Chapter 9- Aggression

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"We're the puzzle
I can't fix,
A million pieces
Still missing."
-Metti in vivavoce!- gridai, con la paura di sentire che non stesse bene. Non mi importava che gli altri pensassero male, oramai era ovvio.

Connor mi accennò uno sguardo malvagio, ma poi avvicinò il telefono, sapeva che per risolvere questo problema c'era bisogno di me.

-Con, ci sei?- disse Bradley, aveva la voce flebile, sembrava stanco.

Stava male, si vedeva. E per colpa di chi? Mia.

Volevo tanto piangere, ma continuai a dirmi nella testa "non quì, non quì".

-Si- disse lui in tono calmo.

-Lei c'è?- disse poi, lo sentivo a malapena.

Lei.

-Si- ripetè lui.

-Ehm... Joanna?- disse lui, sembrava imbarazzatissimo.

-Si, eccomi- mi tremavano le gambe.

-Ascolta, incomincio col dire che non è colpa di nessuno, volevo solo dirti che cercherò di chiarire tutto questo stasera, okay?- disse piano.

-Vengo anche io, è anche colpa mia.- gli dissi, facendomi coraggio.

-Okay- disse in tono freddo, e riattaccò.

Voleva solo chiarire, nient'altro. Il gioco con me era finito.
Senza dire niente me ne andai. E la lacrima che stavo trattenendo da molto tempo scese, e seguirono le altre. Entrai in un parchetto abbandonato, dove non c'era anima viva.
Mi sedetti su una panchina.
Il telefono suonò.
"Domani alle 9:15 da Edmond's NON ENTRARE" era lui, ancora.
"Ok" risposi io.
Non voleva nulla da me, proprio nulla. Forse era incazzato con me, ed aveva ragione, avevo fatto un gran casino.

-Ehi, tu!- gridò una voce maschile.

Pensavo fosse Bradley, ma quando mi girai vidi un gruppo di ragazzi. Mi alzai di scatto e misi a fuoco il suo viso mentre si avvicinava.
Un'immagine mi passò per la testa, era il ricordo della sera precedente. Era il famoso O'neil, ne ero sicura.
Non ci pensai un secondo, iniziai a correre.

-Prendetela!- urlò.

Tutta l'adrenalina che avevo in corpo si scaricò in me, e corsi come non lo avevo fatto mai prima d'ora. Era un criminale, di sicuro mi avrebbe fatto del male senza curarsi che fossi una donna.
Corsi per un tempo che mi sembrò interminabile, ma O'neil e i suoi amici mi stavano ancora alle calcagna.

-Aiuto! Aiuto!- gridai, ma le gambe iniziarono a tremarmi, così svoltai su un vicolo ceco dove c'erano solo case condominiali.

Arrivai al fondo del vicolo. Ero praticamente in trappola, mi sembrava di vivere in un film.
Sentivo i passi di quei criminali che si avvicinavano. Era stata colpa mia, dovevo pagare il prezzo.
Ad un tratto una porta si aprì, ed uscì una figura. Mettendo a fuoco, mi resi conto di quanto fosse grande lo scherzo del destino che mi stava accadendo in quel momento.
Si, era Bradley, non scherzo.

-Entra, cazzo!- urlò lui.

Ed io corsi dentro.
Eravamo in una grande stanza poco arredata, con la tappezzeria in rovine.
Non dissi niente, non sapevo cosa dire.
Di tutti i vicoli in cui potevo nascondermi mi ero nascosta proprio vicino casa di Bradley.
Coincidenze?
Non mi aspettavo nulla, probabilmente sarei andata via poco dopo.
Sentii delle voci.

-La puttanella si è nascosta, cazzo!- disse una voce.

-L'altro vicolo, l'altro vicolo!- urlò un altra voce, e il rumore dei passi si fece sempre più lieve, fino a diventare nullo.

Bradley era fermo a fissarmi, così notai i suoi lividi.
Povero, era tutta colpa mia, mi faceva così pena.

-Grazie- dissi io.

-Oh, di nulla...- disse lui, era imbarazzatissimo.

-Beh... cioè rimango? No cioè intendevo tra poco me ne vado, rimango un altro po' per farli andare via- dissi io, ero troppo imbambolata per riuscire a pronunciare una frase di senso compiuto.

La situazione di imbarazzo stava degenerando.
Presi il telefono, volevo chiamare Anna.
Era spento.
Intanto Bradley si era messo seduto.

-Scusa, non è che potresti prestarmi il telefono, dovrei... cioè si, dovrei chiamare Clar... ah no Jenny- accennai un sorriso imbarazzato.

E dai Bradley, ti prego parlami. Dimmi di restare, parliamo di ciò che è successo. Avrei voluto tanto tanto rimanere, ma non potevo. Digitai il numero sul suo cellulare e dopo poco Jenny rispose.
Gli raccontai tutto.

-Cosa? Oddio, arrivo tra due minuti- disse lei, era preoccupata.

Passò un po' di tempo, io ero ferma sulla porta.

-Siediti- mi disse Bradley. Annuii e mi sedetti dall'altra parte del divano, non riuscivo a rilassarmi.

Del resto, come facevo? Avevo rischiato di farmi davvero male.
Guardai l'orologio. Cazzo, le undici e mezzo.
Sentii dei passi, erano loro.

-Beh, a domani sera- dissi io.

-Si- disse lui, era impegnato a cambiarsi la fasciatura alla gamba, e non aveva assolutamente voglia di parlare.

Era ancora colpa mia. Cosa mi diceva la testa?

Quando mi ritrovai alla soglia della porta, Bradley mi sussurrò qualcosa di inaspettato -mi dispiace, di tutto, non dovevo farti ubriacare-

Io non dissi nulla, non volevo dargliela vinta. Era comunque stato un coglione.
Uscii e chiusi la porta delicatamente. Ero incazzata con lui ma nel preciso istante in cui ero entrata in casa sua era svanito tutto, era stato tutto così naturale.

Cosa cazzo avevo fatto?

7 days // Bradley Simpson (The Vamps) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora