Arrivati nella sua casa sua madre si avvicina a me.
<<Scusami tanto, non sapevo che..>>
<<Sta tranquilla.>> rispondo.
<<Ohh, dammi del tu tesoro.>> dice mettendosi la mano al petto.
<<Mamma, lei resta qui>> dice Emanuel.
<<Ma certo, la camera di fronte alla tua è per gli ospiti. Falla accomodare lì>> risponde la gentile donna riccia e mora che ho di fronte.
Emanuel scoppia in una risata. Ed io rimango perplessa.
<<Lei dorme con me.>> risponde deciso.
Sua madre mi guarda interrogativa ed io annuisco. Lui mi prende per mano e mi conduce in camera.
<<Wow>> dico guardando l'enorme letto.
<<stenditi piccola.>>
Sorrido e mi siedo.
Tolgo le scarpe e ricordo che la mia valigia è da mio padre.
Glielo ricordo.
<<Ti accompagno>> dice.
Ci avviamo verso la porta, ma mi ferma dal braccio.
<<Cosa succede?>> chiedo davanti la porta, con le guance rosse dal freddo.
<<Baciami, Chiara, ho bisogno di te.>> ripete a un millimetro dalle mie labbra.
I suoi occhi continuano a fissarle, e io tremo. Sarà il freddo. O sarà lui che mi fa questo effetto. Mi sfiora le labbra con un dito e chiudo gli occhi.
Mi ritrovo con le sue soffici labbra sopra le mie, la sua lingua e calda, e tutta d'un tratto, mi sento a casa.
È lui, la mia casa.
***
<<Papà>> chiedo quando la porta del palazzo si apre.
<<Si?>> risponde.
<<Ho.. dimenticato la valigia.>>
<<Ti stavo aspettando. Non ti fermi qui?>>
Guardo Emanuel e lui annuisce come se fosse già una risposta.
<<Bene>> dice, e mi porge la valigia.
<<Passa da queste parti prima di andare se ti va.>> continua.
<<Si, lo farò>> accenno un sorriso, prendo per mano Emanuel e la porta si chiude davanti a noi.
*****Emanuel russa.
Oh che bella notizia.
<<Shh>> dico mettendo una mano nella sua faccia.
E lui me la bacia.
Lo amo. Lo amo così tanto.
Pochi minuti dopo mi viene in mente di mettere qualcosa nello stomaco, ricordando che non tocco cibo da diverse ore.
Mi alzo piano e raggiungo la porta cercando di non fare nessun rumore.
Emanuel si lamenta, ma lo ignoro e attraverso il corridoio verso la cucina.
Sto cercando sua madre per chiedere del cibo, ma non voglio svegliare nessuno. So di essere un po' scortese, ma non la trovo, quindi apro il frigo, vedo un barattolo di fragole e lo prendo.
<<Hai fame?>>
La voce di sua madre mi interrompe ed io sobbalzo.
<<Non volevo spaventarti>> dice ridendo.
<<Sì, parecchia. Scusami se non ho chiesto prima di prendere qualcosa, ma non volevo svegliarvi.>> mi scuso.
<<Ma no tesoro, sei la benvenuta qui, fai come se fossi a casa tua.>> risponde.
É così gentile questa donna con me, andiamo molto d'accordo.
<<E per la cronaca, mi chiamo Juli.>>
Continua.
E nel mentre metto in bocca una forchettata, grande, quasi da finire l'intero barattolo.
Guardo l'orologio fissato sul muro, sono già le 00:15.
Quando riposo lo sguardo verso di me, Juli non c'è più.
Deciso di mettere le cose nel lavandino, e tornare di sopra.
***
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Per caso, noi.
RomanceEro chiusa. Ero usata. Ero stanca. Ero quello che non volevo mai essere, diventare. Ero quello che odiavo. Nessuno sapeva quello che avevo dentro, consapevole che nessuno, poteva comprendermi. Non sapevo esistessero queste emozioni. Volevo starmene...