio tardi >> rispondo << Forse li mangerò quando torno >>.
Lui fa spallucce portandosi un boccone alla bocca << Non sai cosa ti perdi >>.
Dopo l'ultima esperienza con quell'ubriacone le chiavi di casa sono la prima cosa che ricordo di prendere quando esco. Le metto in borsa e saluto gli uomini di casa chiudendomi la porta alle spalle.
Esco di casa velocemente per dirigermi alla fermata del bus, ma prima lancio un'occhiata al pub, a quest'ora chiuso e riaffiora nella mia mente lui. Scuoto la testa come per scrollarmi di dosso il pensiero e a passo svelto percorro il viale mentre le foglie che cadono dagli alberi, ormai quasi spogli, precipitano meticolosamente sulla mia testa.
Sono appena in tempo per prendere l'autobus. È già stracolmo di ragazzi e io trovo un posticino affianco ad un'anziana signora, che dall'espressione che ha sembra infastidita dai rumori provenienti dai posti infondo.Finalmente dopo dieci minuti arrivo alla mia fermata e molto lentamente mi avvicino alla porta d'ingresso a testa bassa, cercando di sembrare invisibile agli occhi dei ragazzi che sono ancora rimasti fuori a parlare.
Poggio la mano sulla maniglia. È gelida. Faccio un lungo respiro.
<< Si inizia!>>.
STAI LEGGENDO
Sunshine
ChickLitNon è facile per una ragazza di 18 anni, introversa come Charlotte ambientarsi in una nuova città, specialmente se si tratta della Grande Mela. Non sempre un nuovo trasferimento rappresenta qualcosa di bello nella nostra vita, perdere tutti i con...