Capitolo 27: la verità celata

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Mi risvegliai nel mio letto un po' dolorante. Sbadigliai sgraziatamente e mi girai a sedere, sgranchendomi le braccia.

Mi chiesi quanto tempo avessi dormito; di solito, almeno in questi casi, mi riprendevo nel giro di qualche ora, ma allora com'era possibile che fossimo già tornati alla base? Che ci fossimo fermati in un'altra più vicina per riposare? No, l'arredo sarebbe stato disposto diversamente. Era proprio la mia camera.

Com'era possibile che fossimo già tornati? Per arrivare a quello stramaledetto lago ci avevamo impiegato dei giorni, ed ora eravamo già arrivati? Che uno del gruppo conoscesse una tecnica di dislocazione spazio-temporale? E se così fosse, perché non l'aveva usata anche all'andata? Ah, certo, non conoscevamo l'ubicazione precisa del lago.

Beh, avrei sicuramente indagato più tardi. Ciò che mi preoccupava ora era riempirmi lo stomaco.
Mi alzai e raggiunsi la sala da pranzo, dalla quale proveniva un invitante profumo di carne arrosto e un forte odore di spezie.

Quando entrai nella sala notai che tutti i membri dell'Alba erano già a tavola, e non appena entrai mi puntarono gli occhi addosso, seguendomi anche dopo che mi ero accomodata affianco a Itachi, l'unico che mi stava ignorando -o almeno ci provava.

Fui felice di vedere il mio tavolo di cristallo ancora in piedi e senza la minima crepa. Quel materiale è eccezionalmente resistente, non potevo sperare in un'abilità più utile.

Sentendo la pressione del loro sguardo su di me, mi voltai a guardarli per la prima volta da quando ero entrata nella stanza, notando che erano curiosi e anche piuttosto nervosi.
Spostai lo sguardo da uno all'altro restando calma, e iniziavo a sentirmi a disagio mentre mi fissavano in quel modo.

«Stiamo facendo una gara di sguardi per caso?» domandai con un sorrisetto sarcastico, dopo la quale iniziarono a inondarmi di domande, tutto insieme sovrastandosi e urlando per farsi sentire, tanto che non capii una mazza di quello che cercavano di dirmi, fino a che non li zittii.

«Oh insomma! Vi decidete a parlare uno alla volta? Mi state facendo venire il mal di testa!»

I ragazzi si acquietarono, intimoriti anche dal severo sguardo di Pain, che prese parola. «Per iniziare, ben svegliata. Secondo, mi congratulo per la cattura del demone.» disse solennemente, poi lo interruppi non proprio gentilmente.

«Quanto tempo ho dormito?»

«Cinque ore.» rispose conciso. «Tobi vi ha portati qui con i suoi poteri per permetterti di riposare meglio.» aggiunse subito, accorgendosi che stavo per interromperlo di nuovo. «E riguardo al sigillo di cui Itachi mi ha accennato, avrei alcune domande da farti.» continuò, e il sangue mi si gelò nelle vene.

Ma Itachi non poteva starsene zitto? Lo era sempre, non poteva tenere la bocca chiusa anche in questo caso?

Tutti avevano il fiato sospeso, non vedevano l'ora che svuotassi il sacco.

«Quello che so io lo sapete già anche voi. Non ho altro da dire al riguardo.» dissi facendo per alzarmi, ma Itachi mi mise una mano sulla spalla per tenermi al mio posto. Lo guardai in modo gelido, infastidita dal suo comportamento.

«Non abbiamo ancora finito. Ora che sei un membro dell'Akatsuki, sarebbe meglio che noi tutti fossimo a conoscenza delle tue effettive capacità.» iniziò Pain, «Inoltre, vogliamo essere sicuri sulla tua reale identità.»

«Reale identità? Ma di che stai parlando?» domandai confusa e seccata.

Pain guardò Zetsu, che fece un cenno dissenso con la testa, per poi parlare. «Noi conosciamo il tuo segreto, lo abbiamo visto.»

"Visto? Ma di che... non sarà Kurama? Non lo avranno visto? Lo sapevi che non dovevo dargli quei dango! Dannazione!"

Anche se impercettibilmente sgranai gli occhi, quali esperti ninja quali erano se ne accorsero, tornando a farmi domande.

Naruto Shippuden: LA STORIA DI AKATSUKI NO  KEIKODove le storie prendono vita. Scoprilo ora