Capitolo 4

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< Pronto >

< Si, Ciao, sono Ester la ragazza che deve venire a vedere la stanza, volevo sapere a che ora potremmo vederci >.

Avevo deciso, per limitare le spese e per non dovermi cercare un secondo lavoro, di trovare una coinquilina. Messo l'annuncio il telefono cominciò a squillare continuamente, vivere da soli in città costose come Londra non era facile.

< Si certo, per le quattro di questo pomeriggio potrebbe andare bene? >

< D'accordo ci vediamo lì da te >

Dovevo sbrigarmi, mettere un po' a posto, non ero di certo una ordinata e pignola ma, d'altra parte, dovendo vivere con un altra persona avrei dovuto adeguarmi. Speravo solo che fosse simpatica e alla mano, non avevo certo voglia di mettermi in casa qualche oca o qualche ragazzina nullafacente. Tra le mille cose che dovevo fare, le quattro arrivarono in fretta, sentii il campanello e corsi ad aprire.

< Ciao, io sono Ester >

La ragazza davanti a me era sicuramente mia coetanea, decisamente molto carina. I suoi capelli mossi e ramati facevano apparire i miei, castani e lisci, così banali. Aveva lentiggini su tutto il viso e due occhi azzurri, grandi e luminosi che mi ricordavano quanto i miei, castani e spenti, non mi piacessero affatto.

< Ciao Ester, io sono Elisabeth, ma chiamami pure Liz. Entra pure, ti mostro la tua stanza ed il resto della casa  >

Notai sin da subito le differenze tra me e lei. Era molto curata nell'aspetto, capelli ordinati anche se mossi, unghie e mani fresche di manicure, abbigliamento decisamente molto femminile...insomma a fianco a lei ero un disastro!

< Molto bella la casa, è luminosa e accogliente, mi piace... e anche per la cifra...beh per me andrebbe benissimo. Io lavoro in una boutique del centro e, non essendo molto distante potrei benissimo prendere la metro >.

Avevo finalmente trovato la mia coinquilina. Erano già venute altre due ragazze prima di lei, ma non mi avevano convinta per niente e, sinceramente, le avevo liquidate con un "ti farò sapere".

La feci sistemare e, in serata, aveva già portato le valigie e stavamo andando a fare la spesa.

Decidemmo di comprare insieme ciò che ci serviva, ero certa che saremmo andate d'accordo...beh, andare d'accordo con me non era semplice, dato il mio caratteraccio, ma speravo che lei si dimostrasse paziente e che, a breve, magari, saremmo potute diventare amiche.

Quella giornata mi aveva regalato diverse emozioni e quando andai a dormire, dopo aver cenato con Ester, che tra l'altro cucinava molto bene, mi buttai nel letto e mi addormentai.

La sveglia rovinò il fantastico sogno che stavo facendo, il mio atteggiamento del "restiamo nel letto ancora cinque minuti" doveva cambiare ed Ester facilitò le cose.

< Sveglia pigrona, il caffè  è pronto > urlò da dietro la porta. Realizzai che la mia bella vita, fatta delle mie abitudini, doveva prendere un altra piega e non avrei sperato di meglio per cominciare quella giornata...la mia prima giornata da stagista.

Molte delle lezioni dell'università erano on-line per fortuna, quindi non avendo obbligo di frequenza, potevo andarci per gli esami e per ritirare la modulistica, perciò, avevo sufficiente tempo libero per potermi dedicare al mio nuovo lavoro.

< Buongiorno Ester >. Ero ancora parecchio assonnata.

< Buongiorno a te, ho preparato la colazione...allora oggi si inizia, emozionata? >

Le avevo raccontato per sommi capi come era andato il mio incontro con Styles, omettendo la parte delle gambe che mi tremavano...non c'era ancora quella confidenza ed io ero un po' chiusa e diffidente con chi non conoscevo, non era timidezza, era un senso di protezione verso i miei sentimenti, era un muro di cui avevo bisogno per difendermi, per evitare che gli altri mi ferissero. Questo, da sempre, era stato uno dei miei più grandi problemi, mi affezionavo in fretta e questo mi causava più danni che benefici, quindi avevo eretto questa barriera, questo scudo per proteggermi.

< Si, ma è un'emozione positiva, sono certa che le cose andranno bene >. Le avevo risposto più per auto-convincermi che per il fatto che ci credessi veramente.

In realtà ero terrorizzata, non sapevo cosa mi aspettasse e questa impossibilità di controllare gli eventi mi destabilizzava parecchio.

Tornata in camera mi vestii con un altro completo di quelli che odiavo, un altro semplice tailleur giacca e gonna che avevo comprato solo nella speranza di essere assunta da qualche parte. Uscii dalla stanza e per poco non mi venne un infarto...

< Ferma! Dove credi di andare conciata così?! >. Ester era alle mie spalle e, quando mi voltai, vidi che mi guardava disgustata 

< Sembri mia nonna >. Azzarderei a dire, che il completo che avevo scelto, non era decisamente di suo gradimento e, così, mi prese dal polso e mi trascinò nella sua stanza.

< Come pensi di poter iniziare il tuo primo giorno vestita da...da...guarda non mi vengono le parole. Adesso a te ci penso io ! >.

Questo mi terrorizzava anche di più del mio primo giorno di lavoro.

Avevo un fratello e mi ero trovata spesso ad avere pochi amici e per lo più maschi, quindi la saga del "vieni da me che ci scambiamo i vestiti", quella classica cosa tra amiche, per me non esisteva.

Io ed Ester portavamo la stessa taglia, entrambe non eravamo né grasse né magre, diciamo che eravamo giuste...o almeno, in età adulta, mi sentivo così.

Nell'adolescenza ti sentivi sempre inadeguata e mai troppo bella. Eri sempre o troppo grassa o troppo magra, troppo alta o troppo bassa, troppo mora o troppo bionda, troppo pallida o con la carnagione troppo scura...qualcuno aveva stabilito che esistessero dei canoni e, comunque tu fossi, come si suol dire "non ci stavi dentro".

Io ero abbastanza alta e formosa e, crescendo, avevo imparato apprezzarmi per la donna che stavo diventando.

Nota dell'autrice:

Buona lettura :) mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...cercherò di aggiornare a breve...anzi a brevissimo!

NORTHERN LIGHTS H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora