Capitolo 18

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Mi svegliai infastidito dalla luce del sole. Spostai lo sguardo verso Ariana che stava ancora dormendo. Aveva le tracce di lacrime secche sulle guance,segno che aveva pianto mentre dormivo.

Sospirai e le diedi un bacio sulla guancia,per poi scendere dal letto e andare in cucina a preparare la colazione.

Presi del pane e ci spalmai sopra un po' di crema al cioccolato che aveva preparato mia mamma e riempì di succo d'arancia un bicchiere.

Preparai le stesse cose ad Ariana e misi il tutto nello stesso vassoio,per poi andare di nuovo nella mia camera. Ariana aveva gli occhi leggermente aperti,segno che si stava piano piano svegliando.

Posai il vassoio sul comodino e mi sedetti sul bordo del letto. Le accarezzai i capelli e le diedi un bacio sulla guancia.

«Piccola,è pronta la colazione» Al suono delle mie parole,aprì di scatto gli occhi e mi guardò sbalordita.

«C-colazione?» Finalmente sentivo la sua voce. Chissà che cosa mangiava all'interno del campo di concentramento. Io annuì abbozzando un sorriso e lei aprì la bocca per lo stupore.

L'aiutai a mettersi seduta,appoggiando la schiena al cuscino,e le misi sulle gambe coperte dal lenzuolo il vassoio con la sua colazione.

Velocemente prese una fetta di pane con il cioccolato e cominciò a mangiare. Ma cosa dico? Lei non stava mangiando,stava letteralmente divorando quel pane.

«Piano,mangia lentamente» Lei non mi ascoltò e dopo qualche secondo finì di mangiare. Bevve avidamente il succo d'arancia e poi prese un respiro profondo.

«Ancora» Disse,quasi disperata. La guardai e sembrava che stesse per avere un attacco di panico. Cercai di calmarla facendole fare respiri profondi ma sembrava tutto inutile.

«Mangerai a pranzo,non ti devi abbuffare» Le dissi dolcemente e lei scosse la testa fortemente,con le lacrime agli occhi.

«Ne voglio ancora» Disse singhiozzando e con la voce leggermente più alta del normale. Deglutì,mi faceva pena a vederla così.

«Okay,vado a preparartene un'altra. Calmati,però» Le dissi e lei si morse il labbro spaccato. Mi alzai dal letto e andai nuovamente in cucina,portandole poi un'altra fetta di pane.

Mangiai anche io dopo essermi assicurato che si fosse calmata del tutto.

«Te la senti di camminare,oggi? Dobbiamo andare via da qui il più presto possibile» Le chiesi e lei sembrò tremare. Annuì leggermente e io sospirai,posando il vassoio sul comodino.

«Hai bisogno di aiuto?» Le chiesi,quando la vidi zoppicare verso il bagno. Lei scosse la testa sorridendo leggermente ed entrò per sistemarsi.

Preparai un altro borsone con dentro altri miei vestiti per Ariana. Misi dentro anche delle coperte,una sciarpa e una sua carta d'identità falsa.

Alla fine gliene avevo procurata una,per sicurezza. Sembrava autentica e questo mi fece sospirare di sollievo. Ariana uscì dal bagno ed era bianca in volto.

Si avvicinò a me e mi mostrò il braccio dove giaceva il tatuaggio che le avevano fatto. Sospirai e mi passai una mano tra i capelli mentre lo esaminavo.

«Vieni qui» Le ordinai,entrando in bagno. Lei si sedette sul gabinetto mentre io cercavo qualcosa con cui coprire quella scritta.

Presi delle garze abbastanza spesse e le fasciai il braccio. Se qualche SS le chiedesse perché avesse il braccio fasciato,lei non doveva dire altro che «mi sono ustionata mentre cucinavo».

«Andiamo» Dissi,dopo averle messo un velo per coprirle la testa dal freddo. Lei annuì e mi prese la mano e poi a testa bassa cominciò a camminare con il suo borsone in mano.

Chiusi la porta di casa e ci avviammo verso la fermata dell'autobus più vicina. Ariana era nervosa,lo si vedeva lontano un miglio,ma non doveva preoccuparsi di niente se c'ero io.

Quando arrivò l'autobus,salimmo e ci sedemmo negli unici posti vuoti in fondo,cosicché nessuno ci poteva disturbare.

Le feci appoggiare la testa al mio petto e cominciai ad accarezzarle la schiena per riscaldarla dal gelo.

Anche se eravamo nel mese di maggio,la temperatura si era abbassata all'improvviso,cosa alquanto strana.

Fortunatamente,quando arrivammo alla fermata desiderata,non c'erano SS o guardie di altro tipo che potevano fermarci.

«Dove siamo?» Mi chiese Ariana,guardandosi intorno.

«Siamo in una frazione a sud di Berlino. Prendiamo il treno e in due ore saremo a Lipsia» Le risposi e lei mi guardò confusa. Le dovevo spiegare filo e per segno tutto perché non le piace la geografia e non l'ha mai studiata.

«Siamo ancora molto lontani dalla Spagna,quindi dobbiamo muoverci» Le spiegai e lei annuì,guardando in basso. Le circondai un fianco con una mano e camminammo fino alla stazione.

Ariana deglutì quando vide il numero di SS ad ogni metro di distanza tra di loro. Rafforzai la presa sul suo fianco come per rassicurarla.

«Prendiamo i biglietti e dopo saliamo sul treno che parte tra dieci minuti» L'avvisai e poi ci dirigemmo verso la biglietteria. Eravamo fortunati,non c'era nessuno che stava pagando i biglietti perciò era il nostro turno.

«Due biglietti per Lipsia,per favore» Chiesi alla donna al di là del vetro di protezione. Lei annuì e tese una mano dalla fessura del vetro,per avere le nostre carte d'identità.

Gliele porsi e le controllò un momento,inarcando un sopracciglio quando guardò quella di Ariana. La tensione era come se fosse calata all'improvviso.

Dopo qualche secondo me le ridiede,mi porse due biglietti e io passai attraverso la fessura del vetro due banconote.

La salutai frettolosamente e presi nuovamente la mano di Ariana che nel frattempo stava buttando fuori un sospiro di sollievo.

Entrammo nella cabina proprio quando le porte stavano per chiudersi e ci sedemmo. Come al solito,le SS fecero aprire con la forza le porte e cominciarono a controllare le carte d'identità dei vari passeggeri.

Beccarono due ebrei che vennero subito percossi e arrestati e sentì Ariana che singhiozzava. Le nascosi la testa nel mio petto e cercai di tranquillizzarla il più velocemente possibile perché le guardie si stavano avvicinando a noi.

«Le carte,per favore» Ordinò con tono monocorde una guardia e io annuì solamente,per poi porgergliele.

«Come vi chiamate?» Chiese,nel tentativo di scacciare via la tensione.

«Justin e Amanda» Guardai Ariana,facendole capire con gli occhi di restare impassibile. Nella sua carta d'identità ho fatto mettere un nome e un cognome falsi,così da non fare insospettire nessuno.

«Mi sembra tutto in regola,buon viaggio» Disse la guardia,non aspettando una nostra risposta. Infatti,ci ridiede i nostri documenti e se ne andò a controllare l'altra cabina.

Guardai nuovamente Ariana che nel frattempo mi stava abbracciando. Le accarezzai la testa e le lasciai un bacio sulla guancia,sentendo poco dopo il treno partire.

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Jariana~DANGEROUS LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora