Capitolo 7: Obiettivo Tsukiko

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Entro nell'edificio e tutte le persone che stanno lavorando, camminando da destra a sinistra con dei fogli in mano o stanno davanti a una scrivania osservando scrupolosamente i profili di aspiranti modelli, si fermano al mio passaggio nella stanza e si zittiscono.
Attraverso il corridoio e arrivata alla fine mi fermo e mi volto verso di loro.

Tutti puntano i loro occhi su di me, osservandomi sbalorditi.

<<Ciao!>> dico sorridendo, felice di essere lì.

Subito il silenzio che sovrastava nella sala viene sostituito dal rumore di applausi e acclamazioni; sono tutti entusiasti della mia presenza, abbastanza rara dato che ero rinchiusa a Konoha.
Con quella semplice parola avevo rasentato l'animo di tutti i presenti, facendo persino scendere delle lacrime di commozione e gioia dagli occhi dei miei collaboratori.

<<Oggi sono qui, è da questo momento resterò qui per sempre!>>

Capisco che non si fermeranno dopo una simile rivelazione e che non proseguiranno con il loro lavoro, ma va bene così. Questo è un momento di gioia che non va fermato ma vissuto appieno.

<<Gente, preparatevi perché è ora di far festa!>> dico ancora più estasiata di prima.

In men che non si dica la voce della mia  presenza e permanenza si diffonde in tutto l'edificio e per le strade del villaggio.
L'orfanotrofio è in festa più di altri posti, perché per loro Angel era stata un angelo che li aveva salvati dalla solitudine e da una vita di miserie: con i primi soldi raccolti con il mio lavoro avevo fatto costruire un edificio vicino alla casa di moda, dove accolsi tutti i bambini e i ragazzi raccolto dalle strade di questo villaggio e di altri. Diedi loro una casa e divennero una famiglia. Mi rendeva felice vederli giocare insieme e dormire beatamente; erano soli al mondo, bambini abbandonati a se stessi. Io, che non avevo mai conosciuto i miei genitori e non avevo mai ricevuto l'amore e il calore di una famiglia, decisi di darne loro una. Si fecero forza a vicenda e crebbero insieme a me; quelli più grandi lasciarono il villaggio dopo qualche mese per addestrarsi e diventare ninja, e quando tornavano entravano a far parte delle mie guardie del corpo o fra quelle di sorveglianza. Si sentivano in debito e questo  era il loro modo di sdebitarsi.

Lavoro con persone di cui mi fido e a cui voglio bene; sono il loro capo ma non sono severa, autoritaria quando serve ma mai severa. Quando sono qui sono diversa, sono gentile e mi sento bene, sento che questa è la mia casa.

Lascio il caos creatosi nella sala e mi dirigo verso il mio ufficio, che si trova su questo piano. Entro e il sole che entra dalla portafinestra davanti a me mi acceca, ma non mi disturba più di molto. Mi siedo sulla sedia della scrivania, posta davanti alla portafinestra, e do le spalle al sole. Sul tavolo ci sono le pile di fogli di modelli da ridefinire, disegni di abiti da aggiustare, e mi metto al lavoro.

Il tempo vola mentre mi concentro sul mio lavoro, tanto che non mi accorgo che sono passate già 3 ore. Mi mancano ancora metà outfit da controllare, ma non sono ancora stanca.

Sono così concentrata a modificare un modello di abito da giorno simile a un kimono che non mi accorgo che Yoshi è entrato nel mio ufficio.

<<Buongiorno signorina Angel! È un piacere rivederla!>> dice raggiante.

<<Yoshi! Scusa, non ti ho sentito entrare>> mi dirigo da lui e lo abbraccio forte, stringendo le braccia attorno al suo corpo, e lui ricambia subito l'abbraccio.
<<Quante volte devo dirti di darmi del tu?>> dico staccandomi da lui fingendomi irritata.

<<Lo so, ma tu hai tutti il mio rispetto ed è giusto che ti dia del lei>>

<<Ma dai, così mi metti in imbarazzo!>>

Naruto Shippuden: LA STORIA DI AKATSUKI NO  KEIKODove le storie prendono vita. Scoprilo ora