Let sleeping dogs lie

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CAPITOLO 10: LET SLEEPING DOGS LIE

Howling ghost they reappear
In mountains that are stacked with fear
But you're a king and I'm a lionheart.
And in the sea that's painted black,
Creatures lurk below the deck
But you're a king and I'm a lionheart.

And as the world comes to an end
I'll be here to hold your hand
Cause you're my king and I'm your lionheart.

I fantasmi ululanti riappaiono
Tra le montagne che si addossano per la paura
Ma tu sei un re e io sono un cuor di leone.
E nel mare tinto di nero
Creature sono in agguato sottocoperta
Ma tu sei un re e io sono un cuor di leone.

E quando il mondo giungerà a una fine
Io sarò lì a stringerti la mano
Perché tu sei il mio re e io sono il tuo cuor di leone.



Clarke si risvegliò per via del caldo.

C'era così dannatamente caldo e poi... perché non riusciva a muoversi?

Aprì gli occhi e poco a poco mise a fuoco la situazione. Si ricordò della sera precedente, del film che avevano guardato insieme e poi ricordò di essere stata colta da un improvviso attacco di stanchezza, abbandonandosi al sonno contro il corpo del ragazzo.

Ricordò di essersi svegliata urlando per via di un terribile incubo e del fatto che Bellamy l'aveva ripetutamente chiamata per farla tornare alla realtà e che lei lo aveva cercato nel buio, prendendogli la mano e lui l'aveva stretta subito.

Tuttavia, la situazione adesso era ben diversa.

Cristo santo pensò Clarke, improvvisamente sveglia.

Sia lei sia Bellamy dovevano essersi mossi quella notte, perché adesso non era più sdraiata su di lui, che dormiva a pancia in su, ma era scivolata da uno dei lati del ragazzo, rimanendo incastrata tra il corpo imponente di lui e lo schienale del divano.

Poteva sentire il respiro caldo di Bellamy sulla pelle, un braccio del ragazzo le avvolgeva ancora un fianco e lei doveva trovare un modo per sgusciare via di lì alla svelta.

Con la luce del giorno, tutto ciò che era accaduto quella notte le sembrava inappropriato e l'incubo che aveva avuto non così spaventoso, o almeno non più di tutti gli altri che l'avevano tormentata negli ultimi sei anni. Insomma... nulla che non avesse imparato a gestire da sola.

Cercò di sfilarsi dalla presa del moro, ma non c'era verso, così rinunciò, d'altra parte non voleva nemmeno svegliarlo.

Allora alzò leggermente lo sguardo, fissando il volto di Bellamy. I loro nasi praticamente si sfioravano, quella era in assoluto la prima volta che Clarke si trovava così vicina a lui, quindi ne approfittò per osservarlo.

Gli occhi chiusi avevano un taglio leggermente allungato, erano dei begli occhi, il naso dritto, le lentiggini sul viso e la curva decisa della mascella.

Un bel viso, si ritrovò inconsapevolmente a pensare, anche se si accorse di stare evitando ostinatamente di guardare una parte di esso: la bocca.

Nel momento in cui fissò i suoi occhi sulle labbra di Bellamy, voltò di scatto la testa da un altro lato e poi cercò nuovamente di liberarsi da quella scomoda posizione, ma non c'era verso. Il caldo cominciava a diventare veramente insopportabile, così, Clarke fece l'unica cosa che le venne in mente per togliersi da quella situazione fastidiosa: diede uno spintone al povero ragazzo, che finì giù dal divano con un tonfo e lei dovette fare uno sforzo non da poco per trattenersi dalle risate nel vedere l'espressione spaesata e ancora addormentata di lui.

«Ma che... cosa accidenti... ?» continuava a balbettare guardandosi intorno.

«Scusa Blake, avevo caldo e tu sembri una stufa» disse con aria fintamente innocente.

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