Chapter 36

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5 anni dopo...
Richard's Pov
" Complimenti Cooper, il sergente Anderson mi ha riferito del tuo eccellente addestramento, ti avrebbero promosso se fossi stato un militare"
Mi trovo nell'ufficio del capo, seduto sulla sedia di pelle nera che si trova a destra e difronte alla scrivania di mogano dietro la quale siede colui che manda avanti tutta l'agenzia.
" Grazie, signore" rispondo educatamente
Lui mi scruta per qualche secondo facendo toccare i polpastrelli delle mani tra loro. Non è cambiato di un millimetro dall'ultima volta che l'ho visto, ossia prima di partire per il militare. Lo sguardo autoritario sempre presente per delineare il suo viso, gli occhi scuri come la pece ed i capelli grigi portati corti, rasati.
Non dirò che incute timore solo a chi lo incontra per la prima volta, lo incute persino a Sam e Christofer, che sono in grado di ucciderti con un solo sguardo. Addirittura quando si complimenta con qualcuno per il lavoro ben svolto fa paura il capo.
" Come si sente?" chiede poi premurosamente di punto in bianco.
Sento un cipiglio prendere forma sul mio viso... che significa come sto?!
" Mi scusi" una risatina carica di tensione rimbomba nella stanza " Non capisco cosa vuole dire" ammetto sistemandomi meglio sulla sedia
In realtà so dove vuole andare a parare...
Mi guarda dinuovo e potrei giurare che stavolta il suo sguardo è la personificazione della pietà e dell'apprensione, non dovrebbe sorprendermi dato che tutti lo fanno non appena mi intravedono, ma da parte sua non me lo sarei mai aspettato.
" Sono passati cinque anni, agente Cooper" mi ricorda
" Oggi sono cinque anni esatti" rispondo
Ed il pensiero che sono uscito con i risultati migliori dall'accademia militare non mi passa nemmeno per la testa; oggi, inoltre, faranno la cerimonia di benvenuto nel militare ed io dovrei essere orgoglioso di tutto il mio duro lavoro e dei conseguenti risultati.
Dovrei appunto...
Continua a tornarmi in mente la scena agghiacciante di quel pomeriggio, nitida nei miei ricordi come fosse accaduto ieri...

Flashback
Vedo Occhietti Azzurri parlare insieme ad un uomo grande di età e cerca di nascondere il suo entusiasmo ed il suo sorriso raggiante che minaccia di apparire davanti agli occhi dell'uomo.
" Jason" esce dall'edificio con una cera decisamente migliore della nostra, d'altronde lui era stato preso in ostaggio solo stamattina " Chi è quello con cui parla Kimberly?" gli chiedo.
So che ha collaborato con loro per tutto questo tempo, quindi credo sappia di chi si tratti.
" Oh quello è il capo della CIA" dice con nonchalance per poi spalancare gli occhi rendendosi conto di quanto abbia appena detto
CAPO DELLA CIA?!
Boccheggio in cerca di aria.
Non è possibile.
" Kimberly è un'agente della CIA?!" domando incredulo ed ancora sotto shock
Jason mi guarda preoccupato: non avrebbe dovuto dirlo stando alle regole dell'agenzia di spionaggio più importante di tutto il mondo. " Oh. Mio. Dio!" esclamo tutt'ora incredulo per la notizia appresa.
" Sono due anni ormai" mi spiega " È stata lei che mi ha mandato in galera" mi dice senza più filtri ormai guardandola divertito.
E lui lo sapeva da quanto?!
" Poco dopo essermi trasferito a casa sua l'ho scoperto" rispondendo alla mia domanda che, senza essermene accorto, ho fatto ad alta voce " Aveva bisogno del mio aiuto per scovarlo" indica con un cenno del capo un furgone blindato dove intorno vi sono una decina di militari.
Non semplici militari: sono del DISS!
Immagino lì dentro ci siano Fletcher e la gallina strozzata, Juditte. Quella ragazza è davvero insopportabile, ma non avrei mai e poi mai detto fosse la figlia del più pericoloso criminale su tutta la faccia della Terra.
E la mia Kimberly l'ha fatto fuori...
Torno a guardarla con ammirazione: quello scricciolo di un metro e settanta ha fatto fuori un criminale in un modo talmente astuto che persino io quando l'ho vista dalle telecamere che Fletcher aveva riattivato sono rimasto di stucco.
' Così tu almeno la vedrai morire con i tuoi stessi occhi' testuali parole di Fletcher.
Peccato che avesse torto, è stato lui a vedere la morte venirgli incontro non appena ha sentito gli elicotteri arrivare.
Avrei voluto ridergli in faccia.
Ah, e credo proprio dovrò complimentarmi con Kim per come ha ridotto Mike.
Aspetta un attimo...
" Mike che ci faceva qui?" chiedo ad un Jason che mi guarda sbalordito non appena pongo la mia domanda.
Parlando del diavolo... Come per magia arriva una barella sulla quale giace il suo corpo senza vita: due colpi al torace, uno alla gamba sinistra ed uno al braccio destro. È morto senza che gli sia stato toccato un organo vitale. Com'è possibile?!
" Allora era lui la talpa..." sussurra Jason ancora incredulo
" Anche lui era un agente della CIA?!" quante altre cose non so?!
Jason annuisce e poi mi spiega come mai sia morto nonostante non sia stato colpito né alla testa né al cuore: proiettili neurostimolatori con barbiturici al loro interno. Quattro colpi significano una dose quadrupla di sedativi che circola nel sangue, dunque morte per overdose.
" Doveva comunque essere giustiziato per aver tradito la CIA ed in generale gli USA aiutando Fletcher" conclude infine.
Dunque Kimberly ha solo anticipato la sua condanna a morte.
In effetti ricordo di averla vista dai video di sorveglianza mentre gli sparava. È successo poco dopo aver sentito il finto sparo di Fletcher. Doveva colpire la mia nuca, ma ha cambiato la traiettoria di proposito. Che volesse testare se Kim davvero non tenesse più a me? Beh, direi che abbia avuto una risposta bella e buona.
Mi giro verso il mio amico, ma lui si sta dirigendo verso Kim ed il capo della CIA.
Anche lui sembra trattenersi dall'esultare davanti quell'uomo, esattamente come Kimberly, come se volessero restare seri davanti ai suoi occhi.
Poi la vedo sorridere a Jason ed abbracciarlo affettuosamente ringraziandolo di tutto il lavoro che ha svolto.
Scioglie l'abbraccio e si dirige verso il furgone blindato accerchiato dagli uomini del DISS che al solo vederla si spostano dirigendosi verso il loro capo, Liam Rogers, che sta conversando con il capo della CIA.
Ritorno con lo sguardo al furgone sul quale è salita Occhietti Azzurri, ma la vedo camminare verso gli sportelli sul retro: ora gli sguardi di tutti sono su quel furgone, compresi quelli dei genitori, della sorella e del nonno, e lei rendendosene conto si chiude dentro.
" Ma le è andato di volta il cervello?!" chiede adirato e preoccupato nello stesso tempo lo stesso poliziotto con la quale stava parlando quando io ero andato a trovare Jason in caserma. Credo si chiami Sam, almeno così era scritto sulla targhetta della sua divisa.
Si sente una voce femminile gridare su quel furgone.
Poi succede l'inimmaginabile...
Fine Flashback

Hate To Love {COMPLETATO}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora