Capitolo 17: di nuovo in viaggio

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Il giorno dopo avevo un bel mal di testa.
Ero stanca perché non avevo dormito; avevo ripensato tutta la notte a quei tre.

La soluzione a cui avevo pensato era viaggiare, e magari sfruttare l'occasione per conoscere un po' il mondo, dato che ero cresciuta entro i limiti del villaggio della Foglia, e solo dopo decidere.
In fondo avevo sempre voluto visitare un sacco di villaggi, ma non mi era mai stata data l'opportunità di farlo.

Preparai dei rotoli in cui misi provviste, coperte, vestiti, ovviamente soldi e alcune armi; li infilai in uno zaino e poi pensai al vestirmi.
Abiti comodi erano la scelta più logica, al posto dei vestiti e dei tacchi, inoltre dovevo pensare a coprirmi. Avrei viaggiato col mio stesso aspetto, perciò un mantello era d'obbligo. (Mi vestii come qui sotto)

Dopodiché indossai un mantello nero, prendendone uno di scorta e sigillandolo nei rotoli col resto del vestiario, e uscii dalla stanza

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Dopodiché indossai un mantello nero, prendendone uno di scorta e sigillandolo nei rotoli col resto del vestiario, e uscii dalla stanza.

Nessuno sapeva cosa era successo i giorni scorsi e il perché del mio isolamento, quindi attivai lo sharingan e creai un'illusione, così nessuno si sarebbe insospettito.
È vero che avevo promesso di restare, ma i recenti eventi mi avevano fatto riflettere: restare qui era pericoloso per gli abitanti del villaggio.
Questa per ora era la soluzione più sicura per loro.

Andai nel mio ufficio, dove trovai Karina intenta a riordinare la mia scrivania.

«Karina, io sono in partenza. Pensateci tu e Yoshi al lavoro qui.» dissi uscendo già dall'ufficio.

«Ma...» sospirò lei, capendo che ormai ero andata.

Non salutai nessuno, se non quei pochi che incontrai, dato che era mattina presto.
Uscii dal villaggio e mi incamminai, senza una meta precisa.

Il Paese del Fuoco era da escludere; forse il Villaggio della Sabbia sarebbe stata una meta interessante.
Decisi che quella sarebbe stata la mia prima tappa.

Presi la mappa che avevo racimolato nella mia camera e diedi un'occhiata ai sentirei.
Quello in montagna era tutto scosceso, perciò avrei proseguito in questa direzione.

Ci avrei messo più o meno 5 giorni camminando, e così fu.

Arrivata all'entrata del villaggio, alcuni ninja della Sabbia mi chiesero documenti e il perché della mia permanenza.
Non avendo portato alcun documento con me, e non essendo riconoscibile per via del mantello e della sciarpa che avevo indossato per non soffocare nella tempesta di sabbia del giorno prima, sfruttai lo sharingan per ottenere il libero ingresso.

Proseguii un po' in quella direzione, che era una delle vie principali, che convergeva al centro del villaggio, dove si trovava la residenza del Kazekage.

Proseguii un po' in quella direzione, che era una delle vie principali, che convergeva al centro del villaggio, dove si trovava la residenza del Kazekage

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La gente passeggiava tranquillamente, godendosi una delle tante solite calde giornate, creando un grande via vai nelle vie principali.

Decisi che era meglio non stare troppo in mezzo alla folla e di cambiare aspetto; usai la tecnica della trasformazione per sembrare mora e con gli occhi verde foresta.
Mi addentrai poi nel villaggio, esplorandolo in lungo e in largo, fermandomi a mangiare del ramen verso l'ora di cena, anche se quello di Konoha era indiscussamente il migliore.

Dopodiché cercai una locanda in cui alloggiare. Pensai anche che, per integrarmi un po', avrei potuto trovarmi un lavoro, nonostante i soldi non mi mancassero e che avrei potuto ribalti facilmente, ma volevo provare a vivere come una persona comune per una volta.

Trovai lavoro nella stessa locanda dove alloggiai come cameriera, così non dovetti nemmeno pagare la camera che stavo occupando.
Il proprietario non volle nemmeno sapere da dove provenissi, quasi neanche mi chiese il nome, troppo concentrato a fissarmi il seno. Pervertito.
Avrei potuto ucciderlo, o magari picchiarlo soltanto, ma se volevo sembrare normale dovevo controllare il mio comportamento e le mie reazioni.

Ero certa che non sarebbe stato facile, forse non avrei nemmeno resistito; invece mi adattai velocemente al ritmo stancante del lavoro, ai clienti che mi fissavano continuamente il didietro ogni volta che superavo il loro tavolo, alle gentili mance di qualche signora che di tanto in tanto arrivava, convinta probabilmente che fossi costretta a fare quel lavoro.

Era... strano. Diverso da tutto quello che avevo visto in quei pochi anni vissuti in libertà a Konoha. Quasi mi sentivo diversa, a recitare la parte della dolce cameriera di periferia.

Non usai i miei poteri per ben due mesi, durante i quali non ebbi nessuno scatto d'ira e, cosa più importante, non fui riconosciuta.
Continuai ad allenarmi per aiutare Kurama: era da tempo che cercavo il modo di convertire il chakra oscuro in comunissimo chakra, e la ricerca procedeva a rilento. Avevo bisogno di moltissima concentrazione, oltre che di uno smisurato controllo del chakra, perché il più piccolo errore poteva causare un disastro, una sola goccia non trattenuta avrebbe potuto scatenare il demone, e non volevo che la cosa si ripetesse.

Tutto procedeva normalmente, fin troppa calma aleggiava nel villaggio, ma un giorno, o meglio una notte, fui svegliata dal rumore assordante di una bomba.
Uscii di corsa dall'edificio e, come tutto il vicinato, alzai gli occhi al cielo, scorgendo una sagoma bianca immobile e in volo, di fronte al quale c'era il Kazekage.

Un attimo dopo la sabbia del Kazekage stava inseguendo quell'individuo, e quando si abbassò deviando fra le vie del villaggio lo riconobbi: era lo stesso ninja che avevo incontrato a Tencha no Mura. Era un membro dell'Organizzazione Alba.

Ero così intenta a osservare l'inseguimento che non mi accorsi che qualcun altro si era appostato nel vicolo davanti al quale mi trovavo; avevo abbassato la guardia, e ciò permise a quell'altro di tirarmi dentro il vicolo, e finii dentro una specie di scatola di legno.
All'interno era buio e non vidi bene dove mi avesse rinchiusa, ma non feci in tempo a reagire che quello lì introdusse del gas soporifero nella scatola, e io mi addormentai, sentendo solo lo scoppio di numerose bombe.

Naruto Shippuden: LA STORIA DI AKATSUKI NO  KEIKODove le storie prendono vita. Scoprilo ora