The storm

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CAPITOLO 13: THE STORM

Once upon time
A few mistakes ago
I was in your sights
You got me alone
You found me
You found me
You bound me

I guess you didn't care
And I guess I liked that
And when I fell hard
You took a step back
Without me, without me, without me

[...]

No apologies
He'll never see you cry
Pretend he doesn't know
That he's the reason why
You're drowning, you're drowning, you're drowning

And I heard you moved on
From whispers on the street
A new notch in your belt
Is all I'll ever be
And now I see, now I see, now I see
He was long gone
When he met me
And I realize the joke is on me

I knew you were trouble when you walked in
So shame on me now

C'era una volta
Qualche errore fa
Tu mi hai vista
Tu mi hai afferrata, sola,
Mi hai trovata
Mi hai trovata
Mi hai legata a te

Immagino non ti importasse
E immagino mi piacesse
E quando mi sono innamorata profondamente
Hai fatto un passo indietro
Senza di me, senza di me, senza di me

[...]

Niente scuse
Lui non ti vedrà mai piangere
Finge di non sapere
Di esserne il motivo
Stai affondando, stai affondando, stai affondando

E ho sentito che sei andato avanti
Da un bisbiglio per le strade
Una nuova tacca sulla tua cintura
È l'unica cosa sarò mai per te
E ora capisco, ora capisco, ora capisco
Lui era così lontano
Quando mi ha incontrata
E realizzo che lo scherzo sono io

Perché sapevo che eri un guaio quando sei arrivato
Quindi peggio per me ora

Quella notte Clarke non aveva chiuso occhio. Aveva continuato a voltarsi e rivoltarsi nel letto in preda ad un'agitazione che non riusciva a spiegarsi.

O meglio... in realtà un'idea ce l'aveva, ma si rifiutava categoricamente di darvi credito. Che il suo stato fosse dovuto alla cena di quella sera?

Oh avanti, Clarke. È solo una cena, dannazione! sbottò tra sé quando ormai le lancette dell'orologio che portava al polso avevano passato le tre di mattina.

Si passò una mano tra i capelli, attorcigliandosi una ciocca intorno alle dita e lasciandola andare con fare nervoso.

Ripeté quel gesto per dieci minuti buoni, poi le tornò in mente la notte precedente. La sensazione delle braccia di Bellamy che la stringevano era riuscita a calmarla dai suoi incubi ed era certa che se adesso il ragazzo fosse stato lì, non avrebbe sicuramente avuto tutte quelle difficoltà ad addormentarsi.

Inspirò ed espirò a fondo un paio di volte prima di riuscire a calmarsi.

Niente, non c'era nulla da fare: non sarebbe riuscita a dormire. Si alzò dal letto di scatto, facendo sobbalzare un addormentato Yeti, che le soffiò contro indignato.

«Scusa», disse grattandogli leggermente la testa. Ultimamente il gatto era un po' irrequieto. Tra l'inaspettato arrivo di Bellamy la sera prima e ora quello sembrava essersi innervosito.

Probabilmente ce l'aveva con lei, anche solo per aver permesso al ragazzo di aver dormito lì la notte precedente. La ragazza sbuffò divertita. Ci mancava poco che dovesse dare più spiegazioni al suo gatto che a sua madre.

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