Davanti a me si ergeva l'edificio della casa di moda Angel. La mia casa di moda, il mio lavoro, la mia vita.
Sospirai rilassata passando lo sguardo sul giardino anteriore ricco di rose bianche, gialle e rosa, di giacinti e viole. Mille tinte coloravano l'ambiente e mi davano ispirazione per nuovi modelli, sempre nel mio stile eccentrico.
Ascoltai il brusio che proveniva dall'interno, quel poco udibile dalle finestre aperte ai piani superiori e non potei che sorridere.
Chissà che faccia faranno quando mi vedranno.
Ora ero Angel. Niente Tsukiko, niente rabbia, niente morti.
Un brivido mi scosse le spalle al pensiero: dovevo stare attenta a non farmi scoprire. Non tanto perché non avrei più venduto nulla, ma perché sarebbe stato come a Konoha, sicuramente. Sguardi freddi e taglienti, urla di angoscia e paura, lame e catene a imprigionarmi e ferirmi.Non volevo rivivere quell'incubo, ne avevo già avuto abbastanza. Volevo smettere di soffrire e di pensarci; ora dovevo concentrarmi sulla mia libertà. Ora ero libera, niente aveva più importanza adesso.
Mi avviai lungo il vialetto che introduceva all'edificio. Il mio sguardo percorse tutta la sua altezza fino a soffermarsi sul portone a due ante in legno di ciliegio.
Prima di varcare la soglia presi un profondo respiro; svuotai i polmoni ed entrai.Quanto tempo che non venivo qui: mesi, forse anche un anno o più.
La hall era pulitissima, i pavimenti così lucidi da potermici specchiare, come avevo richiesto tempo addietro, quando lo facemmo costruire. Pensare che fossero già passati anni mi rendeva nostalgica. Quanta fortuna nell'esserci riuscita, decisamente tanta; non dimenticherò mai l'incontro con quel santo di un uomo che mi cambiò la vita.Fu grazie a Yoshi, il mio benefattore e più stretto collaboratore; era il nipote del Daimyo del Paese dell'Acqua e prima di incontrarci passava il suo tempo libero spendendo i soldi del suo ricco zio.
Quando ci incontrammo fu in un villaggio non molto lontano da Konoha; fu, secondo lui, un incontro casuale, ma io invece pensai che qualcuno lassù mi avesse vista e avesse mandato Yoshi ad aiutarmi, a sostenermi, a salvarmi dall'oblio in cui mi trovavo.
Era la prima volta che uscivo di nascosto dalla mia cella dopo l'incidente. Nessuno si era accorto che scappare da lì era piuttosto facile, anche per una bambina di appena 10 anni, e così mi allontanai. Uscii dal villaggio e corsi sfrenatamente per un giorno intero fino ad arrivare in quel villaggio che diede una svolta al mio futuro.
Vagai per le viette del villaggio, nessuno si accorse di me, nessuno mi conosceva, essendo la storia del demone oscuro di Konoha ancora poco diffusa; a nessuno importava di una bambina che camminava da sola in mezzo alla strada.
Yoshi era da solo e camminava per conto proprio con passi lenti; io per la paura tenevo il capo abbassato, temevo che vedendomi il volto mi avrebbero riconosciuta.Per questo motivo non mi accorsi della persona che stava camminando di fronte a me e ci scontrammo. Io caddi a terra mentre lui, grazie alla sua corporatura robusta, non si scompose minimamente, come se a sbattere contro di lui fosse stato un granello di polvere. Il ragazzo contro cui mi scontrai aveva i capelli, che probabilmente gli arrivavano alle spalle, raccolti in una coda alta, degli occhiali rettangolari e gli occhi verde oliva. Era attraente, alto e muscoloso, ma non eccessivamente.
Tese la sua mano e mi aiutò a rialzarmi, ma appena presi la sua mano, non so come, vidi passarmi nella mente ogni suo ricordo, ogni singolo particolare della sua vita.
Era ricco sfondato, ma aveva sempre cercato qualcosa per cui vivere, perché i soldi non lo avevano reso ricco, ma povero come nessun altro al mondo; cercava uno scopo, un obiettivo da raggiungere prima che la morte lo accogliesse freddamente e lo trascinasse nella tomba.Non so dirvi come, ma qualcosa nel nostro cuore scattò: sentimmo una scintilla nel petto, anche se ancora non capivamo che cosa fosse o dove ci avrebbe condotto quella sensazione che ci riscaldava il petto e svegliava la mente.
Guardandolo negli occhi capii che era buono e che mi avrebbe aiutata.La sera di quel giorno, o meglio la notte, ci presentammo, ma quando lo feci non riuscii a mentirgli, così gli dissi chi ero, ma a lui non importava chi fossi, ma chi volevo essere e chi sarei diventata.
Ideammo il nostro sogno, il mio sogno. Non mi disse che era ricco, anche se ormai lo sapevo, solo che mi avrebbe aiutata e sostenuta in ogni modo possibile a realizzare il mio sogno, a costruirmi un futuro.Da sempre mi piaceva andare di negozio in negozio e abbinare i vestiti nel migliore dei modi, creando qualcosa di speciale che rispecchiasse la mia personalità. Questa mia passione non passò inosservata a Naruto, che per il mio 7º compleanno mi regalò un album e delle matite su cui disegnare il mio stile, le mie creazioni. Fu proprio quell'album che mi diede l'idea, anni dopo, di fondare una casa di moda, e Yoshi appoggiò con piacere la mia idea.
Passammo i seguenti mesi a decidere dove la Angel sarebbe dovuta nascere. Io non potevo viaggiare a causa della mia situazione, e anche se Yoshi sapeva chi ero non mi trattò mai come un mostro; per la prima volta qualcuno mi guardava e vedeva una persona, non un'arma di distruzione, e la cosa non poté che rallegrarmi.
Ci mettemmo due mesi a trovare il luogo ideale dove costruire la casa di moda: un povero villaggio del Paese del Té dove producevano un té troppo dolce secondo il gusto delle persone, ma che io avevo amato sin dal primo assaggio. Avevamo intenzione di aiutare gli abitanti di quel villaggio, dove la gente viveva a stento con la vendita di quel té.
Demmo il via alla costruzione dell'edificio, che sarebbe stato alto e spazioso, tinto di un rosa molto chiaro e di celeste, e nel giro di un anno era terminato.
Diedi un lavoro ai ragazzi che non ce l'avevano, ad altri che non sapevano cosa fare nella vita e a ninja che non sapevano dove andare.In pochi mesi ci espandemmo e diventammo famosi in tutte le Terre Ninja. Angel era conosciuta ovunque come la più grande stilista del mondo e io ne ero felicissima. La gente mi vedeva passare per le strade e mi salutava, anche se non mostravo mai a nessuno il mio vero aspetto, celato da un'illusione; mi chiedevano un autografo, facevamo una foto insieme.
Finalmente mi apprezzavano, finalmente mi sentivo viva; vivevo per realizzare il mio sogno.
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Naruto Shippuden: LA STORIA DI AKATSUKI NO KEIKO
Fanfiction[IN REVISIONE] Tsukiko è una bambina che possiede un chakra particolare, molto potente, e questo a Konoha, villaggio dove è stata portata quando era piccola, le persone lo sanno e la temono. Ma non è sola: anche il suo amico Naruto vive il suo stess...