3.

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La macchina di Jack è molto spaziosa.
Non ho idea di che macchina sia ma appena entro mi sembra più una limusine che una macchina normale dal quanto è spaziosa.
Jack entra subito dopo di me.
Si mette la cintura e dopo poco stiamo già guidando.
Accavallo le gambe ma sono costretta a sedermi normalmente dato il vestito troppo corto.
Cerco di sistemarlo e vedo Jack sorridere.
Arrossisco e distolgo lo sguardo da lui.
Mi mordo il labbro imbarazzata.
«Non farlo.» dice fermandosi a un semaforo rosso.
Mi giro per guardarlo. Ha la bocca socchiusa, la fronte leggerme sudata e stringe le mani intorno al volante come se fosse nervoso.
«Non fare cosa?» chiedo
Gira lo sguardo su di me. Sono ipnotizzata dai suoi occhi.
«Non.Morderti.Il.Labbro.» dice, scandendo ogni parola.
Io sgrano gli occhi e distolgo lo sguardo.
L'auto parte a razzo e io devo tenermi al sedile per il quanto sta andando veloce Jack.
Frena appena arriviamo davanti ad un grande edificio.
Gira a sinistra e scende in un garage.
Mi guardo in torno.
Ci saranno circa sei o sette auto di lusso posteggiate li.
«Non è qui casa mia.» dico, muovendomi nervosamente sul sedile.
«Hai ragione. Infatti è la mia.» dice e scende dall'auto.
Io lo guardo confusa ma lo seguo, scendendo dall'auto.
Sento la sua mano toccarmi la schiena e io rabbrividisco e sussulto.
«Tutto bene?» chiede.
Io annuisco. Vorrei andarmene da li ma sembra che le mie gambe siano di marmo.
Non riesco a muovere un passo.
«Sale per un drink?» mi chiede.
Faccio di no con la testa e faccio qualche passo indietro.
Lui mi guarda.
Come se capisse tutto.
«Scusami.» dice
Lo ripete altre due volte ma quando fa per ripeterlo ancora lo interrompo.
«Smettila di scusarti. Non hai fatto nulla di male.» dico cercando si sistemarmi il vestito.
«ma lo farò...»
Lo sento borbottare a bassa voce.
Ma poi si schiarisce la voce.
«Ti riporto a casa.» dice e va per aprire la macchina ma lo fermo.
«Solo un drink però.» dico
Lui sorride e mi conduce all'ascensore.
Appena le porte si chiudono, l'atmosfera cambia.
Sento improvvisamente un forte calore in viso.
Giro leggermente lo sguardo e incrocio i suoi occhi.
Mi mordo il labbro e distolgo lo sguardo da lui.
Improvvisamente, Jack è a pochi millimetri da me.
Mi afferra i polsi, bloccandoli ai lati della mia testa mentre l'ascensore continua a salire.
Avvicina le sue labbra alle mie.
Tira con i denti il mio labbro inferiore. Succhiandolo.
Gemo. Chiudo gli occhi, assaporandomi quella sensazione meravigliosa.
Cerco di liberarmi dalla sua presa ma ogni sforzo è inutile.
La sua bocca è avida della mia.
La sua lingua cerca disperatamente la mia, crendo un vortice di passione e desiderio.
Prende entrambe i miei polsi fermandoli con la mano destra sopra la mia testa.
Con la mano sinistra scende.
Continua a baciarmi e a impossessarsi della mia bocca mentre la sua mano mi accarezza l'interno coscia.
Infila la mano nelle mie mutandine.
Gemo e ansimo contro la sua bocca.
Stuzzica la parte più sensibile della mia intimità che mi fa impazzire.
Gemo ancora e lui entra con un dito dentro di me.
Muove il dito dentro e fuori da me con una lentezza tale da farmi impazzire.
«Non. Venire.» dice, staccandosi per un secondo dalla mia bocca ma poi torna a baciarmi.
Cerco di chiudere le gambe ma lui me le tiene divaricate con le sue.
Il trillo dell'ascensore ci riporta alla realtà.
Lui si stacca da me, negandomi l'orgasmo ed esce dall'ascensore appena le porte si aprono.
L'appartamento è immenso e la vista è spettacolare.

You are my slaveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora