Sono qui.
Non posso crederci ancora.
Ho preso quel biglietto.
Si, l'ho fatto.
Ho aperto una porta, in qualche modo ce l'ho fatta, ho aperto il secondo cassetto e di biglietti ne ho trovati due: andata e ritorno per la Germania.
Ha specificato il paese ma non ricordo bene il nome. Colonia, forse.
Non mi importa di niente, voglio solo vederlo.
L'aereo è atterrato da pochi minuti.
È il 20 marzo, e fa troppo freddo.
Ho lasciato un biglietto in camera mia, non ho detto dove stavo andando, ma quando si accorgeranno che i biglietti non ci sono, capiranno che sono qui.
Io e Emanuel abbiamo litigato.
Come al solito.
Lui è lunatico, tantissimo.
E anch'io, ma lui un po' di più.
Quando si mette in testa una cosa, È COSÌ.
Ed io, come una pazza, non avendo ancora l'auto (e devo cercarmela), ho chiesto a Nial se poteva accompagnarmi all'areoporto.
Dalla Sicilia alla Germania.
Sì.
Per lui.
Per amore.
Ho bisogno delle sue braccia.
O anche di altro.
Mi ama davvero?
Non me lo ha mai detto chiaro e tondo.
E nemmeno io.
***
Scendo dal bus e prendo il cellulare.
Sono le 17:35, e fa più freddo di prima.
Mi affretto a chiamarlo.
'Pronto?' Dice.
'E..manuel'
'Che c'è'
'Sono qui'
'Cosa?!' Dice nervoso.
'Sono qui, sono in Germania, dammi il tuo indirizzo, per favore.'
'Sei pazza'
'Si'
'Come sei arrivata qui?'
'Grazie a... mio padre'
'Sapevo che lui non stesse con tua madre e tuo fratello'
'È così. C'erano dei biglietti, ed io li ho presi, per te. Quindi ora dimmi questo fottuto indirizzo.'
'Via giudice 13, Colonia'
Riattacca.
Spero si renda conto di quello che ho fatto.
Nemmeno io realizzo ancora.
Ho paura.
Non lo vedo da quasi un anno, e fa male, male da morire.
***
Prendo varie volte google traduttore e chiedo indicazioni.
Finché una voce mi grida di dietro.
<<Chiara?!>>
Mi giro di scatto.
Vedo un uomo di mezza taglia.
Sarà 1.65, proprio come me, forse più alto.
Dalla nebbia non so riconoscerlo.
Vedo una somiglianza.
È lui.
È mio padre.
<<Papà?>> riesco a dire facendo qualche passo avanti.
<<Sì, tesoro>> mi stringe forte ed io ricambio ancora confusa.
<<Come... come mi hai riconosciuta? Pensavo non ci fossimo mai visti.>>
<<Tua madre mi ha spedito qualche foto. Pensavo fossi bella, ma non così tanto>> dice.
Ed io ridacchio.
Però, non conosco quest'uomo.
<<Non pensavo mi avresti lasciato quei biglietti>>
<<Volevo vedere mia figlia, ed ora eccoti qua, non riesco ancora a crederci>> dice asciugandosi le lacrime.
E quello che riesco a fare è annuire con un sorriso.
<<Dove stavi andando?>> chiede.
Non ho intenzione di dirgli di Emanuel.
<<Stavo... visitando la città>>
<<vieni dentro, sentirai freddo>>
No no no.
È già passata un ora dalla chiamata. Devo correre da lui.
<<sto bene così>>
<<La mamma sa che sei qui?>>
Abbasso lo sguardo.
<<Come immaginavo. Sai, ci somigliamo. Sei determinata, fai tutto quello che ti passa per la testa, e molto spesso, non ci pensi due volte. Sei sicura che non ci sia un altro motivo per cui sei qui?>> dice.
Faccio cenno di no con il capo.
<<Allora vieni. Lizzy sarebbe molto felice di vederti.>>
Lizzy? Immagino fosse la sua nuova "moglie".
Non so cosa fare. Non voglio parlargli di lui, non ora.
***
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Per caso, noi.
RomanceEro chiusa. Ero usata. Ero stanca. Ero quello che non volevo mai essere, diventare. Ero quello che odiavo. Nessuno sapeva quello che avevo dentro, consapevole che nessuno, poteva comprendermi. Non sapevo esistessero queste emozioni. Volevo starmene...