Silver and Bronze.

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La forza d'animo che aveva trovato poco prima per non cadere a terra, quando i suoi occhi si erano posati su quel corpo forse troppo perfetto, ora crollò totalmente, lasciando Stiles completamente bloccato e tremante.

Sbattè contro il portone di ferro, fece scivolare il proprio corpo su quella fredda superficie e appoggiò i palmi a terra. Le ginocchia, piegate, coprivano metà di quella figura che gli era apparsa pochi frammenti di secondo prima.

La sua mente iniziò a vagare senza che niente potesse fermarla.
Le peggiori immagini presero possesso della sua mente, davanti a quella figura in controluce di cui ancora non distingueva i tratti, ma solo il contorno.

In un frammento di secondo, i suoi pensieri furono invasi dai ricordi delle persone che amava.
Sapeva che sarebbe morto.
Sapeva che chiunque fosse lì, di fronte a lui, avesse intenzione di ucciderlo.
Senza ritegno, senza compassione.

La figura umana fece un passo avanti, continuando a rimanere un'immagine nera, carnefice. Si mosse con passi lenti, fino a quando gli si avvicinò, quasi sfiorandolo.

Si accovacció al suo fianco, e tutto quello che da lì in poi capitò, è troppo intenso persino per essere raccontato.

Una mano andò a posarsi sul viso di Stiles, che nel frattempo aveva serrato le palpebre per non assistere a ciò che sarebbe successo.

Una mano femminile, andò a sfiorare quella pelle pallida, puntinata da nei.

Una ciocca di capelli rosso fuoco sfiorò quel braccio, quel braccio che Stiles stava tenendo serrato davanti al viso, il suo unico mezzo per proteggersi.

E una voce, quella voce, invase le orecchie del ragazzo.
"Stiles. Stiles, apri gli occhi"

E quelle parole, giunsero a lui come una delle melodie più belle che avesse mai avuto l'onore di ascoltare.

Quelle parole, giunsero a lui come una zattera giunge a un naufrago, come una fonte giunge a un assetato.

Quelle parole, quelle lettere, quella voce potevano appartenere solo a una persona: Lydia.

Stiles aprì gli occhi con una tale forza che quasi sentì una fitta per il movimento compiuto.

Era lì. Lei era lì.

La sua prima cotta da bambino, era lì. Una delle persone a cui aveva voluto più bene nella sua vita, era lì.
La ragazza che era morta, lasciandogli un vuoto da cui si non si era mai liberato, era lì, davanti ai suoi occhi.

Viva.
Lei era viva.
Lydia era viva.
E quello non era un sogno.

Sgranó gli occhi, per poi portare una mano su di essi. La strofinó sulle paloebre e li riaprì velocemente.

"Stiles, guardami Stiles. Sono io, va tutto bene. Sei al sicuro, sei qui con me"

D'un tratto, un raggio di luna filtró dalla vetrata posta sulla parete laterale.
D'un tratto, i capelli rosso fuoco e gli occhi verdi, di quel verde avvolgente che ben ricordava, vennero illuminati da quella luce perlacea, pura quanto la ragazza che aveva di fronte.
D'un tratto, una lacrima scese dagli occhi di Stiles nello stesso istante in cui le sue braccia avvolsero quella figura davanti a lui con una tale forza che avrebbe potuto farla cadere.

Tutte le lacrime che aveva versato per la sua morte, caddero ancora, evadendo da quegli occhi con una tale intensità da farli bruciare.

Non disse niente, Stiles, e niente disse Lydia.
Tutto quello che doveva essere detto, era ora incastonato in quell'abbraccio.
Tutto quello che doveva essere spiegato, avrebbe aspettato.
E tutto quello che doveva essere fatto, lo stavano già facendo.

"Death Love Birth", di Sarah JaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora