Capitolo 12

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《 Justin,come mai da queste parti? 》Una voce stridula e fastidiosa sentì alle mie spalle. Mi girai e vidi Sofia,la mia ragazza. In quel momento non ero totalmente felice di rivederla.

《 Passeggiavo 》Risposi semplicemente cercando di non avvicinarmi a lei. Indossava una gonna scozzese che arrivava fino alla metà della coscia,una maglietta senza spalline e la collana nera che le avevo regalato qualche tempo fa.

《 E quel borsone? È una nuova moda? 》Mi domandò indispettita e io sospirai,la odiavo terribilmente quando mi incalzava così.

《 Ti vedo piuttosto assente in questo periodo e non mi va bene. C'è qualcosa che non va? 》Mi domandò di nuovo. Io restai in silenzio,anche perché non sapevo che dire sotto il suo sguardo gelido.

《 Justin,devo proprio dire che la nostra storia non può continuare così. Siamo troppo lontani l'uno dall'altra e io non sopporto questa distanza. 》Mi allarmai all'istante al suono di quelle parole. Cosa voleva fare? Voleva lasciarmi? Il suo sguardo si era addolcito leggermente ma ebbi la conferma della rottura del nostro fidanzamento quando girò i tacchi.

Sospirai,stupito dal fatto che non provai neanche a fermarla. Forse non l'amavo veramente ma erano stati i miei genitori a mettermi nella testa quel fidanzamento. Ricominciai a camminare alla cieca,non avendo la minima idea di dove si fosse cacciata Ariana.

L'occhio mi ricadde sul terreno ancora umido per la pioggia di quella sera. C'erano le impronte delle scarpe di qualcuno. Ma di chi potevano essere?

Dalla grandezza,i piedi della presunta persona erano molto piccoli e subito mi balenò in mente l'idea che fossero le impronte di Ariana. Ma come potevo affermarlo con certezza?

Segui il tuo istinto.

Proverò comunque a seguire queste tracce e se finiscono cercherò di ricostruire il percorso fatto. Cominciai a camminare velocemente,avendo paura che proprio in quel momento la mia migliore amica si stesse cacciando in un grosso guaio.

In poco tempo arrivai di fronte ad una locanda: era piccola e dalle finestre potevo intravedere molte persone che mangiavano tranquillamente. Ariana non poteva essere lì. Erano tre giorni ormai che non avevo sue notizie e di sicuro sarà molto più lontana da qui.

Ma non so perché i miei piedi si mossero verso l'ingresso di quella locanda e mi spinsero ad entrarvi. Subito l'aria calda mi colpì in pieno e i miei occhi si dovettero abituare alla luce forte che c'era all'interno.

Il mio sguardo vagava in quel piccolo spazio accogliente e si posò su una ragazza dai capelli lunghi e con i boccoli. Ma aspettate! Quella è Ariana! Lei non si accorse di me perché aveva la testa china sul piatto di zuppa che aveva di fronte e mi avvicinai a lei molto lentamente per non farle prendere un colpo.

Forse sentendosi osservata,alzò lo sguardo e sussultò sul posto quando mi vide. Leggevo nei suoi occhi la voglia di buttarsi tra le mie braccia ma si trattenne,probabilmente ricordandosi di come l'avevo trattata quando era ancora in città.

Mi sedetti sulla panca accanto a lei e le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio,ricevendo un'occhiataccia.

《 Cosa hai fatto alla gamba? 》Domandai sbalordito quando spostai lo sguardo alla sua gamba sotto al tavolo. Lei scosse la testa e continuò a mangiare la zuppa. Sospirai e proprio in quel momento mi venne servita un altro piatto con lo stesso cibo da una ragazza.

《 Non volevi continuare a vivere la tua vita? 》Mi chiese dopo un po' non azzardandosi a guardarmi negli occhi. Con le sue domande impertinenti mi faceva sempre stare in silenzio e questo la rendeva felice,perché sapeva di avere avuto ragione.

《 Ci ho pensato. 》Risposi semplicemente e lei posò il cucchiaio sulla superficie lucida del tavolo di legno. Si girò finalmente a guardarmi e quasi quasi mi mancò il respiro quando si toccò istintivamente la collana che le avevo regalato qualche anno fa,come segno della nostra amicizia.

《 E qual è la conclusione? 》Mi domandò accennando un sorriso timido. Le tolsi la mano dalla collana e la sostituì con la mia. Il ciondolo era abbastanza rovinato,anche perché lavorava ogni giorno nei campi per portare a casa un po' di cibo per sfamare la sua vecchia famiglia ma nonostante tutto non l'aveva buttata o bruciata. Ce l'aveva ancora e questo mi fece capire che teneva molto a me.

Io invece la sto trascurando e mi dispiace. Non avrei mai dovuto lasciarla andare così velocemente,senza provare a fermarla. A quest'ora non avrebbe avuto quella brutta ferita alla gamba.

《 La conclusione è che non avrei mai dovuto lasciarti andare. 》Risposi con un pizzico di malinconia nella voce. I suoi occhi si illuminarono ed ebbi la sensazione che cercasse a tutti i costi di reprimere la voglia di abbracciarmi.

《 Risposta esatta 》Alzò la voce per la felicità e rise di gusto,facendomi fare lo stesso.

《 Vieni qui. 》Sussurrai ed ero sicuro che avesse sentito le mie parole anche con il chiasso che c'era in quella locanda. Circondò il mio collo con le braccia e posò la testa sulla mia spalla,abbracciandomi come non aveva mai fatto. Le mie braccia le circondavano la vita e la stringevano a me,come se potesse scomparire da un momento all'altro.

《 Passiamo qui la notte e l'indomani cominciamo a camminare,d'accordo? 》Le proposi,ritornando alla realtà. Lei annuì sulla mia spalla e sciolse l'abbraccio,alzandosi poi dalla panca. Andammo alla reception a prenotare una stanza privata per due che ci venne data senza problemi.

Era insolito trovare una locanda dove non dovevi pagare niente. Ho il sospetto che la maggior parte delle persone che sono a letto oppure che stanno ancora mangiando qui siano effettivamente degli ebrei.

Guardo la mia migliore amica e i brividi di paura li stavo sentendo sempre più fastidiosi. Se qualcuno facesse la spia sulla nostra fuga...

《 Ti piace? 》Mi chiese dopo un po' riferendosi alla nostra camera solo per una notte. Non era niente di speciale,c'era un letto matrimoniale ricoperto da lenzuola bianche e beige,un piccolo armadio per il cambio dei vestiti e un bagno.

《 Ho portato un mio pigiama comodo per te. 》Dissi ad Ariana,sapendo che non avrebbe mai dormito con quel vestitino scomodo ma che le sta terribilmente bene.

Calma gli ormoni,Bieber.

Mi ringraziò con un sorriso e prese dalle mie mani gli indumenti per poi entrare in bagno. Sospirai. Non mi rendevo ancora conto di avere abbandonato la mia vita dove avevo tutto quello di cui avevo bisogno.

Mi cambiai anch'io e dopo qualche minuto Ariana uscì dal bagno con il suo vestito tra le mani. Lo appoggiò sulla scrivania e si pettinò i capelli con le dita,non avendo un pettine a disposizione.

Ci coricammo sul letto che aveva il materasso abbastanza comodo e io l'abbracciai,dicendomi che sarebbe andato tutto bene.

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Jariana~DANGEROUS LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora