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Le labbra di Cameron si avvicinano alle mie e in un attimo lo spingo via da me

"Mi dispiace, Cameron" balbetto imbarazzata e lui continua a guardarmi con quei bellissimi occhi

"Vattene, adesso" ribatte brusco

"Ascolta..."

"No! Devi andartene, Tea; sennò tua zia ti rovina" ride, sfottendomi.

Indignata e con le lacrime agli occhi esco dall'appartamento sbattendo forte la porta. Mentre esco da quello schifo di quartiere, con la paura di essere rapita o addirittura violentata da qualche cocainomane, mi pento sempre di più di essere venuta da Cameron questa sera. Accendo il telefono e trovo dieci chiamate perse dalla zia: dieci! Porca misera, è tardissimo e non oso immaginare come sia in pensiero non vedendomi tornare

"Tea!" grida e la sua voce mi spacca il timpano, costringendomi ad allontanare il telefono dall'orecchio

"Sto tornando. Sono davanti a Starbucks" faccio, nel tono più calmo che riesco ad assumere

"Ti conviene prepararti, quando torni facciamo i conti" ringhia e riattacca. Rabbrividisco ma non per quello che mi appena detto ma perché mi sono appena resa conto che non so assolutamente dove mi trovo. Decido di attivare il GPS nella speranza che mi aiuti a tornare a casa ma non prende il segnale e così mi ritrovo su un autobus che non so nemmeno dove mi stia portando

"Scusi, dove stiamo andando?" chiedo all'autista

"Certo, davanti alla fermata di Central Park" risponde sorridendomi. Ringrazio il cielo, è vicino alla casa di zia Charlotte; cinque minuti a piedi e ci siamo.

"Grazie".


"Bambinetta ingrata e disobbediente!" urla la zia quando entro in casa. Mi sento salva, ora sono finalmente lontana da gente malintenzionata e strade deserte

"Scusa, Ariana..." improvviso

"So benissimo che non sei andata dalla tua amica. Eri da qualche parte, forse a divertirti in una discoteca o a parlare con un gruppo di ragazzi" replica

"Cosa? Non capisco cosa stai dicendo" borbotto

"Lo sai, invece. Ho chiamato Ariana e le ho chiesto se gentilmente ti diceva che dovevi tornare a casa, visto che tu non mi rispondevi e lei mi viene a dire che è in compagnia di sua cugina nella casa dei nonni" spiega

"Ah..." ribatto. Non so più cosa dire

"Vai a dormire, domani riaffronteremo l'argomento. Non sono abbastanza energica per sgridarti come ti meriti" conclude e mi lascia da sola nell'enorme salotto.

Una volta entrata in camera, mi butto sul letto e scoppio a piangere. Sono riuscita a deludere zia Charlotte che mi vuole tanto bene e non permetterebbe mai che qualcuno mi facesse del male, mi sono comportata da scema con Cameron e non sento più le mie amiche a cui ero attaccatissima fino ad una settimana fa. Sono proprio una persona orribile.

Il giorno dopo, alle sette e mezza sono già sveglia. Stanotte non ho dormito affatto, mi sono rigirata nel letto fino alle cinque di stamattina e per il resto ho chiuso occhio neanche per due ore.

Scendo in cucina, consapevole del fatto che dovrò affrontare la zia

"Ciao" la saluto, passandole affianco

"Buongiorno". Mi preparo un panino con la marmellata e vado a sedermi di fronte a lei

"Dobbiamo parlarci chiaro, noi" comincia "Innanzitutto, prima di cominciare ad interrompermi voglio sapere perché sei stata fuori casa per più di due ore ieri sera"

"Avevo delle cose da fare" butto lì

"Uhm...pensi che io ti creda? Bè, non è così. Dovresti vergognarti, dopo una giornata impegnativa come quella di ieri, hai avuto addirittura il coraggio di farmi stare sveglia fino alle due e mezza!" dice, alzando la voce

"Mi dispiace" è tutto quello che riesco a rispondere

"A te non dispiace, Tea! Tu te ne sbatti altamente di quello che faccio per te, lo sai questo, vero? Non te ne importa un cavolo se io lavoro come una matta dalla mattina alla sera per garantirti un futuro! Lo sai quanto mi sto sacrificando per te?"

"Senti, non era mia intenzione"

"Non sparare queste menzogne. Lo sappiamo tutte e due che ieri sera sei stata a spassartela con chissà chi, mentre la tua cara zietta era qui ad aspettarti preoccupata? Non hai vent'anni, Tea! Se sei già maggiorenne questo non vuol dire che non vivi ancora sotto la mia protezione" ribatte, nervosa e irritata

"Scusa.", le lacrime mi rigano il viso e mi copro con le mani, singhiozzando come una cretina

"Queste lacrime, per cosa? Scommetto che ieri sera sei stata respinta da qualche stupido ragazzo" commenta, schifata "Ma sai cosa ti dico io, Tea? Sono stanca di te e dei tuoi lamenti e di tutte le bugie che mi racconti. Io vado a prepararmi, se vuoi andare a scuola ti conviene muoverti, sennò vai a piedi" dice infine e io non posso fare altro che andarmene in bagno a sistemarmi.


Entro in scuola in anticipo e così decido di recarmi dal professore di educazione fisica per avvisarlo che oggi non farò ginnastica. In realtà non sono maldisposta, semplicemente non mi va di correre e fare gli addominali.


Dopo aver parlato con il prof del mio presunto problema ad una caviglia, entro in classe e trovo Ariana seduta al solito posto, vicino a me. Non la saluto e mi siedo, cominciando a prendere i libri dallo zaino

"Tea..." comincia lei "Non so cosa ti stia succedendo in questo periodo ma ci sto così male che non ci sentiamo più che davvero non so più che fare"

"Non lo so neanche io, a dirla tutta" sospiro e la guardo, sconfortata

"Vuoi parlarne? So che non siamo più amiche come prima ma forse puoi provare a sfogarti con me" dice Ariana. Annuisco e gli occhi mi si riempiono di lacrime, lei si alza e viene a stringermi in un forte abbraccio.


Ricordami che esisto (Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora