Chapter 1

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Ormai è impossibile tornare indietro: è finita! Ho perso tutto!
Chiusa in questa macchina grande più o meno quanto una di quelle limousine nere con i vetri oscurati. Mi sento mancare l'aria, colpa di tutte le emozioni che si sono impossessate di me in questo momento, ma non posso abbassare i finestrini per prendere un po' di fiato perchè rischierei di mettere a repentaglio l'intera famiglia. Potrebbero riconoscermi, essendo che le pattuglie della polizia canadese stanno per strada e fermano ogni macchina sospetta, e poi è sicuro che non potrò più uscire di casa, più probabile ritrovarmi in una galera a quel punto.
Non credo lo stato sopporterebbe l'idea di avere qualcuno che stia collaborando con gli Stati Uniti dal Canada, trasmettendo informazioni private della polizia dello stato agli statunitensi, che gira a piede libero ovunque gli pare e piace. Ed in questi giorni ne hanno imprigionati davvero tanti di infiltrati statunitensi in Canada, con l'accusa di alto tradimento nei confronti dello stato canadese perchè collaboratori con gli Stati Uniti. Tutto ciò da quando lo stato si è accorto della continua collaborazione tra USA e Canada nonostante quest'ultima non avesse dato le autorizzazioni per permettere agli Stati Uniti di agire su suolo canadese.
E a questo turbinio di terrore ed agitazione nel timore di essere scoperti, se ne aggiungono altri che mi sopraffanno senza che me ne renda conto...
Poi ci sono loro, a cui sono legata solamente con i ricordi oramai...
Mi mancano, più di qualsiasi altra cosa, erano gli unici in grado di tirarmi su il morale e di strapparmi un sorriso ogni minuto che passavo con loro, le uniche persone con cui potevo scatenarmi fino allo sfinimento senza essere giudicata, combinare guai e star certa del loro silenzio: i miei amici.
Sembra che sia passato solo qualche secondo da quando mio padre ha annunciato l'ennesima partenza e quindi l'ennesimo trasferimento.
" Piccola mia, mi dispiace dirtelo ora ed in questo modo ma dobbiamo andarcene di nuovo" e sento il mondo crollarmi addosso.
Ho in testa quella frase e sembra aver lasciato un segno indelebile nella mia mente.
Non so il motivo di tutto ciò, non so perchè io sia costretta a separarmi dalle persone a cui tengo, e non potrò mai saperlo perchè i miei genitori non avrebber il tempo di darmi le dovute spiegazioni.
Davanti a tutti sembra che io abbia la famiglia perfetta ma è più che evidente che non sappiano la situazione in cui vivo fin da quando sono nata.
Sembra che io abbia dei genitori che della loro figlia e dei suoi sentimenti non si importano, per loro esiste solo il lavoro: lavoro prima di tutto. Questo è il loro motto, che a quanto pare in quelle quattro parole racchiude l'essenza dell'egoismo e dell'insensibilità messi insieme, e ora che ci penso sono le esatte definizioni per i miei due genitori: egoista per mia madre ed insensibile per mio padre. Un mix che se affiancato ad altri mix simili si può rivelare fatale!
Ciò che più mi dispiace, però, è vedere lo sguardo freddo e gli occhi lucidi della mia piccola sorellina Jessica. È straziante vedere gli effetti negativi che può avere su una piccola creatura il comportamento di persone cui a quanto pare pensano che i figli siano un intralcio, un errore quando hanno l'anomala, per loro, capacità di provare dei sentimenti.
Forse i miei non sanno neanche cosa vuol dire provare dei sentimenti o, peggio, non sanno proprio cosa siano dei sentimenti!
Fortunatamente io e mia sorella andiamo di comune accordo e, sembrerà strano ma forse facciamo parte dell'1% che possa dimostrare che ciò è possibile, non abbiamo mai litigato; ed è per il forte legame che ci lega e la consapevolezza che abbiamo bisogno l'una dell'altra che sento il cuore rompersi in mille pezzi nel leggere nel suo sguardo disorientamento, paura e nostalgia, sentimenti che una piccola bambina di otto anni non dovrebbe nemmeno conoscere perchè a quest'età si pensa allo svago e a divertirsi con le amichette, non si pensa che da un giorno all'altro possiamo fare i bagagli e abbandonare tutto e tutti per andare a conoscere nuovi climi sociali che potrebbero per giunta non piacerci...
Ma quello che mi fa ancora più male è che per la mia piccola Jessica questa è la prima volta che prova tutto ciò, soprattutto dopo essere nata e cresciuta in un unico posto.
Dai suoi piccoli occhietti grigi, che sembrano essersi incupiti poco poco, riesco a decifrare quello che si sta chiedendo da quando siamo entrati in macchina: PERCHÈ?
Solo sapesse quante volte me lo sono chiesta anche io!
I miei genitori in questo momento stanno seduti sui sedili di fronte a noi entrambi appiccicati ai loro portatili a lavorare, come sempre, ventiquattro ore su ventiquattro presenti solo ed unicamente per il loro lavoro.
Sento una piccola manina toccare la mia spalla, la manina che risconoscerei tra mille altre in tutto il pianeta: quella di Jessica.
Mi guarda con occhi velati di tristezza e amarezza, cercando di ottenere la mia attenzione. Mi tolgo immediatamente le cuffie e la guardo nei suoi occhi di un grigio intenso.
" Dimmi piccola mia" la incito
" Mi abbracci?" chiede a braccia aperta e con gli occhi speranzosi.
" E me lo chiedi pure?" le rispondo accennando ad un sorriso e stringendola tra le mie braccia talmente forte che temo di toglierle il respiro, ma lei ricambia con la stessa intensità.
Poi si stacca lentamente, mi guarda e mi asciuga le lacrime di cui non mi ero nemmeno accorta.
" Non piangere, ti prego! Possiamo aver lasciato amici e quant'altro ma io sono qui con te Kimberly!" afferma con una tale enfasi mia sorella: erano proprio le parole che avevo bisogno di sentirmi dire. Almeno ho ancora una persona al mio fianco che non potrò mai abbandonare, e sono ancora più felice di sapere che anche io sono importante per lei.
" Ti voglio bene!" esordisco sorridendole.
" Io di più! Vali più di tutti i miei amici messi insieme!" esclama fermamente e sicura di quello che dice.
Vorrei solo che lei non debba passare tutto ciò che ho passato e sto passando io, ma non si può fare...

Hate To Love {COMPLETATO}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora