Parte 4

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<<Chiara fai rispondere a me>> dice mia madre entrando.
<<perché? Voglio rispondere io>> rispondo.
Quel numero non lo conosco.
Non è tra i miei contatti, e non riconosco le iniziali.
<<Chiara per favore>> mi prega Marco.
Senza esitare, curiosa rispondo.
'Pronto?'
<<Chiara dammi il telefono!>>
'Chi parla?' Replico.
'Sono papà piccola! Sono papà! Dentro il secondo cassetto di...'
Marco non lo lascia finire, prende il cellulare dalla mie mani e stacca la chiamata.
Mio padre? Cassetto di chi? Cosa c'è in quel cassetto? Devo saperlo.
<<Mamma, devi dirmi qualcosa?>> chiedo.
<<No. Credimi niente di così importante>>
<<Voglio saperlo, mamma! Cosa c'è in quel cassetto?!!>> grido.
Marco e mia madre si guardano per vari secondi e mia madre annuisce.
Cosa succede? Sono confusa.
<<Devi sapere che papà quando ci ha lasciati qui, quando io avevo 5 anni, ha lasciato nel mio cassetto un biglietto per raggiungerlo in Germania, con un biglietto con scritto "Per la mia piccola grande Chiara". Sapeva del tuo arrivo, ma se n'è andato via comunque.>>
Germania? Biglietto?
Vuol dire che...
Io devo andarci. Voglio Emanuel.
Ho bisogno di vederlo.
Di abbracciarlo.
Di stringerlo.
Di dirgli che lo amo.
Si lo amo.
Lo amo più di qualsiasi altra cosa che si possa amare in questo mondo così crudele.
Sì lo amo più di me stessa.
Più di quanto voglia il limite di amare.
Lo amo più di quanto il mio cuore possa reggere.
***
Senza dire una parola mi alzo e mi avvio verso la camera di Marco, mi segue, faccio per aprire ma la porta non si apre.
È chiusa a chiave? Siamo seri?
È uno scherzo vero?
Marco resta a pochi metri da me.
<<Stai scherzando vero?>> dico con risata sarcastica.
<<Non puoi entrare lì>>
<<ora ho capito tutto. Da quando sei andato a dormire nella ex camera di mamma, dovevo capirlo che c'era qualcosa sotto, sono solo una stupida. Apri questa porta, voglio quel biglietto.>> dico.
<<Perché vuoi andarci? Pensavo lo odiassi>> ribatte.
<<non lo conosco. Ma sono certa che vuole vedermi. Mi serve una pausa da qui, Marco, quindi apri questa porta.>>
Resta a fissarmi ma non dice una parola e scende di sotto e sento sbattere il portone di casa.
Sbuffo e vado in camera.
Avrò quel biglietto, Emanuel ha bisogno di me.
Io, ho bisogno di lui.
Afferro il cellulare e mando 'Sto andando a studiare, a dopo'.
Anche se so, che non è così.
Ho solo bisogno di pensare.
***
Marzo.

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