Alpha's Death.

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Scott iniziò a correre più velocemente, trovando le forze che non aveva e vagando senza meta.
Superò il corso d'acqua con un solo salto per giungere alla riva opposta.
Lí si fermò, e per un attimo si mise a contemplare la Luna, che si rifletteva in quello specchio limpido e cristallino. Se l'avesse guardata dritta negli occhi, sfidando la sua luce perlacea, di certo non avrebbe retto, e fu così quindi che si limitò a guardarla attraverso il suo riflesso.
Come se potesse ferirlo meno.
Come se potesse non colpirlo in pieno.
Come se potesse amarla da lontano, senza farsi scoprire.
Meno osservava la sua immagine e più probabilità avrebbe avuto di riuscire a resistere alla trasformazione.
E questo Scott lo sapeva eccome. Mille volte aveva perso il controllo, la razionalità e il senno poiché si era perso a contemplarla. Mille volte le aveva permesso di renderlo vulnerabile. Ma quella notte no. Quella notte le avrebbe tenuto testa.
Quella notte si sarebbe dimostrato forte davanti al dominio che imponeva su tutte le creature.
Quella notte l'avrebbe amata da lontano, senza farsi scoprire.
Da dietro un angolo, senza farsi vedere.
In silenzio, senza farsi sentire.
E fu proprio mentre sembrava cantar vittoria, credendosi capace di gestire la propria volontà, che accadde.
E fu proprio in un frammento di tempo che parve durate un'eternità, che accadde.
E fu proprio a lui, Beta, che accadde.
D'un tratto, gli venne a mancare la terra sotto i piedi.
D'un tratto, le gambe fecero fatica a reggersi e il corpo si accasció a terra.
D'un tratto, si ritrovó a carponi con le braccia che a stento reggevano il petto.
Qualcosa, dentro di lui, stava cambiando.
Qualcosa, dentro di lui, stava abbandonando quel corpo.
Qualcosa, dentro di lui, lo stava lasciando solo.
Il cuore, così umano, iniziò a battere meno ritmicamente.
Le vene cominciarono a drenare meno sangue rosso al loro interno.
Non si stava trasformando, non stava avendo nessun tipo di trasformazione.
A distanza di chilometri, il suo Alpha stava morendo.
A distanza di chilometri, il suo riferimento stava venendo a mancare.
A distanza di chilometri, qualcuno aveva reso Derek Hale vulnerabile, facendo morire la parte animalesca che regnava in quel corpo e lasciandolo uomo.
Scott sentì qualcosa spaccarsi, sentí qualcosa rompersi. Ancora a carponi, abbassò il capo e si guardò l'addome, in cerca del punto in fiamme. La cicatrice del morso, testimone del momento in cui Derek lo aveva reso destinatario del Dono, si contorse, tornando a sanguinare proprio come la prima notte. I punti di sutura si ruppero, i lembi di pelle si distanziarono ulteriormente, e un dolore lancinante si diffondeva su tutto il corpo.
Sentiva la carne bruciare, contorcersi, stringersi, dilatarsi. Sentiva lo stesso dolore che stava avvertendo il suo Alpha nell'esatto momento in cui l'Anima di Stiles Stilinski si accingeva a penetrare quel cuore di pietra.
Nell'istante in cui il Contatto avveniva, Scott gridava di dolore.
Nell'istante in cui l'Anima si incastonava, la ferita di Scott si richiuse immediatamente.
Nell'istante in cui Derek Hale cadeva a terra, stremato, Scott si ergeva.

"Death Love Birth", di Sarah JaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora