Cap. XX

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Pensala come una legge psicologica
della fisica. Più hai paura
di una cosa, più potere le dai.
American Horror Story


Mi staccai da Luca al suono della sveglia, cercando di riprendere il controllo che mi faceva perdere ogni benedetto ( e maledetto) giorno durante l'intervallo.

Era iniziato tutto con quel dannato biglietto e quel passaggio... dire che era diventata un'abitudine era un eufemismo. Al suono della campanella lui usciva cinque minuti con Diego ed Edoardo, e non mi ero mai domandata il perché; sapevo solo che poi veniva al parcheggio delle bici e iniziavamo a baciarci, assaporandoci e continuando fino a quando la sveglia, con il timer, non suonava riportandoci alla cruda realtà che l'intervallo era finito e ci aspettavano altre tre ore di lezione.

Non avevo ben capito il passaggio di com'era successa la pomiciata giornaliera, e quando lo avevo detto ad Arianna aveva iniziato ad abbracciarmi e salterellare per tutta casa, dicendo di essere orgogliosa di me e che era ora che mi trovassi un ragazzo con cui "spassarmela".

E la verità è che mi sentivo viva ogni giorno di più, come se iniziassi a risvegliarmi da uno strano letargo che avevo avuto in tutti quegli anni.

Non parlavamo per il resto del tempo, se non qualche convenzione o battutina sporca, principalmente sua e che finiva sempre per farmi ridere e vergognare allo stesso tempo.
Le uniche volte in cui usavamo le nostre labbra erano per baciarci e toglierci il fiato per quei dieci minuti.

– Altri due minuti – ansimai contro le sue labbra. Non ne potevo più di quella quantità così piccola; ma mio padre ultimamente passava tutti i pomeriggi a casa, avendo avuto un turno di notte e due alla mattina, e non mi sembrava il caso di invitarlo. E secondo Arianna non dovevo farla così facile. Non che fosse mia intenzione.

– Principessa io passerei qui le prossime tre ore, ma poi sei tu quella con la coscienza che si lamenta – disse con il fiato corto, spostandomi una ciocca di capelli nocciola finita davanti agli occhi durante il nostro... momento di fuga dal mondo.

Abbassai gli occhi, osservando le labbra gonfie di Luca che formavano un ghigno divertito. – Ma se non la smetti di guardarmi in quella maniera... –

– Quale maniera? – replicai, abbassando leggermente le ciglia e sorridendogli in modo furbo.

Luca si avvicinò alle mie labbra, producendo un suono gutturale che risvegliò qualcosa nel mio basso ventre. – Se non la pianti giuro che ti scopo proprio qui –

– Come sei scurrile – provai a dire, la gola secca come il deserto. Ma la verità era che mi piaceva quando parlava così. Feci un respiro, chiudendo gli occhi per non guardare i suoi, o sapevo che sarebbe stato del tutto inutile. – Ma se non ci sbrighiamo facciamo tardi a lezione –

– Questo tuo lato da brava ragazza inizia a piacermi – commentò portando una mano sulle mie natiche. – Quasi quanto questo –

– Togli le mani da mio sedere. È proprietà privata – scherzai, staccandomi dal muro che mi aveva sorretto mentre assaporavo il paradiso.

Camminai davanti a lui, come Arianna mi aveva fatto fare negli ultimi giorni; secondo lei dovevo imparare a sculettare meglio e devo dire che mi era tornato utile varie volte.

Provocare Luca, stuzzicarlo.. era stranamente eccitante e piacevole e adoravo vedere quel luccichio nei suoi occhi poco prima che mi baciasse.

– Stai cercando di provocarmi – replicò quando mi raggiunse, abbracciandomi da dietro e facendomi trasalire quando sentii la sua erezione pulsarmi sulla schiena.

Come Neve D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora