Capitolo 2: Finalmente libera

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A riportarmi alla realtà, scuotendomi dai miei pensieri e i miei ricordi -quei pochi che mi erano rimasti- fu la presenza di un ninja davanti alla mia cella, che con le dita stava picchiettando le sbarre per farsi notare.
Aveva i capelli d'argento e una maschera che gli copriva il volto, ad eccezione dell'occhio destro. Non sembrava uno della squadra Anbu, non lo avevo mai visto. Senza farmi notare attivai lo sharingan nell'occhio sinistro, la parte del volto più nascosta dall'ombra e da un ciuffo di capelli, e frugai nella sua mente alla ricerca di informazioni: "Kakashi Hatake, jonin, maestro di Naruto".

È il suo maestro! Allora ce l'ha fatta a diventare un ninja quella testa quadra!

Abbozzai un piccolo sorriso che Kakashi notò.

«Perché sorridi? Ancora non ti ho dato la buona notizia.» osservò in tono calmo.

Buona notizia?

«Hai detto buona notizia?» domandai leggermente sorpresa, convinta di aver capito male, cercando di non lasciar trasparire alcuna emozione.

«Si. L'Hokage ha stabilito che verrai immediatamente rilasciata. Potrai andare dove vuoi, anche fuori dal villaggio.» mi rispose sereno, accennando un sorriso sotto la maschera, o almeno così mi sembrò.

«L'Hokage eh? Mi stai prendendo in giro. A nessuno frega niente di me, tantomeno alll'Hokage.» sibilai tagliente.

«Ti sbagli. Appena ha saputo della tua situazione ha ordinato di liberarti. Gli anziani consiglieri del villaggio glielo hanno tenuto nascosto, ma grazie a Naruto ne è venuta a conoscenza.» replicò con serietà.

«Come sarebbe a dire?! Hiruzen sa benissimo che io sono rinchiusa qui!» dissi alzando la voce, arrabbiata come non mai, e subito l'Anbu che mi sorvegliava, appoggiato alla parete fuori dalla cella, sobbalzò spaventato dalla mia reazione, dato che in genere ero piuttosto tranquilla.

Kakashi sospirò passandosi una mano fra i capelli, che avevano una strana piega. «Credo che siano tante le cose da dirti, ma per ora limitiamoci a toglierti quelle catene.» terminò e, con fare autoritario, fece segno con la testa all'Anbu di rimuovere i sigilli e di aprire la cella, dato che le mani le aveva tenute in tasca tutto il tempo e ancora non le aveva tirate fuori, se non per quel gesto di stress.

All'inizio la guardia esitò, preoccupata per quello che avrei potuto fare una volta libera, ma l'altro ninja lo incitò a compiere il suo dovere.

Poi Kakashi entrò e dalla tasca dei pantaloni tirò fuori la chiave delle manette; mi alzai e misi le mani in avanti così da liberarmi dal peso delle manette, per poi fare la stessa cosa con le caviglie.

Mi stiracchiai, felice di essere libera da quell'ammasso di ferraglia, che in questi anni mi avevano permesso di sviluppare e allenare in miei muscoli, dandomi un fisico tonico e muscoloso.

Uscì dalla cella e io lo seguii a ruota. Non indossavo nulla ai piedi, ma non mi infastidiva; al contrario, mi piaceva la sensazione della terra sotto i piedi.

Chissà quanto a lungo reggerà questo gioco...

Arrivammo ai piedi di una lunga scalinata costruita nella pietra e ci apprestammo a salire; eravamo talmente in profondità che ci mettemmo 20 minuti buoni ad arrivare in cima. Davanti a noi c'era l'ultimo ostacolo che mi separava dalla mia tanto agognata libertà: una porta d'acciaio, che ricordava vagamente quella di una cassaforte, ma in proporzioni maggiori.

«Tieni.» mi disse il ninja dai capelli d'argento porgendomi un paio di occhiali da sole. Non risposi e li presi, complimentandomi mentalmente con lui per essere ben preparato; subito li indossai, e Kakashi aprì la porta e la luce del sole mi accolse assieme a una brezza leggera, che trasportava il profumo dell'erba appena tagliata, che mi fecero sentire sollevata e anche ristorata.

Naruto Shippuden: LA STORIA DI AKATSUKI NO  KEIKODove le storie prendono vita. Scoprilo ora