Chapter 32

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-2 giorni

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-2 giorni.

Erano secoli che non pioveva qui in città, lo aspettavo davvero con ansia.
Certo non è che adori camminare sotto la pioggia, ma guardare le gocce che scendono sul vetro delle finestre e sentirne il rumore -come sto facendo adesso dall'aula di matematica- mi rilassa davvero parecchio.
Nel mio corso c'è anche Emma, ma negli ultimi giorni preferisce stare accanto a Matt in ospedale piuttosto che venire a scuola.
Ha già fatto varie assenza, ma credo sia per una giusta causa, e finalmente domani inizieranno le vacanze di Natale.
Non è la festività in sè ad attrarmi, anzi a dirla tutta non mi va molto di mangiare quello schifo di pasticcio che cucina mia madre, e l'idea di dover andare a quel concerto ed ascoltare Shawn mi preoccupa, ma sono felice di potermi svegliare un pò più tardi e poter passare le giornate leggendo sotto le coperte.

La campanella dell'ultima ora suona, interrompendo la lezione della prof.
"In questi giorni festivi finite il capitolo di geometria e svolgete le due pagine di esercizi seguenti"
Un borbottio contrario riempie l'aula, ma lei sembra far finta di non sentirlo.
Io ovviamente mi segnerò di farli il prima possibile in modo da godermi le vacanze, ma non succederà come ogni anno.

Esco dall'aula a testa bassa, non vedo l'ora di uscire di qui.
Non mi va di parlare con nessuno al momento.
Mi rendo conto di aver dimenticato le chiavi di casa, quindi devo per forza aspettare che Sam finisca il suo corso, dato che non c'è nessuno a casa.
Non ho intenzione di uscire dato che piove a dirotto, meglio aspettarlo dentro.
Ne approfitto per andare in bagno, non credo al custode andrebbe a genio trovarmi un giro per i corridoi.
Entro facendo una smorfia all'odore di fumo di cui ormai le pareti sono impregnate.
Quando sto per bussare sento singhiozzare rumorosamente, pensavo di essere sola sinceramente.
"Ehi tutto okay?" chiedo stranita
"Va via" sento a malapena, tra due sospiri strozzati.
"Isabelle?" riconosco la sua voce comunque, è quasi inconfondibile per me ormai.
"Sarah va via" ripete, si ricorda di me?
"Vuoi un pacchetto di fazzoletti?" la ignoro, senza ottenere risposta per un pò.
"Passamelo sotto la porta" Sembra la sua voce si sia stabilizzata, spero si stia calmando.
"Oh no, tu adesso apri la porta. Altrimenti te lo scordi"
La sento sospirare e poi aprire lentamente.
Torna a rannicchiarsi in un angolo mentre io le passo quello che mi aveva chiesto.
"Non guardarmi" abbassa lo sguardo
"Si può sapere che hai?"
"Ma tu non mi odiavi?" cambia discorso
"Anche se fosse non vedo perché non dovrei aiutarti, e poi spiegami perché dovrei, sei nuova a scuola, giusto?"
Non sono certa che si ricordi di me, ma se c'è una minima possibilità che sia così, è il momento giusto di scoprirlo.
"Adesso smettila" alza gli occhi al cielo "Finiamola con questa finzione" sbuffa
"Sei stata tu ad iniziarla Isabelle" le faccio notare "Hai fatto tutto da sola"
"Vuoi solo sapere perché sono andata via" scrolla le spalle "È per questo che mi stai aiutando vero?"
Sospiro "Ho semplicemente sentito qualcuno piangere, non voglio sapere perché sei andata via, ma perché stai piangendo. Semplice" incrocio le braccia.
"Per lo stesso motivo per cui sono andata via" sposta lo sguardo verso il muro.
"Cosa intendi?" chiudo la porta e mi siedo accanto a lei, entrando in contatto con il pavimento gelido.
"Non penso ti cambierà la vita saperlo solamente ora, ma è per mio padre che sono andata via" scrolla le spalle, come se non fosse toccata dalle sue stesse parola.
"Mi dispiace" sussurra.
Non so esattamente come le sia successo, ma le sue scuse mi hanno sorpresa parecchio, credevo non avrebbe mai detto una cosa del genere.
"Di cosa esattamente?"
"Di esser andata via no?" Mi guarda "Non era questo che volevi sentirti dire?"
Sbuffo sonoramente "No, non era questo"
"Senti Sarah, lo so che la mia presenza accanto a te non ha avuto nessun importante effetto sulla tua vita, probabilmente preferiresti cancellare quei momenti, tanto non ti cambierebbe molto, ma io davvero non posso farci nulla"
Restiamo per qualche secondo in silenzio, sono indecisa su cosa dirle, quando il ricordo di una conversazione passata mi si presenta davanti.
"Sai" comincio "Una volta un amico mi ha detto che ogni persona che incontri ti cambia un pò la vita. E tu puoi star certa di averlo fatto, a modo tuo forse, ma è così"
"Stai cercando di dirmi che ho rovinato tutto?"
"Sto cercando di dirti che per la mia vita sei stata positiva" sospiro
Mi guarda stranita "Mi perdoneresti?"
Guardo un punto fisso davanti a me.
Tutto questo non fa altro che riportarmi alla questione di Shawn e a quello che ha fatto. Ho sempre sostenuto che il perdono non si nega a nessuno, sono persino sul punto di concederlo a Isabelle. Ma allora perché sono così ostinata a negarlo a lui?
"Sì Isabelle, non so perchè tu lo abbia fatto, ma deve esserci stata una buona ragione" chiudo gli occhi alle mie stesse parole, ho paura di star sbagliando tutto.
"Ecco" si sistema seduta con la schiena contro il muro "È che mio padre ha dovuto trasferirsi"
"Perché non me lo hai detto prima?"
"Perché la ragione del suo trasferimento non era delle più nobili" guarda verso il basso "All'epoca mi disse solo che alcune persone gli davano fastidio, le stesse persone che mi avevano mandata in ospedale, e che doveva andarsene per proteggermi.
Solo dopo vari anni capii a cosa si riferiva" lo dice con una strana naturalezza "Lui non era ben visto dalla legge e nemmeno dai suoi 'coetanei'"
Inizio a capire di cosa stia parlando, e non posso capacitarmi di non averci mai pensato.
"Sono tornata qui, perché dopo il suo arresto non sapevo dove stare"
"Mi dispiace" questa volta sono io a dirlo.
"Non lo dico per pietà, ma quando chiudo gli occhi rivedo le forze dell'ordine che lo trascinano via"
Il silenzio cala di nuovo tra noi per qualche minuto.
"Chissà perché si chiamano così"
"Chi?" chiede lei.
"Le 'forze dell'ordine', come le hai chiamate tu" preciso "Dovrebbero portare ordine in tutto questo caos, eppure sembra che facciano il contrario"
Lei annuisce "Raccontami d'altro" mi prega.
"Non qui" Scuoto la testa ridacchiando.
La campanella suona, facendoci sussultare. Io mi alzo e titubante le porgo la mano "Vieni con me?" le chiedo.
Lei annuisce dopo un pò.

Cerco con lo sguardo mio cugino Sam e gli vado incontro appena lo scruto.
Sembra riconoscere Isabelle nonostante l'abbia vista davvero poche volte.
"Sam, ho dimenticato le chiavi di casa, devi accompagnarmi tu"
evito l'argomento 'Isabelle', e lui sembra capire che io preferisca non parlarne.
"Vado da Emma in ospedale, te le lascio. Credo dovresti farci un salto anche tu"
"Oggi proprio non posso, la chiamerò sulla strada di casa per scusarmi, domani sarà a casa nostra per conoscere i tuoi genitori tanto" scrollo le spalle, mentre lui si irrigidisce.
"Non preoccuparti, l'adoreranno. Emma è davvero fantastica"
Sposto per un secondo lo sguardo su Isabelle, che se ne sta appoggiata all'armadietto osservandoci.
"Lo so" sorride "Il fatto è che davvero in ansia, e ha già tanti problemi da risolvere" sospira.
"Tranquillo, andrà bene. Ora va da lei su, altrimenti chiudono il cancello"
Lui annuisce e mi porge le chiavi.
Faccio un cenno ad Isabelle e ci avviamo verso la fermata del bus.
"Quello è tuo cugino?" chiede.
Annuisco stranita "Te lo ricordi?"
"Avevo una cotta per lui" scrolla le spalle. Io rido "Avevi una cotta per qualunque essere vivente respirasse"
Annuisce ridendo "Ha seriamente trovato una relazione stabile?"
"Certo, sono felice sia così. Ha fatto tanto per arrivarci"
"E tu?" chiede "Dov'è finito quel ragazzino che ti ha portata in infermeria?"
"Non mi va di parlarne" dico semplicemente.
Alza le mani in segno di resa "Non vorrei essere invadente, ma Cameron?" chiede ancora "Ricordo che avevi una gran cotta per lui"
Ancora tutti con questa storia "Ora credo sia il contrario" scrollo le spalle, facendole alzare un sopracciglio.
"È complicato Isabelle, sono cambiate un sacco di cose negli ultimi mesi"
Lei annuisce, mentre io prendo il mio cellulare per chiamare Emma.
Risponde dopo poco, non credo Sam sia ancora arrivato.
"Ehi Em" saluto
"Sarah" sento la sua voce stanca.
"Emma dovresti andare a casa a riposarti, ti sento parecchio stanca"
"Non preoccuparti, sta sera dormo finalmente a casa, mia madre farà la notte al posto mio"
"Ne sono felice, Sam stava venendo da te" la avviso.
"Sì mi ha chiamato poco fa, credo mi farò accompagnare da lui a casa"
"Mi dispiace tanto di non poter passare da voi" ammetto
"Tranquilla, ci vediamo domani a cena." mi rassicura "Ora torno dentro da Matt."
"Certo, ciao Emma" la saluto.
Scorgo lo sguardo di Isabelle su di me, so che vorrebbe riempirmi di domande, ma non lo fa.
"Emma è una ragazza okay" chiarisco comunque "So che vorresti saperne di più, ma ora non credo sia il caso"
"Lo credo anche io"
Arriviamo a casa dopo qualche fermata, ovviamente è diversa da quella a cui lei era abituata.
Apro la porta di casa e la faccio salire di sopra, non so perché esattamente l'abbia portata con me. Ma il vederla così vulnerabile mi ha portato a pensare a quei tempi in cui eravamo amiche.
Prendo uno scatolo che conservo sotto il letto e glielo porgo.
"Cos'è?" chiede
"Il mio passato" ammetto.
Lei lo apre, tirando fuori un oggetto che a lei sembra familiare.
"Questo è il mio elastico viola" ride
"Come fai ad averlo?"
"Ci tenevi così tanto che non me lo lasciavi mai toccare, così quando lo dimenticasti a casa mia lo nascosi del fondo di un cassetto. L'ho trovato solo anni dopo"
"Ohhh guarda queste" tira fuori un paio di fotografie e comincia ad osservarle "Qui era l'ennesima volta che provavamo ad entrare nella squadra di pallavolo" ridacchia.
"Che fiasco assurdo" mi copro il viso ridendo "Si portavano ancora i capelli in quel modo"
"Con quest'altra potresti ricattarmi" continua a ridere "Avevo insistito per andare alla festa di compleanno di Mia vestita da Alice, ero assurda con quella parrucca. Tu eri davvero carina" osserva.
"Una piccola spidergirl" rido "Adoravo quel supereroe"
"Lo so, ricordo che volevi assolutamente farti pungere da un ragno, ma appena ne vedevi uno correvi via urlando" ride e io scuoto la testa divertita.
"Oh cavolo lo hai tenuto" sorride osservando un ultimo oggetto, era un disegno che mi aveva fatto lei stessa, me lo aveva passato durante una lezione a scuola.
In alto si leggeva "Vuoi essere mia amica?" E poi due caselle per farmi scegliere tra "Sì" e "No".
Da quello partì ogni cosa.
restammo in silenzio a guardarlo per qualche minuto. Credo sia valsa la pena star male per quella che è stata la mia migliore amica.
"Andrò via di nuovo. Lo sai vero?"
"Lo so" sorrido amaramente "E spero che tornerai"

Words ➳ Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora