Cap. IX

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Ciò che l'occhio ha visto il cuore
non dimentica.
Proverbio Africano.


Scesi dalla macchina e mi sgranchii le gambe, aspettando che Arianna trovasse il suo paio di occhiali da sole in modo da provare a nascondere le lacrime alla gemella.

Era arrivato il giorno della partenza: Irene si era iscritta a un progetto per un anno di scambio culturale, facendo la quarta superiore in Canada invece che fare il liceo da noi.

Era una grande opportunità, e un po' la invidiavo, mi sarebbe piaciuto andare con lei o fare anch'io qualcosa del genere, ma non ce l'avrei mai fatta a passare un anno in un altro stato, lontana dalla mia famiglia e con gente che non ho mai conosciuto.

E poi Irene aveva decisamente bisogno di prendersi una pausa, di passare un anno lontano da tutti, e da Francesco soprattutto.

Credo avesse scelto il Canada per questo, in modo da mettere un oceano in mezzo per separarla da lui. Poteva anche andare in Australia e in Nuova Zelanda, ma quando aveva letto Canada si era ostinata su quello e non c'era stato modo di dissuaderla.

Poteva anche andare in America ma aveva preferito il Canada per i paesaggi, assicurandoci che ci avrebbe mandato parecchie foto ogni giorno, tenendoci costantemente informate.

– E se le succedesse qualcosa mentre è in Canada! E se incontrasse qualcuno che le rompe il cuore? – iniziò a blaterare Arianna, avvertendo l'ansia per il distacco dalla sorella. Non si erano mai separate come stava per succedere, massimo poche ore di distanza e comunque sempre all'interno dello stesso paese.

Mi fermai, prendendole la mano e girandola verso di me. – Ehi Ari, andrà tutto bene. Irene starà bene. Starà via solo dieci mesi. A giugno la rivedrai – provai a rassicurarla, per poi fare qualcosa che non era proprio da me e tirarla in un abbraccio. Lei e mia zia Elisa erano le uniche persone con cui riuscivo ad avere contatti del genere. A volte anche con Irene e mio padre, ma facevo più fatica. Non simpatizzavo per nulla per le smancerie e le dimostrazioni di affetto, anche perché erano veramente poche le persone a cui volevo veramente bene.

– Non voglio che le succeda nulla –

– Non accadrà. Anche perché il poverino che la farà soffrire dubito che arriverà vivo al giorno successivo. Ha fatto anni di Karate e Judo, sa difendersi.. E poi scommetto che in tal caso prenderesti il primo aereo e la raggiungeresti per dare anche te una lezione a quel malcapitato –

Leonardo, il padre di della mia migliore amica, ci affiancò tenendo una valigia che doveva partire con Irene. – Andiamo ragazze. Abbiamo ancora venti minuti prima che salga sull'aereo –

Restando vicina ad Arianna, ci facemmo strada fra tutti gli altri passeggeri, andando a scontrarci contro qualcuno e chiedendo scusa in maniera automatica.

Finalmente individuammo Irene, Asia, la sorella maggiore, e Melissa, la madre, vicino a delle grandi vetrate e con nemmeno una valigia. Il bagaglio a mano era quello che aveva Leo.

Asia era identica alle sorelle, solo leggermente più alta e con un aspetto più maturo. Le lunghe gambe erano messe in risalto dai pantaloncini beige e la canottiera bianca metteva in evidenza il fisico sportivo e tonico. Anche lei era bionda naturale, il che era divertente visto che Melissa aveva i capelli scuri e Leonardo castano chiaro.

Erano sempre stato un mistero il colore dei loro capelli, per me. Asia aveva anche dei tratti diversi, come gli occhi più verdi e il labbro inferiore più carnoso, caratteristiche che aveva preso dal padre.

Arianna mi aveva spiegato che sua madre aveva avuto Asia a diciassette anni con Maurizio, ma era sempre stato Leo a farle da padre. Poi Melissa si era sposata con Leo e poco dopo erano nate le due gemelle.

I loro genitori erano decisamente giovani, nessuno dei due arrivava ai quaranta, anche se non gli mancava molto. Ma in confronto a mio padre erano dei ragazzini.

Arianna corse ad abbracciare la sorella, stringendola a se e riempiendola di baci sulle guance. – Non farti male. E sta attenta. Se qualcuno ti disturba..chiama e io arrivo subito a fargli il culo! –

– Mi mancherai anche tu Ari – sussurrò Irene stringendola forte.

Feci un respiro e mi avvicinai, provando a rimanere il più distaccata possibile. Non avevo nessuna intenzione di piangere. – Fa buon viaggio. E divertiti – le dissi, sorridendole, mentre mi trascinava in un goffo abbraccio.

– Tieni Arianna fuori dai guai... Ha un'attrazione naturale per quelli –

– Lo farò – sussurrai allontanandomi e tornando verso Arianna, lasciando ancora spazio alla famiglia per gli ultimi saluti.

– Chiamaci appena arrivi. E non preoccuparti del fuso orario – le raccomandò la madre e Irene annuì, sorridendo e mettendosi le mani nella felpa senza maniche.

Il suo sguardo era completamente perso e sapevo bene chi stava cercando, con tanta speranza e dolore.

– Non l'ha neanche salutata – commentò Arianna incrociando le braccia e facendo una smorfia. Probabilmente anche lei aveva capito a chi stava pensando sua sorella.

Non era poi così difficile.

– Magari stargli lontano le farà bene. In Canada c'è tanta bella gente –

– Se non ci tenesse così tanto lo avrei già squartato vivo – continuò Arianna, ignorando quello che avevo detto. – Quello stronzo egocentrico che non è altro. Cosa gli costava dirle un "ciao" o un "buon viaggio". Credo che le sarebbe andato bene anche un insulto al posto del silenzio assoluto... Bastardo –

Sospirai, guardando Irene e pensando a quanto doveva essere difficile per lei. Francesco era sempre stato il suo migliore amico, erano inseparabili e dove andava uno andava anche l'altro. Poi ad un tratto lui si era allontanato, iniziando a prenderla in giro per poi passare ad ignorarla.
Era veramente un miracolo che Arianna non gli avesse ancora tirato in manrovescio.

– Si mamma. Se vorrai parlare anche con la mia tutor ti farò parlare. E ti farò conoscere anche la famiglia in cui sto andando. Ti chiamo con Skype, così puoi assicurarti che non siano dei serial killer –

– Potrebbero esserlo benissimo, anche con un aspetto per bene – commentò Melissa, dando un bacio sulla fronte alla figlia.

La voce all'interfono sovrastò il vociare nell'aeroporto annunciando che il volo per il Canada sarebbe partito a breve e che tutti i passeggeri dovevano salire a bordo.

Demmo un ultimo saluto a Irene prima di vederla percorrere il corridoio per prendere il volo e andarsene da qui, almeno per un anno. 

Come Neve D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora