Chapter 18

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Io e Jason siamo arrivati a scuola un po' troppo in ritardo oggi in quanto il signorino non si voleva svegliare.
" Dai non è colpa mia se c'è traffico!" si continua a scusare ridendo
" Ho detto che sei perdonato, se lo ripeti un'altra volta giuro che ti caccio di casa"
" Sissignora!" fa il gesto dei militari e mi viene da ridere finchè non lo vedo guardare qualcosa con una faccia che sembra preoccupata." Non ti girare per favore"
Mi giro verso il mio armadietto e alcuni ragazzi e ragazze si avvicinano sogghignando.
" CHE SIGNIFICA?" grido rivolgendomi a loro.
Hanno scattato una foto al finto bacio mio e di Richard e ci hanno messo tanti cuori rossi con su scritto: Nell'odio c'è amore!
" Perchè non vi mettete insieme stareste così bene!" dicono alcune ragazze mentre altri ragazzi mi chiedono di dare un bacio anche a loro.
Io invece ho un'idea di chi possa essere stato...
Mi dirigo all'armadietto numero 584 e lo vedo guardare la foto sorridendo.
" Volevi vendicarto con questa scemata eh?" gli grido contro schifata
" Piano, non sono stato io quello che ha fatto questa foto"
" Non la foto, ma il foglio sì! E sai quanto io ti odi ecco perchè lo hai fatto"
" Non mi abbasserei a tanto, sono più diabolico di così"
" E pensi che ti creda con quella faccia da prendere a schiaffi che hai?"
" Come te lo devo dire che non sono stato io? In francese?"
" Oh, guarda che se vuoi ti posso dire tante di quelle cose in francese che tu nemmeno immagini, tanto con la tua deficienza non arriveresti a capirle"
" Pensi davvero che io possa fare certe cose? Sai di quanto mi importi di te?"
" Le frottole sai a chi le vai a raccontare signorino IoSonoIlTop"
" Anche tu di frottole ne sai raccontare vedo"
" IN PRESIDENZA!" grida il professore di canto. Evidentemente avrà sentito le nostre grida...
Veniamo accompagnati in presidenza  dal professore che tira un ceffone dietro alla testa a Richard e poi gli dice qualcosa talmente piano che non lo riesco a sentire.
" Signorina Blaze, perchè dà retta ad uno come lui?" chiede poi il professore con tono dispiaciuto e deluso allo stesso tempo.
Il professore bussa alla porta e la preside acconsente a farci entrare.
" Dinuovo in presidenza voi due, eh? Ho visto dalle telecamere che steste litigando. E voi sapete quanto fastidio mi dia vedere litigare i miei alunni a scuola attirando l'attenzione persino dei più piccoli che possono prendere esempio da voi"
" Se il signorino non avesse appeso quei fogli non sarebbe successo nulla"
" Ancora! Non sono stato io!"
" Signorina Blaze, se Cooper le ha detto di non esser stato lui cosa continua a prendersela"
" Vorreste dire che vi fidate di ciò che vi dice?"
" Basta! Oggi pulirete tutto il teatro e tutti i laboratori per punire il vostro comportamento, e ringraziate non vi dia una bella nota disciplinare!"
Usciamo entrambi dalla presidenza e passano un gruppo di ragazzi a cui non faccio caso finchè uno di loro non parla.
" Vedi che ti è piaciuto il mio foglio bella biondina" ma certo! Matt...
Il tempo di girarmi dall'altra parte e Richard sparisce dalla mia vista, o così sembra dato che sento qualcosa sbattere contro un armadietto.
Vedo Richard tenere Matt per il colletto della camicia e subito li stacco con tutta la forza che ho.
" Ma sei pazzo? Vuoi percaso prenderti la tua terza nota disciplinare e rovinarti questo tremestre?" dico rivolgendomi a Richard
" È stato lui a mettere quei fogli"
" Lascia stare per ora, poi quando uscite da scuola puoi fare tutto quello che vuoi ma ora calmati per favore perchè non voglio finire di nuovo da quella psicopatica per essermi intromessa, okay?" annuisce scocciato " Promettimi che finchè non usciamo tu non ti avvicini nemmeno"
" Te lo prometto" alza gli occhi al cielo
" Grazie" gli sorrido e lui rimane di stucco.
Non ci posso credere! Sono riuscita a fermarlo! E chi se l'aspettava?
                                                             * * *
Anche questa giornata scolastica è finita ed io mi dirigo verso il teatro intenta a pulirlo come mi ha ordinato la preside e poi mi tocca fare anche i laboratori. Bel guaio, e chi va a prendere Jessica?
OMMIODIO! JESSICA! Chi la va a prendere? Non posso farla aspettare.
Corro verso l'armadietto di Jason sperando sia lì, così gli do la chiave di casa e della macchina in modo da poter prendere Jessica.
Mentre corro sbatto con la spalla contro la spalla di ... Richard
" Dove corri?" chiede
" Devo andare a far prendere mia sorella"
" Aspetta!" mi ferma" Tua sorella va alla Elementary School?"
" Come lo sai?"
" Va in classe con mio fratello. Senti a me lo va a prendere Jason, può prendere anche Jessica tanto deve andare a casa tua anche lui, no?"
" Sì! Ma lo faccio andare con la mia macchina"
" Sei sicura?"
" Sì, aspettami nel teatro arrivo subito"
Riprendo a correre verso l'armadietto di Jason e non appena lo vedo lo chiamo.
" Dimmi Kimberly"
" Mi vai a prendere anche Jessica, vai con la mia macchina, io poi prendo un taxi non preoccuparti"
" D'accordo"
" Grazie, a stasera"
Scendo le scale fino ad arrivare all'ultimo piano e poi vado verso il teatro. La scuola è già vuota e i bidelli stanno già pulendo le classi.
Arrivo nel teatro ma non vedo Richard, mi guardo intorno eppure non c'è.
Non se la sarà per caso svignata il demente?!
" Richard? Ci sei?" magari sarà andato nel laboratorio, e meno male che gli avevo detto di venire nel teatro.
Vedo che sul palco ci hanno lasciato stracci, secchi d'acqua e mazze per lavare a terra. D'accordo, prima vediamo il lavoro che c'è da fare: pulire il palco, le porte, le quinte ed i braccioli delle sedie. Sembra poco, ma il pezzo grosso sono il palco e le quinte. Poi vengono i laboratori...
Metto le cuffie e faccio partire la riproduzione casuale in modo da non stare sempre a perdere tempo a cambiare canzone.
Inizio col pulire la porta d'entrata di legno, così prendo lo spray e ne spruzzo un po' sullo straccio ed inizio a pulire. Non hanno nemmeno messo uno sgabello od una scala: sono alta, ma non tanto da arrivare fino alla parte superiore della porta.
Metto le mani sui fianchi e studio velocemente un modo per arrivare fino a sopra, ma sembra non essercene uno.
Sento qualcuno togliermi lo straccio dalla mano e mi giro di scatto vedendo Richard guardarmi con quell'espressione in stile: lascia fare a me.
" Non è colpa mia se non sono altissima!"
" Le svedesi sono tutte alte!"
" Sono alta, non due metri, ma sono alta"
Riprendo a lavorare ed inizio a pulire i braccioli delle sedie, una passata veloce e via.
Dopo circa cinque minuti Richard viene ad aiutarmi con le sedie in modo da essere più veloci, e infatti dopo una mezz'oretta circa abbiamo fatto tutti i braccioli delle 1750 sedie.
" Ora dobbiamo fare il palco e le quinte: tu fai il palco ed io mi occupo delle quinte, okay?" spiego
" Perchè il palco?"
" Se vuoi fare specchi, armadi, sistemare trucchi eccetera ti cedo volentieri il lavoro"
" Che devo fare qui sul palco?" chiede sospirando
" Prima spazza per terra e poi lava tutto, una volta finito vieni a spazzare e lavare per terra dove ho finito io" accetta e ci rimettiamo a lavoro.
                                                                 * * *
Sono le otto di sera passate e sono contenta di aver finito di pulire tutto, anche se in cinque ore, per bene.
" Richard aspetta" lo fermo prima che se ne vada
" Ti volevo chiedere scusa per stamattina, ma ero arrabbiata per i fogli e mi sono comportata da sciocca. Mi dispiace" mi scuso con lui che sorride e non capisco il perchè
" Sei carina quando chiedi scusa" aspetto una sua risposta alle mie scuse che non tarda ad arrivare " Non ti preoccupare, ti chiedo scusa anche io per come mi sono comportato. Vuoi un passaggio?" mi chiede indicando la sua McLaren bianca.
" E ti volevi fare un giro sulla mia M4?" chiedo sbalordita
" È l'ultima macchina sportiva che mi resta da provare" alza le spalle " Allora?"
" D'accordo, grazie" salgo in macchina e resto meravigliata dalla pulizia che c'è qui dentro. Nemmeno un granello di polvere!
" Dove andiamo?" mi domanda svegliandomi dalla mia fase di incantamento
" Arriva alla parte Est in periferia" mette in moto e d'istinto sorrido sentendo il rumore della marmitta... Lo amo quel suono!
" Scusami" dice di punto in bianco Richard mentre restiamo fermi nel traffico.
" Per cosa?" domando accigliata
" Scusami se ieri ti ho costretto, in un certo senso, a baciarmi anche se per finta" mi guarda negli occhi e sento qualcosa muoversi nel mio stomaco. Non quella sensazione di vomito... qualcosa di più simile ad uno sfarfallio.
" No- n- non fa nulla" sbatto le palpebre due o tre volte e sposto lo sguardo verso il grattacielo tutto illuminato che mi ritrovo alla destra.
" Perchè sei venuta qui a New York?"
" Per il lavoro dei miei" rispondo semplicemente
" Che lavoro fanno?"
" Azienda Google" per la prima volta in vita mia so rispondere a questa domanda.
" Allora hai già la strada spianata per il futuro"
" No, non lavorerò con loro" nego con la testa
" E cosa vuoi fare? Attrice? Cantante? Ballerina?" nego con la testa a tutte e tre i lavori che menziona
" Militare"
" Ma tu pensa..."
" Cosa?" finalmente qualcuno che non si meraviglia della mia risposta, così mi giro verso di lui che guarda davanti a sè in un punto indefinito
" Piacerebbe fare anche a me il militare"
" Perchè?"
" Non per la patria, ma per orgoglio personale. Voglio diventare il mio stesso eroe. E poi adoro quegli sguardi che lancia la gente quando vedono un militare tornare a casa. I bambini ti guardano con quegli occhi sognanti, mentre gli adulti come fossi l'eroe degli Stati Uniti"
" Leggi nella mente o cosa?"
" No, perchè?" chiede ridendo
" È lo stesso motivo per cui voglio farlo anche io"
" Non dici sul serio!" mi riguarda negli occhi ed io faccio lo stesso
" Sì invece. Ed è uno dei motivi per cui sono così determinata, perchè se non vai determinato in battaglia non torni a casa. E così è un po' con la vita: se non l'affronti con determinazione non raggiungi mai la tua meta" spiego mentre penso a me vestita con l'uniforme che ritorna a casa dalla guerra e tutti ti guardano come fossi un'idolo.
                                                            * * *
Siamo finalmente arrivati davanti casa e Richard la guarda esattamente come la fissava Jason l'altra sera.
" Vuoi entrare a salutare Jason?" gli chiedo sorridendo alla sua faccia
" Certo che sì!" afferma scendendo immediatamente dalla McLaren.
Suono il campanello e mi apre una Jessica con tutti i capelli spettinati e tanto di sorriso.
" Che combinate voi due?" chiedo guardandola sospetta
" Battaglia di cuscini" risponde lei abbracciando le mie gambe " Difendimi da Jason"
" Jason! Vieni fuori dal tuo nascondiglio che c'è Richard che ti vuole salutare" grido in modo da farmi sentire, ma non esce comunque.
Così mi avvio verso le scale che portano alla cucina e all'ultimo gradino, senza farmi nè vedere nè sentire gli tiro un cuscino in faccia e lo sento ridere.
" Muoviti pazzoide!"
" Richard amico mio!" si salutano battendo il pugno.
" Ti diverti qui, eh?"
" Sì, c'è Jessica che anche se è piccolina e magrolina ha così tanta energia che sembra non finirle più!" si mettono a ridere tutti e tre ed io salgo sopra a farmi una doccia veloce e cambiarmi.
Una volta scesa trovo Jessica, Richard e Jason seduti al tavolo che non appena mi vedono scendere le scale si zittiscono, come stessero parlando di qualcosa che non volevano io sentissi. Tra i tre il mio sguardo cade su Richard, e sembra che lui abbia fatto lo stesso: lo vedo scannerizzarmi da testa a piedi in silenzio.
" Che c'è? Qualcuno vi ha tagliato la lingua?" soezzo il silenzio che regnava in stanza distogliendo lo sguardo dal ragazzo dagli occhi magnetici.
" Ti stavamo aspettando" risponde Jason, tirando una gomitata all'amico per fargli smettere di fissarmi indiscretamente
" Come mai?" chiedo prendendo una bottiglia di acqua fredda e iniziando a berla come fossi un cammello.
Improvvisamente suona il campanello e guardo l'orologio appeso al muro. Chi mai può essere alle dieci meno venti di sera?
Vado ad aprire e mi ritrovo Mike appoggiato al cornicione della porta.
" Mike, che succede?" entra in casa e non appena vede Jason e Richard si irrigidisce e li saluta forzatamente con un cenno della testa.
" Ti devo parlare" mi avverte a bassa voce e capisco che si tratta di qualcosa riguardante la CIA.
" Andiamo sopra" lo esorto ed insieme ci dirigiamo verso la mia camera.
Mike si siede sul letto ed io chiudo la porta in modo che nessuno senta nulla.
" Oggi è arrivata una chiamata al capo e indovina da parte di chi?"
" Fletcher"
" Esatto: ha chiaramente detto che se non molli immediatamente il caso verrà a cercarti e stavolta non avrà compassione nè di te nè degli ostaggi che prenderà. Cos'hai intenzione di fare?" chiede incrociando le braccia al petto e guardandomi con uno sguardo severo
" Si può localizzare il posto da cui è arrivata la chiamata? Mi serve Sam"
" Oh signore! Kim! Mi senti quando ti parlo?" sembra piuttosto alterato eppure non alza la voce.
" Sì, ma non mi faccio fermare da una minaccia di un vecchio che se la prende con gli altri perchè lui nella sua vita ha fallito mentre gli altri sono saliti"
" Ma non capisci con chi hai a che fare?"
" Con George Fletcher: 64 anni, una figlia ancora non identificata, un fratello ucciso da Jason Smith e con sè una grande schiera di assassini professionisti. Caso di priorità numero 2" riassumo con tono di sfida
" Ascoltami bene" mi prende per le spalle e mi guarda dritto negli occhi " tu sei la persona a cui tengo più di qualsiasi altra cosa, e non solo come amica. Non voglio perderti per colpa della tua testardaggine, okay?" detto questo esce dalla stanza e sento sbattere la porta di casa quando esce.
TESTARDAGGINE?! La mia è testardaggine? Beh, mi spiace Mike ma non è colpa mia se nella vita io sono DETERMINATA a differenza tua.
Scendo giù per buttare la bottiglia che schiaccio mentre scendo le scale in fretta e con rabbia.
" Che cos'ha Mike che è andato via sbattendo la porta?" chiede tranquillamente mia sorella
" Testardaggine" continuo a borbottare e scuoto la testa.
" Kim! Ci sei?"
" Ha che adesso pensa di poter farmi da padre" grido dal piano di sopra sbattendo la porta di camera mia e buttandomi sul letto esasperata.
Testardaggine... È così che lui la chiama? Tutto sono fuorchè testarda. La persona tesdarda è quella che nonostante sia in torto continua impassibile per la sua via. Ed io NON sono in torto! È il mio lavoro!

Hate To Love {COMPLETATO}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora