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È stata la settimana più deprimente dei miei 16 anni di vita.
Non sono uscita sabato sera e le mie amiche, dopo la scenata al negozio, non mi hanno più cercato e a scuola hanno cercato di evitare ogni contatto con me. Ci sono rimasta male ma avrei dovuto immaginarmelo.

Oggi sono a casa con trentotto e mezzo di febbre e sto peggio di quando al collegio la signora Huber mi da picchiata e ha picchiato anche il mio amico Tom

"Tesoro, ti ho portato del té caldo" mi dice la zia entrando lentamente nella mia stanza

"Grazie, zia" le sorrido e le lascio un po' di spazio sul letto

"Allora, c'è una novità" comincia

"Di che si tratta?" chiedo, sforzandomi di sembrare entusiasta nel sentirla

"Il collegio, è andato a fuoco. Non agitarti, stanno tutti bene. L'unica persona che è morta è la signora Huber che ha cercato in tutti i modi di salvarsi ma è stata divorata dalle fiamme. Sua figlia è viva, nonostante alcune ferite sul corpo e una botta in testa. Gli altri ragazzi, sono stati trasportati in ospedale e non hanno riportato gravi ustioni, solo qualche taglio; è stato un miracolo"spiega la zia, lasciandomi senza parole.

"Io...", non riesco ad aggiungere nulla perché scoppio a piangere. Mi sento felice per i ragazzi che si sono salvati e sono contenta che la Huber abbia avuto la sua punizione mentre per sua figlia...bé indifferente.

"Tea, si può ancora fare qualcosa per quei ragazzi. Loro sono vivi e si può sempre provare, no?"

"Sì, hai ragione. Grazie, zia. Non hai idea del bene che ti voglio" sussurro e la abbraccio, senza smettere di piangere. Lei mi stringe forte a sé e continua a rassicurarmi che andrà tutto bene.

Stamattina sto benissimo e la febbre mi è passata. Ora io e la zia siamo in macchina, dirette all'ospedale principale di Los Angeles, dove si trovano tutti i ragazzi del collegio in cui ero io fino a poco tempo fa

"Allora, pronta a riabbracciarli?" domanda la zia sorridendomi e prendendomi la mano

"Sì"rispondo decisa e stringendogliela forte. Ancora non ci credo che la zia abbia deciso di intraprendere questo lungo viaggio per me e per quei ragazzi; questa è la dimostrazione che il suo cuore è grande e che lei non si ferma davanti alle avversità e alle difficoltà.

Arriviamo davanti all'ospedale e subito ci precipitiamo all'interno in cerca dei reparti in cui si trovano i ragazzi

"Girate a destra, sempre dritte,primo angolo a sinistra" ci dice un dottore e ci sorride prima di andarsene con una cartellina in mano

"Che la nostra missione abbia inizio!" esclama la zia e sorride orgogliosa. Annuisco e scoppio a ridere per il modo buffo in cui l'ha detto.

Bussiamo alla porta dove sono ricoverati Tom, Jamie e altri due ragazzi e una vocina debole ci dice di entrare.

"Io ti aspetto qui" sorride zia Charlotte. Appena entro, mi fiondo ad abbracciare Tom che è il primo che ho visualizzato

"Mi sei mancato..."gli sussurro all'orecchio e lui balbetta qualche frase che non capisco

"Tea, sei proprio tu!" esclama e mi stringe forte. Mi stacco, sentendolo sussultare

"Come, insomma come è possibile?" chiede, asciugandosi una lacrima

"Mia zia, che è fuori, mi ha comunicato dell'accaduto e così siamo venute subito per darvi una mano" gli spiego mentre alcune lacrime scendono sulle mie guancie

"Non hai idea di quanto ti ho aspettato. Quella sera non sapevo che...bé che sarebbe stata l'ultima in cui ci saremmo parlati. La mattina quando non ti ho più trovata e la Huber mi ha comunicato che te n'eri andata mi sono sentito morire. Ero convinta che non ti avrei più rivista, invece...eccoti qua!" replica abbracciandomi di nuovo

Ricordami che esisto (Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora