Capitolo 11

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La porta si apre di colpo, è spinta senza esitazione, quella che invece avevo avuto io poco prima.
Ed eccola qui, una nuova arrivata.
Io tiro un sospiro di sollievo, finalmente non sono l'unica ad essere analizzata dagli altri compagni di classe.
Ma poi mi guardo intorno. Scruto ogni singolo banco all'interno della classe per cercarne uno vuoto. L'unico è questo qui accanto al mio. Ho paura.

<< Buongiorno anche a te! >> esclama la professoressa con un leggero tono scocciato.
La ragazza si limita a fare una sorta di mezzo sorriso che dura all'incirca meno di un secondo.
<< Io sono Sid >>
<< Sid? >> risponde la professoressa senza staccarle gli occhi di dosso.
<< Sul registro Sidney Crosby >> replica la ragazza stramba << ora posso sedermi? >> continua e senza ricevere una risposta, negativa o positiva, si dirige verso l'unico banco disponibile. Quello accanto al mio.
Per fortuna ora tutti gli occhi sono puntati su di lei. Lei non se ne preoccupa, è forte. Si vede.

Cosa faccio? La saluto? Non la saluto? Aiuto! 
I pensieri frullano imperterriti nella mia testa e non mi danno pace.
È qui davanti a me. Distolgo lo sguardo, mi rende nervosa.
Faccio la prima cosa che mi viene in mente, butto la mia penna rossa a terra.
Mi chino per raccoglierla evitando alla grande l'imbarazzo nel salutarla.
Questo metodo ha sempre funzionato quando facevo la scuola primaria a Philadelphia durante le interrogazioni.

Butta la sua borsa nera sul banco.
È un macigno e provoca un forte rimbombo.
Il suo banco trema e con esso anche il mio.

I suoi capelli sono corti fino ale spalle, neri e dalle punte bruciacchiate. Da dietro la nuca nasce un dread lungo fin sotto al seno.
La sua pelle è olivastra e ha un pò di lentiggini.
Gli occhi verdi come lo smeraldo risaltano ancor di più grazie all'ombretto nero che ha sparso a caso attorno agli occhi.
Ha un piercing al labbro inferiore. Un cerchietto nero come il resto dei suoi abiti.
Ha borchie ovunque, anche sulle scarpe.
Le guardo le mani con la coda dell'occhio. È davvero magra. Quasi tutte le dita sono ornate da anelli, abbastanza grandi per le sue dita fine.

Io sono il bianco, lei è il nero.

<< Allora ragazzi, riprendiamo con la lezione sperando che stavolta non ci siano interruzioni. >>
<< Che palle questa >> dice a bassa voce Sidney. Che nome particolare. Mi fa pensare all'estate, al sole, alle giornate lucenti. Non è proprio il nome adatto a lei.
Infila le sue piccole mani nella borsa ed estrae le cuffiette. Anche esse nere.

Poggia la testa sul banco e si lascia trasportare dalla musica, mentre batte entrambi i piedi sul pavimento, cercando di andare a ritmo.
La guardo per un attimo prima che lei se ne accorga.
La musica è talmente forte che riesco a sentirla anche io. È rock.
Immaginavo.

Il suono della campanella interrompe la lezione.
Tutti i miei compagni di classe si fiondano fuori per sgranchirsi le gambe e quasi litigano per chi debba passare prima attraverso la porta.
Io resto seduta su questa scomoda sedia di legno, mentre Sidney si alza e si dirige verso l'enorme finestra posizionata sulla sinistra della stanza che affaccia sul campo di football.
<< Guarda che fighi! >> esclama, rompendo il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare.
Io che fingo di utilizzare il cellulare, alzo la testa di colpo.
<< Chi? >> rispondo.
<< Vieni vieni, vieni a vedere!>> replica, mentre con una mano indica qualcosa che si trova fuori.
Io mi alzo e mi dirigo verso di lei.
In realtà non mi interessa rifarmi gli occhi con qualcun altro che non sia lui.
<< Beh, sono davvero carini >> rispondo per assecondarla, ma in realtà non vedo nulla da lontano.
<< Per un attimo ho pensato ti piacessero le ragazze >> dico.
Ma cosa ho detto? Cazzo.
Sidney mi guarda e scoppia a ridere, la sua risata è davvero contagiosa tanto da provocarla anche a me.
Sembra di conoscerla da una vita.
<< Comunque io sono Sidney, ma puoi chiamarmi Sid >> dice mentre mi porge la sua mano.
Io ricambio stringendola, ma non troppo. Ho paura di spezzargliela.
<< Io sono Charlotte! >> rispondo mentre le faccio un sorriso.
Distoglie lo sguardo da me e torna a guardare fuori.
<< Come vorrei cadere casualmente nel letto di uno di loro >> dice ridendo << non ho un ragazzo da troppo tempo >> continua.
<< Aspetta! Ma quelle divise le ho già viste!>> rispondo, senza tener conto di ciò che lei ha appena detto.
<< In che senso? >> risponde sbalordita.
Sono immobile, a bocca aperta.
Il mio cuore si è fermato. Anzi, forse batte più forte del solito. Sono in preda ad un tripudio di emozioni.
<<Allora? Mi stai dicendo che li conosci? Sei un genio, cazzo! >> continua lei.
<< Ehm... no... cioé si! >>
<< Si o no? Ci sei? >> risponde scuotendomi la mano difronte al viso per riportarmi alla realtà. I suoi anelli riflettono la luce del sole verso i miei occhi.
Io inarco le sopracciglia per il fastidio che questi provocano alla mia vista.
<< Beh diciamo che ho avuto un incontro casuale con uno della squadra >>.
<< Non posso crederci >> dice lei con entusiasmo .
Mi prende per mano e mi trascina fuori dall'aula.
<< Andiamo! >> risponde, mentre mi tira con forza.
<< Ma dove andiamo? >> continuo io.
<< Andiamo da loro >>
<< No ferma >> rispondo, cercando di oppormi alla sua forza << sta per riiniziare la lezione >> continuo.
<< Non importa, l'amore non può aspettare. >>

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