{Eva's POV} La piazzetta

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Sai? Oggi mi hai guardata. Forse non te ne sei accorto, forse eri troppo fatto per ricordartelo. Avevi gli occhi spenti. Io ti ho sorriso e tu hai ricambiato. E lì non ho capito più nulla. Avevo mille farfalle nello stomaco, il cuore martellava nel petto e mi sentivo agitata, come se una scossa di adrenalina mi avesse percorsa tutta. Mi hai guardata. Ma il tuo non era uno sguardo buono. Mi hai squadrata dalla testa ai piedi, ma sfortunatamente me ne sono accorta troppo tardi, sono caduta nella tua ragnatela. Pensavo fossi un bravo ragazzo con un passato difficile. Mi sbagliavo. Sei solo un bastardo senza cuore né anima.

Martedì 13:00

Scaccio i pensieri dalla mia testa, Ingrid non lo farebbe mai, ne sono quai sicura. Adesso non devo pensarci e devo affrettarmi ad incontrare Isak. Mi alzo dalla panchina su cui ero seduta e mi dirigo verso il " nostro" bar. Io e Isak lo definiamo così perché è lì che ci siamo incontrati, avevamo all'incirca 5 anni ed eravamo soliti venire in questo bar, che fa il migliore gelato di tutta Oslo. Un giorno erano occupati tutti i tavoli e Isak e sua madre chiesero alla mia se potevano condividere il tavolo. Da allora io e lui siamo inseparabili.

Appena arrivata fuori vi entro. Sulla destra c'è un bancone lungo tutta la parete con degli sgabelli, sulla sinistra i tavoli e la TV. Qui c'è sempre un odore di buono, dolce e ammaliante allo stesso tempo, mi ricorda lo zucchero filato.

Dietro il bancone c'è il solito barista, Jorge, che pulisce delle stoviglie, lo saluto, lui mi ricambia. Non ci posso credere quanto tempo sia passato da quando l'ho conosciuto, ormai i suoi capelli iniziano ad ingrigirsi e i suoi tatuaggi si sbiadiscono anno dopo anno.Mi guardo intorno. Il bar è vuoto, vi è solo un ragazzo dai capelli biondi seduto in fondo, è Isak. Mi avvicino a lui e lo saluto:
-Ciao!- cerco di sorridere, ma il mio tentativo è vano. 
-Ehi!- si alza e mi abbraccia, appena lo fa sento l'odore del suo ammorbidente, un odore a me così tanto familiare, poi con la mano mi fa segno di sedermi di fronte a lui. È agitato, gli tremano leggermente le mani e non riesce a sostenere il mio sguardo.
-Allora, ordiniamo qualcosa?- gli propongo.
-Sì- chiama Jorge e gli chiede se possiamo ordinare, lui prontamente chiama una cameriera che in modo lesto arriva al nostro tavolo.

-Cosa prendete ragazzi?- dice la cameriera. Lei è una persona alquanto strana, ha i capelli viola, piercing che gli ricoprono il viso e tatuaggi che gli rendono la pelle multicolore, direi che è anche molto carina e dai modi sembra gentile.
-Io, caffè e un cornetto al cioccolato, se è possibile- dice Isak, lui mi guarda.
-Tu?- mi chiede la ragazza.
-Mh... prenderò della cioccolata calda grazie!- anche se è ora di pranzo lo stomaco mi si è chiuso, così decido di non prendere nulla da mangiare. Intanto la ragazza si congeda e dopo circa dieci minuti ci porta quello che abbiamo ordinato.

-Allora...- inizia Isak addentando il cornetto -Di cosa volevi parlarmi?-
-Mh? Ah sì! Ieri sono andata alla festa dei Penetrator...-gli dico girando la cioccolato con un cucchiaino.
-Ma dai! E non mi hai invitato? Sono rimasto a casa ad annoiarmi!-mi dice guardando il caffè.
-Scusa ma tu non dovevi andare al cinema con Jonas e Elias?- gli chiedo. Adesso ha la faccia di uno che è stato smascherato. Infatti impallidisce e quasi si strozza con il caffè, che precedentemente stava bevendo.

-Ehm... sì ma poi abbiamo rinunciato perché Elias non si sentiva bene...- taglia corto.
-E Jonas non me l'ha detto?- gli chiedo, cerco di divenire pressante, perché quando Isak è stressato mi dice sempre la verità.
-Ehm... non lo so perché non te l'ha detto- adesso non mi guarda più in faccia, anzi giocherella con il caffè e un cucchiaino.
-Isak, ho saputo dai Penetrator che chi ieri non era presente alla festa era a casa di Ingrid. Dimmi la verità, Jonas si sta vedendo con Ingrid?- gli chiedo, ho quasi le lacrime agli occhi.

-Eva... perché non usciamo?- mi propone.
-Eh?- gli chiedo.
-Devo prendere una boccata d'aria- mi dice, poi si alza, indossa il giaccone, lascia dei soldi sul tavolo ed esce fuori. Io lo seguo. Appena esco fuori un vento gelido mi graffia il viso, fa quasi male ma è anche piacevole.
-Vieni- mi dice e mi prende una mano. Non gli chiedo dove andiamo, mi fido di lui.

Du Er Ikke Alene # Chris And Eva # SkamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora