•Capitolo 2•

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Revisionato.

Andrea's pov

Quando mi risveglio dal mio riposo (meritato, dopo tutte quelle ore in piedi), mi accorgo che è già passata un'ora. Con uno sbadiglio mi metto a sedere tentando di ricollegare il cervello. La prima cosa che mi chiedo è dove cazzo mi trovi; poi mi ricordo di essere in hotel. Mi concedo un lento sospiro, prima di accennare un sorriso e pensare che finalmente potessi prendermi una pausa dal mio lavoro.

Sento il rumore di un oggetto che cade e così mi ritrovo a voltare la testa di scatto in direzione del suono. I miei occhi si scontrano con una porta che io associo quasi subito al bagno; la voce di Giovanni che impreca da dietro di essa mi fa sbuffare una risata: è sempre il solito idiota.

Quasi fosse un istinto, la mia mente saetta a qualche ora prima, quando in treno Giovanni aveva posato la sua testa sulla mia spalla. Un gesto così semplice e così banale che però ha creato uno strano calore all'altezza del mio petto. Soltanto al ricordo, riesco ancora a percepire i brividi che sono stati prodotti dal contatto con la sua pelle. È normale provare tutto ciò con una persona che dovrebbe essere soltanto un migliore amico?

Mi mordo furiosamente il labbro inferiore; no che non è normale, mi rispondo. Nessuna di queste sensazioni lo sono. E proprio mentre mi chiedo se sia il caso di parlargli dei miei problemi, la porta del bagno si apre, lasciando uscire la sagoma di Giovanni con solo i pantaloni addosso.

E se fino a qualche secondo fa ero sicuro che il Paradiso fosse solo una stupidaggine, posso dire con certezza che le goccioline d'acqua che cadono dai suoi capelli umidi lungo la sua pelle scoperta fossero esattamente il mio concetto di Paradiso.

A fatica sposto lo sguardo da lui e sgrano gli occhi appena realizzo il mio pensiero. Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva; ho davvero paragonato il mio migliore amico al Paradiso?

"Hey, Andre. Tutto bene?" mi richiama Giovanni, infilandosi velocemente una maglietta e guardandomi con un sopracciglio inarcato.

"Sì, certo." mormoro con un filo di voce seguito da un colpo di tosse. "Perché mai non dovrebbe?"

Lui scrolla le spalle. "È che sei tutto rosso." afferma ed io mi imbarazzo ancor di più. "Comunque sto scendendo nella hall; vieni?"

Deglutisco lentamente e nego con la testa. "Credo...credo che mi farò una doccia. Ti raggiungo più tardi."

Appena Giovanni esce dalla stanza, butto subito il mio viso nelle mie mani e cerco di calmare quello scalpitio sfrenato del cuore.

Non è normale provare tutto ciò per un semplice migliore amico; e spero vivamente che queste sensazioni siano soltanto di passaggio.

Alle venti e trenta precise ci troviamo già tutti nella hall dell'albergo, aspettando che aprano la sala ristorante. Io continuo a scorrere distrattamente i post di instagram mentre, con una certa frequenza, lancio varie occhiate al mio migliore amico. Lo vedo che parla tranquillamente con il resto della crew, ridendo a crepapelle per qualche battuta fatta da Giorgio. Blocco un attimo ogni mio movimento, sentendo un senso di fastidio bruciarmi nelle vene; anche con me, Giovanni, ride così?

Scuoto la testa. È ovvio, mi dico. È il mio migliore amico alla fine. E allora perché sembra voler passare più tempo con gli altri? Perché non si volta nella mia direzione e si siede sulla poltrona davanti a me?

Chiudo gli occhi e butto fuori un lunghissimo respiro, appoggiandomi contro lo schienale. Avevo davvero appena fatto una scenata di quasi gelosia nella mia mente? Sì, lo avevo fatto. Stavo impazzendo? Quasi sicuramente.

Il suono di una campanella attira l'attenzione di tutti i presenti nella hall e, con una certa gioia, sorrido vedendo finalmente il ristorante aperto: stavo morendo di fame.

Mi alzo in fretta dalla poltrona, ma, appena muovo un passo in direzione della sala, una voce fin troppo familiare che chiama il mio nome mi ferma sul posto.

Mi volto confuso verso Giovanni. Ha avuto tutto il tempo di questo mondo per venire da me, doveva farlo proprio ora che hanno aperto?

"Più tardi ti va di fare due passi nel giardino?" mi domanda cauto, giochicchiando con le dita delle sue mani, ed io sento il mio cuore mancare un battito. "Ci sarebbe qualcosa di cui ti dovrei parlare."

Annuisco e mi passo le mani sudate sul tessuto dei jeans. "Certo. Va bene dopo cena?"

Lui mi sorride. "È perfetto."

Ricambio il sorriso, sentendomi stranamente calmo e rilassato. Quasi giusto. "Entriamo ora, ché sto morendo di fame." affermo per distrarmi da quella situazione e lui mi segue nella sala.

Non è normale provare tutto ciò per un migliore amico; eppure a me non dispiace poi così tanto.

Non so se sai che ti amo || Inoobchannel    {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora