Cap. XLIX- PROLOGO

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Il cuore è come il palmo della mano,
gliene serve un altro per battere come si deve
(Comeprincipe, Twitter)


Presi la fetta di pandoro con su la crema fatta a mano da Maura e andai a sedermi accanto a Luca, preso a leggere un libro di cui mi ero scordata il titolo poco dopo che me lo aveva detto.

Notai che mio padre, seduto ancora al tavolo aperto a parlare con i genitori di Luca, mi lanciava un'occhiata non del tutto contenta ma decisi di non dargli peso.

Quando gli avevamo detto che ci eravamo messi assieme aveva fissato Luca per cinque minuti in silenzio, aggiudicandosi il primo posto come genitore inquietante.

– La crema di tua madre è deliziosa – commentai, gustandomi in maniera un po' troppo esagerata quella fetta di dolce.

Luca mi lanciò un sorriso malizioso, allungando la mano e facendo scorrere il pollice sotto il mio labbro. – Ti è rimasta un po di crema qui – disse, portandoselo alla bocca e sorridendo.

– Ti ricordo che mio padre può vederci – commentai, sottovoce.

– Questo non è nulla in confronto a quello che vorrei farti – ammise, avvicinandosi in maniera pericolosa al mio orecchio.

Il suo fiato caldo mi pizzicò la pelle del collo e quando le sue labbra si posarono sopra la carotide mi sfuggì un gemito. La sua lingua iniziò a muoversi lentamente e con esperienza, e dovetti mordermi la lingua per evitare di emettere suoni troppo alti e che avrebbero fatto girare mio padre.

Ma noi eravamo di spalle alla cucina, e dubitavo che qualcuno avesse potuto vedere qualcosa a meno che non si fosse alzato.

La sua mano si spostò sulla mia coscia, sulle autoreggenti nere che portavo per non lasciare le gambe nude, e iniziò a risalire mandandomi scosse di energia in tutto il corpo.

Spostò la gonna rosso scuro del vestito mostrando l'elastico di pizzo delle calze e lo vidi sgranare gli occhi. – Tu vuoi uccidermi – commentò, fermando la mano e la bocca.

Sorrisi, compiaciuta che la scelta dei miei vestiti ( due ore davanti all'armadio con Arianna in Skype) fosse stata di suo gradimento.

– In effetti mi piace molto provocarti – ammisi, senza remore, mentre prendevo coraggio e facevo scorrere le dita sopra il tessuto troppo stretto del cavallo dei suoi pantaloni. – Mi eccita – continuai, facendogli emettere un gemito basso e roco.

– Ti amo Sofi –

Abbassando lentamente la zip sorrisi. – Lo so, ma non per questo smetterò di torturarti –

– Se è questo genere di tortura penso di poter sopravvivere – commentò, portando indietro la testa e sgranando gli occhi mentre mi abbassavo e facevo scorrere la lingua sul tessuto dei suoi boxer.

La sua mano mi strinse leggermente i capelli, incitandomi ad andare avanti. Ma, per quanto avessi voglia di farlo, eravamo nel mezzo del pranzo di natale, con le nostre famiglie nella stanza accanto e la possibilità di essere visti da Maria o Simone. E quella bambina aveva un tempismo pericoloso.

Mi ritirai sui, sorridendogli e cercando di sembrare innocente mentre le sue mani si fiondavano tra i miei capelli e le sue labbra si incollavano alle mia.

La sua lingua mi picchiettò il labbro inferiore, chiedendomi l'accesso e non potei fare altro che concederglielo.

– Se non ci fossero i nostri genitori tu saresti già nuda e sul mio letto –

– Mi piacerebbe – dissi, senza esitazione.

Prima che potessi rendermene conto ci trovammo sdraiati sul divano, lui sopra di me con i corpi che continuavano a scontrarsi provocandoci scosse di piacere che non potevamo esprimere come volevamo.

Il libro che stava leggendo Luca cadde a terra in un rumore sordo e ci bloccammo, terrorizzati che qualcuno potesse vederci.

Non volevo che mio padre ammazzasse il mio ragazzo. – Forse è meglio rallentare – ansimai, a pochi centimetri dalle sue labbra carnose e rosse. Per quanto difficile dovevamo assolutamente mettere un freno o non sarebbe finita bene. 

– Forse –

Gli sorrisi e gli scoccai un ultimo bacio prima di alzarmi e darmi una veloce sistemata.

– Ti amo – sussurrai, riabbassandomi a baciarlo.

Lui sorrise trattenendo il mio volto vicino al suo. – Non credo che mi stancherò mai di sentirtelo dire –

– Non credo che mi stancherò mai di dirtelo – replicai, allontanandomi da lui per andare in bagno. Ne avevo bisogno se volevo fare finta di niente mentre mi risedevo a tavola e finivo il dolce, ancora integro, sul tavolino davanti al divano.

Sempre che Luca non lo finisse prima.

Quando ritornai a tavola, senza capelli arruffati e con il lucidalabbra a camuffare il gonfiore delle labbra, mio padre mi guardò con aria sospetta mentre Maria venne a sedersi in braccio alla sottoscritta.

– Le metti il vestito? – mi domandò, passandomi la Barbie e l'abito della Bella e La Bestia.

Annuii, e dandole un bacio sulla testa, infilai l'abito alla sua bambola. – Che bella. Come si chiama? –

– Belle, come la principessa. E ho anche Aurora e Ariel. A te piacciono le principessa? –

– Si, mi piacevano molto quando avevo la tua età –

Sorrise, mettendo seduta Belle e accarezzandole i capelli castani di stoffa. – Allora un giorno, invece di stare con Luca, guardi un film con me? –

– Volentieri – mi abbassai, arrivando fino al suo orecchio. – Ma non so se Luca mi lascia guardare il film –

– Lo convinco io – cinguettò, allegra.

– Allora, se ci pensi te, non c'è problema –

Luca rientrò in cucina, i capelli scompigliati e i pantaloni allacciati, e senza un'erezione evidente grazie al cielo. Sarebbe stato parecchio imbarazzante davanti ai genitori.

– Ehi Mari, cosa stai dicendo a Sofia? – chiese, fingendosi geloso, e sedendosi accanto a me.

– Sto progettando di rubartela e tenerla tutta per me – ammise la bambina, ridendo e contagiandomi.

A parte le sue apparizioni nei momenti meno opportuni, le volevo veramente bene. Era impossibile non farlo.

– Ah, e così vorresti rubarmi la ragazza? –

Maria annuì, girandosi e abbracciandomi come un Koala. – Si, lei è mia –

– Non credo proprio –

Luca allungò le braccia e iniziò a farle il solletico, cosa che non fu un'idea geniale visto che iniziò a dimenarsi e a tirare gomitate a destra e manca. Due finirono nel mio stomaco, le altre sul tavolo.

– Maria! Luca! – gridò Maura mentre il bicchiere pieno d'acqua si riversava sul tavolo.

Luca smise di fare il solletico alla sorella e mi guardò, prima di scoppiare a ridere.

– Mi dispiace ma' –

Maura alzò gli occhi al cielo, non aggiungendo altro mentre metteva dei tovaglioli per far assorbire l'acqua.

– Comunque Sofia è mia, ricordatelo – bisbigliò Luca a Maria, abbastanza forte perché lo sentissi e il mio cuore esibisse una bella capriola.

Guardai Luca, sorridendogli e non trovando dentro di me la paura che avevo all'inizio, quella paura che mi impediva di vivere per paura di soffrire.

Con Luca.. con lui era tutto cambiato. Io ero cambiata e non sarei più potuta tornare quella di una volta.





FINE. Ciao a tutti! Sono riuscita a finirlo e spero che vi sia piaciuto.
😊

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