" Il supermercato Walmart avvisa la gentile clientela che tra dieci minuti chiuderà. Siete pregati di recarvi alle casse, grazie. "
Il cassiere alto con i baffi, annuncia per la terza volta l'orario di chiusura del supermercato. La sua bocca si apre a mala pena, trascinando quelle semplici parole che ripete ogni giorno e che ora escono automaticamente, senza pensarci. La sua voce lenta è del tutto in contrasto rispetto alla velocità con cui gli addetti ai vari reparti ripongono gli oggetti negli appositi scaffali. Mentre la donna delle pulizie, esausta di svolgere questo lavoro da ormai tanti anni, passa qua e là lo straccio, lasciando sporca la maggior parte delle mattonelle bianche. Il mio cestino stra borda di cibo e varie schifezze per la serata. Giunta al reparto alcolico, ho lasciato che l'incompetenza in questo campo prendesse il sopravvento. Mio padre è un alcolizzato, è pur vero, ma ha sempre e solo bevuto della semplice birra, al massimo vodka. La festa inizierà tra un paio d'ore ed il mio cervello, invece, sta ancora pensando a quale delle tante bottiglie di alcool acquistare. Ho sempre adorato il modo in cui le varie prelibatezze vengono messe in ordine, allineate tra loro, seguendo strategie di marketing tanto efficaci da attirare chi, in quel supermercato, è entrato per comprare tutt'altro.
<< Ma guarda chi si vede da queste parti, Charlotte! >>.
Riconoscerei quella voce sgradevole tra mille altre voci. Continuo ad osservare lo scaffale, con interesse, come un grande intenditore di alcolici farebbe, fingendo di non sentirla.
Le sue unghie affilate punzecchiano la mia spalla e prima di voltarmi cerco di assumere un'espressione normale, per non farle capire quanto la mia persona riesca ad odiare la sua.
<< Ma ciao, Sophie >> esclamo con finta sorpresa.
<< Non dovresti essere a casa ad organizzare la festicciola? >>. Il suo abito viola le cinge tutto il corpo mettendo in risalto quel suo finto seno. Appena entrammo nella squadra di cheerleader, io e Sid scoprimmo che Sophie ama indossare reggiseni di tre taglie in meno rispetto alla sua, in modo tale che non essendoci abbastanza spazio al loro interno, le sue tette di silicone sono in grado di arrivarle fin sotto al mento.
<< Ah, anche tu sai della mia festa? Comunque è stato Mike ad organizzarla e sarà qualcosa di tranquillo. >>. Perché mi ostino a dare spiegazioni ad una persona che non capisce persino la semplice differenza che c'è tra ape ed una vespa?
<< Esattamente, è stato proprio lui ad invitare tutto l'istituto. Detto questo, credo sia arrivata l'ora di andarsi a preparare >> dice guardando il suo orologio circondato da piccoli diamanti << spero di divertirmi questa sera, Charlotte! >>. I suoi tacchi battono sul pavimento e quel suono odioso rimbomba in tutto lo stabile ormai vuoto. Passandomi accanto, la scia di profumo che segue la sue figura, mi travolge. Un'odore pungente per i miei gusti, un odore che Kyle ha già avuto l'occasione di sentire più volte.<< Io lo ammazzo! >> . Il pensiero di Mike mi rende nervosa ed irrequieta, portandomi ad abbandonare ciò che stavo facendo prima di incontrare Sophie. Cerco meticolosamente il cellulare che ho riposto nella borsa e che ora è nascosto tra le altre centinaia di cose che ci sono al suo interno. Trovo anche delle piccole briciole di pane secco che rimangono incastrate sotto le unghia.
<< Signorina stiamo chiudendo >> . Un'addetta al reparto mi avverte dell'imminente chiusura, mentre pian piano quasi tutte le luci del locale iniziano a spegnersi e tutti i piccoli moscerini posati sugli enormi lampadari ormai bollenti, emigrano verso quelli ancora accesi, attratti dalla luce. Io mi limiti ad annuire, mentre all'ansia del non-ritrovamento dello smartphone, si aggiunge quella di restare chiuse tutta la notte all'interno del supermercato.
Riesco finalmente ad estrarre ciò che cercavo dalla borsa e le mie unghia iniziano a picchiettare velocemente sul touch-screen, componendo un messaggio per Mike, con la speranza che almeno questa volta gli arrivi.
- AVEVO DETTO NIENTE DROGA, MA ANCHE LE PUTTANE ERANO VIETATE IN CASA MIA. -
Il calore della mia piccola casa mi avvolge, facendomi dimenticare le temperature glaciali di New York. L'enorme albero difronte alla finestra della cucina ha lasciato, già da un mesetto, che la sua folta chioma fatta di foglie verdi cadesse a terra. Sembra un'altra città rispetto a quella che ho conosciuto quando sono arrivata qui, a fine maggio. Le luci natalizie mi fanno sentire a mio agio ed ho sempre la speranza che le persone, a Dicembre, siano più dolci rispetto al resto dell'anno.
Dopo aver indossato un semplice abito nero, mi dedico agli allestimenti. Un paio di festoni qua e là, bicchieri rossi in qualsiasi angolo della casa e dei dolci già pronti presi al supermercato poco fa. Fortunatamente c'è Mike, che per farsi perdonare, ha deciso di darmi una mano con la preparazione.
<< Questo dovremmo toglierlo? >> . Mike indica il copri divano azzurro cosparso di peli di gatto.
<< Assolutamente >> rispondo, correndo a strappare quella specie di lenzuolo celeste che copre il divano in pelle << stavo anche pensando di chiudere Blacky in camera >> continuo, mentre i peli si spostano dal copri divano al mio vestito. Il volto di Mike assume tutto d'un tratto un'espressione di sorpresa, come se avesse in serbo per me qualcosa di straordinario.
<< Sophie è allergica al pelo di gatto! >> esclama ed il mio cuore viene pervaso dalla gioia, quel dolce sentimento che non riuscivo a sentire da tempo.
<< Allora resterà in giro, se lo merita quella stronza! >> rispondo senza pensarci due volte, facendogli un occhiolino. Mike collega il suo Iphone al mio PC portatile, facendo partire la sua playlist di Spotify.
Il campanello suona per più volte ed ogni volta mi dirigo ad aprire con la speranza di trovare davanti ai miei occhi Kyle, di cui ancora non c'è traccia. Seppur la mia casa sia una piccola tana, la gente sembra essere divertita e l'alcool portato da Mike facilita il tutto.
<< Avevi ragione >> urlo al suo orecchio.
<< Io ho sempre ragione! >> risponde Mike, sorseggiando il suo drink ed osservando intorno gli sguardi entusiasti degli invitati.
<< Ma almeno sai a cosa mi riferisco? >>
<< No, a cosa? >>
<< Che idiota >> esclamo ridendo << avevi ragione sul fatto che questo sia un buon modo per trovare gente con cui fare amicizia, grazie! >> continuo stringendolo.
Le mie gambe si muovono a ritmo di musica e senza accorgermene ho già alzato troppo il gomito, superando di gran lunga il mio limite. Quel poco di lucidità che mi resta è tale da rendermi conto che sto parlando con un paio di ragazze e non mi sento per nulla a disagio. Blacky invece, fugge da una stanza all'altra, impaurito dalla tanta confusione.
<< Char, vai a vedere chi c'è alla porta. >>
Le parole di Mike risuonano più volte nella mia testa, creando un eco infinito nelle mie orecchie. Mi faccio spazio tra la gente, sperando che il nuovo arrivato sia Kyle.
Sid è sull'uscio della porta. E' più trascurata del solito e me ne accorgo anche dopo aver bevuto parecchio. La sua mano si perde tra quei capelli neri e il suo sguardo tra la folla.
<< Ciao Sid, anche tu sei qui. >> le dico barcollando.
<< Stai bene? >> dice lei. Ha l'espressione cupa e preoccupata.
<< Non so come sono arrivata fin qui da te, ma sto bene >> dico rassicurandola anche se il tono della mia voce dimostra il contrario.
<< Credo che sia arrivata l'ora di parlare. >>
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Sunshine
ChickLitNon è facile per una ragazza di 18 anni, introversa come Charlotte ambientarsi in una nuova città, specialmente se si tratta della Grande Mela. Non sempre un nuovo trasferimento rappresenta qualcosa di bello nella nostra vita, perdere tutti i con...