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Stamattina il mio risveglio non è stato uno dei migliori perché appena sono entrata in cucina per fare colazione, la zia mi ha comunicato che oggi avrei cominciato la scuola. A sentire quella parola, il mio cervello è andato in tilt e non sono più riuscita a ragionare lucidamente

"Tea!" mi richiama la zia "Sono cinque minuti che ti sto ripetendo di andare a cambiarti. Le lezioni cominceranno tra mezz'ora". Senza riuscire a urlargli dietro qualcosa, a testa bassa mi avvio al bagno e riesco a prepararmi in poco tempo. La scelta dell'outfit mi fa occcupare un po' di più, circa quindici minuti e così mi rimane pochissimo tempo per il trucco.
Quando esco di casa, mi ricordo che ho dimenticato il giubbotto in casa ma ormai è troppo tardi e la zia mi dice che vestita in questo modo non avrò di sicuro freddo
"Sono in leggings e maglione!" protesto ma poi capisco che è inutile. Ci siamo già allontanate da casa e l'unica cosa che mi resta da fare è usare il cellulare
"Certo che potevi sbrigarti, eh! Siamo in ritardo entrambe ma quella che è messa peggio sono io: il mio capo è molto rigido e per lui non bisogna mai arrivare tardi al lavoro, anche se è successo qualcosa di grave. E adesso cosa gli dirò se lo trovo là?" domanda arrabbiata zia Charlotte
"Bè di sicuro potevi svegliarmi prima o dirmelo comunque ieri che stamattina sarei dovuta andare a scuola" replico stizzita
"Sei qui da un mese circa, avresti dovuto immaginartelo che prima o poi sarebbe successo!" continua furiosa
"Non ti resta che sperare di non trovare quel malato del tuo capo...oh guarda! Ho trovato anche la rima" la prendo in giro, aumentando la sua irritazione. Per un motivo a me sconosciuto, la zia decide di non parlare più e forse è meglio per tutte e due
"Non sei agitata per il tuo primo giorno di scuola?" mi chiede, cercando di sbollire la rabbia
"Affatto. Me ne sbatto altamente"rispondo impassibile
"Sai una cosa Tea? Ti preferivo quando sei arrivata qui, eri molto più carina e coccolosa, come si suol dire. Ora sembri diventata un'altra"
"Bé, non sono mai stata "carina e coccolosa" e non dirlo mai più, chiaro?" la minaccio. Non dovrei essere in questa macchina, dovrei essere a farmi un giro per la città, magari ora sarei da Starbucks per la colazione o forse sarei già andata a fare shopping. Invece mi ritrovo qui, pronta per andare in una scuola di cui non so niente. Per mia fortuna e sfortuna, arriviamo davanti ad un edificio immenso e di color giallo opaco, con grandi finestre e un bel giardino con tante panchine
"Non serve che scendo io, vai solo dal preside per la consegna dei libri. Il resto te lo spiegherà lui"fa la zia e mi dice di scendere dall'auto e di muovermi, tanto per cambiare. Quando la macchina sgomma via, capisco che ora sono letteralmente sola, davanti ad un enorme edificio che mi ricorda tantissimo il collegio della California. Ormai mi sono messa la coscienza a posto e ho deciso di dimenticare quello schifo di posto e di concentrarmi solo sulla mia vita qui.
Mi faccio coraggio e salgo le enormi scalinate che portano all'entrata. Nel corridoio, non c'è anima viva e deduco che gli altri studenti saranno già in classe.
"Scusa? Sa dirmi dov'è l'ufficio del preside?" chiedo ad un ragazzo che sta mettendo nell'armadietto i suoi libri
"Sei nuova?" chiede
"Sì, piacere Tea Johnson" gli sorrido, porgendogli la mano che lui non stringe. Imbarazzata da quel gesto di rifiuto, ritraggo la mano e divento rossa, ma poi mi riprendo subito "Allora? Vuoi dirmelo o no?" insisto. Che problemi ha questo ragazzo?
"Vai sempre dritta, lo trovi sulla destra" dice finalmente. Lo ringrazio, forzando un sorrido e seguendo le sue indicazioni, mi ritrovo dal preside.

"Tea, questi sono i tuoi libri. Ti aguro un buon inizio, se hai bisogno, io sono qui" mi saluta
"Certo, grazie mille!" sorride ed esco dalla stanza. L'aula che mi ha indicato lui, non riesco a trovarla e mi ci vogliono dieci minuti prima di riuscire a bussare alla porta della classe
"Buongiorno, io sono..."
"Tea Johnson! Ben arrivata, ti aspettavamo. Piacere, io sono il professor Garcia, insegno chimica e matematica" mi saluta cordiale e viene a stringermi la mano "Ragazzi, salutate la vostra nuova compagna di stanza, Tea"
"Salve a tutti". Il professore dice di andare a sedermi in fianco ad una ragazza riccia
"Io sono Ariana, puoi chiamarmi Ari" si presenta e mi fa un sorriso a trentadue denti, che io ricambio un po' in imbarazzo.
"Da dove vieni?"mi chiede a bassa voce
"California"
"Wow....deve essere fantastica. È il mio sogno da sempre andare lì" spiega sognante. Già, se solo sapessi come vivevo io in California...

Ricordami che esisto (Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora