{Chris's POV} Paga per i tuoi peccati

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Avete commesso mai errori così madornali da non poter tornare indietro? Vi siete mai pentiti di una scelta fatta? Avete provato mai dei rimorsi così grandi da non poter dormire la notte? Io spero di no, perché fidatevi la sensazione che si prova è brutta davvero. Notti insonne a pensare e ripensare che alla fine se io non fossi mai nato, il mondo forse sarebbe un posto migliore.
Chris's POV

Sabato 1:30

-È in camera quel coglione di tuo figlio?!- grida Joe a mia madre. Il cuore mi martella nel petto, guardo mia sorella dall'altra parte della stanza, si è messa sotto le coperte e a quanto pare ha paura, perché trema. Mi avvicino a lei e le dico:-Stai tranquilla, non ti succederà nulla-
Non sono il massimo a rassicurare le persone infatti lei continua ad aver paura, ma rimane comunque ferma sotto le coperte.

Adesso devo pensare a cosa dire e fare quando Joe piomberà in camera nostra. Sento i suoi passi nel corridoio, si fa sempre più vicino, mi dirigo verso il mio comodino, apro il cassetto scavo un po' e prendo un piccolo coltellino svizzero. Lo conservo sempre per le situazioni come queste, spero solo di non doverlo usare davanti alla mia sorellina. Il cuore mi batte così forte che sembra esplodere. In fondo ho paura sono solo un ragazzino che deve lottare contro un uomo adulto.

Mi stendo sul letto, quando Joe entrerà, dovrò far finta di nulla.

Dopo un paio di minuti la porta si spalanca, un omone alto, robusto e con folti capelli entra in camera ed esclama:- Giuro che stavolta ti uccido-

Joe mi si parla addosso e mi acchiappa alla gola, non ho il tempo di reagire, mi ha bloccato sul letto e il respiro mi si fa sempre più pesante. Sulla soglia della porta c'è mia madre, l'ho vista con la coda dell'occhio. La cosa che più mi fa male è che lei rimane lì inerme mentre questo lurido uomo sta cercando di uccidere suo figlio.

Giro il mio sguardo verso Sonja, lei guarda tutta la scena da sotto le coperte, ha le lacrime agli occhi e trema ancor più di prima. Mi rimane poco per pensare, o agisco o muoio nelle mani di Joe. Prendo il coltello che prima avevo adagiato nei pantaloni e glielo punto alla gola:- Lasciami- riesco a dire.

-Lasciami- ripeto- O giuro che ti uccido-
Avvicino il coltello alla pelle e cerco di affondarlo, quello che mi riesce è un piccolo taglio, che a Joe fa effetto perché poco dopo mi lascia.

-Vieni in cucina- dice, poi sparisce. Mi porto le mani alla gola, mi rimarranno i lividi per settimane. Mia madre mi guarda, poi lo segue. Io mi avvicino a Sonja, l'abbraccio e la rassicuro.

-Ho avuto paura- scoppia a piangere tra le mie braccia.
-Non devi averne io sarò sempre qui a proteggerti- le bacio la fronte-Adesso vado in cucina, tu resta qui, non muoverti, se succede qualcosa chiama la polizia con questo- le porgo un telefono. Lei mi guarda negli occhi, ci abbracciamo, poi mi dirigo in cucina.

Quel porco di Joe sta mangiando a sbafo mentre i miei fratelli lo guardano desiderosi.
Mi avvicino ad uno stipetto della cucina, lo apro, guardo all'interno, prendo delle merendine e le porgo a quei piccolini.
-Quelle sono mie- dice Joe con sguardo furioso.
-Non mi fotte di chi sono- dico, lo guardo dritto negli occhi in segno di sfida.
Joe ridacchia, poi affonda la faccia in una coscetta di pollo.
-Andate in camera mia- intimo poi ai miei fratellini.

Loro si alzano e io li guardo sparire nel corridoio.
-Siediti- mi dice Joe.
-Sto bene così- dico mentre sono appoggiato alla porta, con le braccia incrociate e lo fisso.
-Fai come vuoi- mi risponde lui sputando un po' di pollo tra una parola e l'altra.

Mia madre nel frattempo sta lavando tutta una pila di piatti accatastati sulla cucina. Ogni tanto mi rivolge uno sguardo disinteressato. Ho il cuore che batte a mille ma non posso fargli capire di avere paura, così continuai a fissarlo, senza mai abbassare lo sguardo.

-Allora?- chiedo spazientito.
-Ho saputo delle cose- dice Joe addentando una delle patate.
-Mh- rispondo. Odio quando parlo con qualcuno che mangia e che rivolge l'attenzione al cibo e non a me.
-Basta così- dice a mia madre passandole il piatto, poi prende uno straccio e si pulisce la bocca e le mani unte, anche se dovrebbe lavarle.

Da sopra ad un mobile prende un elastico e si lega i lunghi capelli unti che gli ricadono sulle spalle, con le sue sudicie mani si tocca i piercing sull'occhio e sulle orecchie, poi si rivolge a mia madre, le dà un bacio non proprio casto, con una mano le tocca il sedere e questo per me è davvero troppo.

-Queste cose fatele nella vostra camera- dico secco.
-Hahaha- Joe ride.
-Allora mi vuoi dire perché cazzo mi hai aggredito in camera mia?- urlo, tanto che mia madre sussulta.
Joe si siede, incrocia le braccia e dice:- Ci sono un paio di cose che hai fatto e che a me non stanno a genio. Sei fortunato ad essere tuo figlio o se no adesso staresti con le spalle al fresco-
-Cosa ho fatto?!- chiedo ormai spazientito.
-Da dove iniziamo coglione? La prima cosa è che mi è arrivata una telefonata dall'assistenza sociale, hanno detto che in questi giorni vengono a farci visita- sbuffa.
-Perché mai?- chiedo facendo il finto tonto, lo so il benissimo il perché, ma voglio sentirglielo dire.

-Perché sei un coglione! Hai fatto a pugni a scuola! Ma che cazzo ti dice la testa? Sai che se qua sopra sale l'assistenza sociale questa chiama la polizia e di conseguenza addio al traffico di droga? E di conseguenza addio alla tua adorata erba?- dice sbattendo i pugni sul tavolo. Il suo tono di voce è molto alto.

-Non ti capisco- fingo.
-Hai capito benissimo, lo so che attingi dalla droga che vendo per procurartene un po'- grida.
-Nient'altro?- esordisco.
-Un'altra cosa, perché cazzo vai a comprare l'erba da un nemico? Hanno fatto bene l'altra volta ad accoltellarti quando sei venuto da uno dei nostri- dice. Mia madre lo guarda con gli occhi spalancati. Di solito tende a non intromettersi nelle nostre discussioni, ma adesso decide di intervenire:

-Non ho capito... sei stato accoltellato?!- mi chiede- Hai permesso che lui fosse accoltellato?!- adesso si rivolge a Joe, ha un tono furioso.
-Se l'è meritato è andato a letto con la fidanzata di Tj- dice calmo Joe.
-Ma sei scemo! È mio figlio?! Permetti che gli facciano del male?!- adesso gli grida contro. È ironica la cosa, fino a mezz'ora fa quell'uomo stava per uccidermi e lei non aveva alzato un dito, ma appena aveva saputo che qualcuno degli uomini di Joe stava per uccidermi si è intromessa.

Mia madre continua a gridare contro il mio patrigno, Joe si sta arrabbiando, perché ad un certo punto serra le mani a pugno, poi le riapre e le molla un ceffone. Io non ci vedo più dalla rabbia. Mi imbatto su di lui e inizio a tirargli calci, pugni, schiaffi.

Per un po' lui non si riprende, poi all'improvviso me lo ritrovo addosso, io con le spalle al muro e una sua mano alla gola. Ecco sto soffocando di nuovo. Riguardo mia madre, la stessa scena di prima si ripete, mi guarda ma non fa nulla.

Joe si calma e mi lascia andare. Io mi dirigo in camera mia, prendo il telefono, qualche vestito e esco. Non ci tornerò mai più in quella casa. Apro la macchina mi siedo. Resto immobile per un paio di minuti, poi mi viene da piangere, battono pugni contro lo sterzo dell'auto, mentre delle lacrime rigano il mio viso.

Poi mi fermo. Le lacrime continuano a scendere, non riesco quasi a fermarle, appoggio la testa alla seduta e mi lascio andare.

Poi dopo un po' sento un "toc toc" sul vetro della macchina. Qualcuno mi chiama: è Eskild.

Du Er Ikke Alene # Chris And Eva # SkamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora