Capitolo 16

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Non so da quanto sono imprigionata in questo campo. So solo che non mi faccio una doccia da molto tempo e questo mi irrita.

Vengo trattata ogni giorno come uno straccio per pulire i pavimenti,questi uomini non hanno il diritto di essere chiamati tali.

Come si può picchiare e insultare ripetutamente una povera ragazza indifesa come me?

Come si può pretendere che trasportiamo massi pesantissimi o svolgiamo altri lavori se la colazione è composta solo da una fetta di pane duro ormai da giorni?

Come si può pretendere che mangi un piatto di zuppa che a parer mio è disgustosa ma la mangio solo per non morire di fame?

Voglio morire,voglio farla finita. Non ce la faccio più,sono troppo debole per sopportare tutto questo.

Voglio ritornare da Justin. Mi starà cercando? O sarà con quella tro-ehm,brava ragazza che è Sofia?

Al solo pensiero sento il sangue ribollirmi nelle vene e la testa scoppiare per la mia malnutrizione. La camicia che indosso è sporca e strappata in alcune parti.

Sono andata nella Sartoria ma lì ho ricevuto solo insulti e percosse per non aver curato i miei vestiti. Alla fine però mi hanno dato una nuova camicia e dei nuovi pantaloni,a cui venne cucita la mia matricola.

Del resto,si sono sporcati dopo solo un'ora dal ritiro. Mi morsi il labbro cercando di smettere di piangere e di spostare quegli stupidi massi.

Di sottofondo,gli altri prigionieri cantavano canzoni popolari tedesche che io conoscevo ma detto con tutta sincerità non avevo proprio voglia di cantare a squarciagola,come avrei fatto in una situazione diversa.

«Alle docce,muovetevi» Urlò una delle SS che ci sorvegliava. Inarcai un sopracciglio per la sorpresa. Come mai sono stati così gentili da permetterci di farci una doccia?

Mi mossi verso le docce comuni e mi spogliai il più velocemente possibile stando ben attenta sia a non attirare l'attenzione degli altri sul mio corpo sia di non perdere di vista i miei vestiti,visto che qualche furbo in passato aveva tentato di rubarli.

Sentivo le guance andare a fuoco mentre attirai l'attenzione di tutti i presenti che erano maschi.

«Hey puttanella,che ne dici se ci divertiamo un po'?» Disse divertito un vecchio signore dall'accento polacco.

«L-lasciami stare» Balbettai quando lo vidi avvicinarsi a me e baciarmi il collo. Cercai di allontanarlo per le spalle ma era abbastanza robusto e lo spostai solo di qualche millimetro.

«COS'È TUTTO QUESTO CASINO? SBRIGATEVI A LAVARVI,AVETE SOLO CINQUE MINUTI» Urlò una SS e la ringraziai mentalmente. Infatti,il polacco atterrito si allontanò subito da me e cominciò a lavarsi.

Lasciai che l'acqua bagnasse completamente il mio corpo e dopo essermi pulita con le mani velocemente,mi asciugai con i miei vestiti prima di indossarli.

Uscì da quella stanza tirando fuori un sospiro di sollievo. Stavo per essere violentata da uno sconosciuto e il ricordo mi fece rabbrividire.

«La prossima volta,cerca di stare più attenta. Non ci sarò io ad aiutarti,ragazzina» La voce della SS precedente mi fece sobbalzare. Non osai guardarla dritta negli occhi ma abbassai lo sguardo al terreno,annuendo poco dopo.

«G-grazie» La ringraziai e la sentì allontanarsi da me. Mi morsi nuovamente il labbro e ritornai nella mia postazione,continuando il lavoro di prima.

Era la prima volta che qualcuno mi considerava in quel posto. Mi aspettavo l'aiuto da parte di qualche altro prigioniero ma non di una guardia.

Mi passai una mano sulla testa rasata e scoppiai a piangere,al ricordo dei miei capelli. Mi tappai la bocca con una mano e diedi un calcio a un sassolino.

Suonò la solita campanella e capì che era quasi l'una del pomeriggio. Mi affrettai a mettermi in fila per ricevere la zuppa e mi accorsi che c'erano pochissime persone prima di me.

Dopo averla presa mi misi in un angolino e cominciai a mangiarla con il cucchiaio che nascondevo nelle maniche della camicia per non farmelo rubare.

Era vietato parlare con gli altri prigionieri perché secondo le SS ci organizzavamo per uscire da quel posto e per evitare problemi era meglio se uno stava per conto proprio.

«Ragazzina,mi vendi quel cucchiaio per due razioni di pane giornaliere?» Mi chiese un signore dall'accento italiano. Storsi il naso e scossi la testa,continuando a mangiare la zuppa.

«Preferisci morire di fame?» Mi chiese sbalordito,quasi non ci poteva credere alla mia reazione precedente.

«Tanto morirò lo stesso» Risposi semplicemente e abbozzai un sorriso triste. Rassegnato,finalmente se ne andò e non mi diede più fastidio.

Raschiai il fondo del mio piatto accorgendomi che il cibo sfortunatamente era finito. Sospirai e ridiedi il piatto alla mensa per poi nascondere il cucchiaio nella mia camicia.

Guardai le mie scarpe malridotte accorgendomi che erano così rotte che mi facevano male i piedi e non riuscivo a camminare correttamente.

Mi si erano formate anche delle piaghe puzzolenti che mi facevano molto male. Dovrò andare in infermeria.

Zoppicai fino all'entrata e dopo che una SS mi controllò la matricola cucita sulla mia camicia,riuscì ad entrare in infermeria. C'erano solo due persone completamente nude che aspettavano il loro turno.

Dovevo spogliarmi velocemente se no lasciavo il posto alla persona che sarebbe venuta dopo di me.

I miei vestiti li lasciai su una sedia e dopo aver fatto una doccia veloce,su richiesta ovviamente,aspettai.

Tremavo per il freddo dell'inverno.

«Avanti,tocca a te» Mi richiamò una voce dura e sobbalzai sul mio posto,andando poi dentro la stanza dove si tenevano le visite.

Mi coprì il più possibile quando un medico si avvicinò a me per ispezionarmi. Abbassai lo sguardo,rendendomi conto che non dovevo guardare negli occhi le persone.

«Ti medico il piede e dopo ti procuro un paio di scarpe nuove» Disse semplicemente e io annuì. Dopo avermi medicato,mi lasciai sfuggire una lacrima per il dolore e mi morsi il labbro.

Mi fecero rivestire e in pochi minuti il medico rientrò con un paio di scarpe nuove.

«Forza,indossale. Non mi interessa se sono troppo grandi o troppo piccole» Disse con tono acido e io annuì semplicemente,abituata a quei toni di voce. Fortunatamente erano del mio numero e buttai fuori un sospiro di sollievo.

Ritornai all'esterno del campi rendendomi conto che era ora di andare a dormire. Dovevamo fare sempre la siesta pomeridiana e avevamo a disposizione solo una volta per andare in bagno.

Mi infilai a fatica nella mia cuccetta e dopo il solito pianto liberatorio,finalmente mi addormentai.

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Jariana~DANGEROUS LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora