Chapter 24

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Una volta tornata a casa insieme a Jason decidiamo di chiamare Emily e Mariah per vedere cosa vogliano che faccia. Dovrò andare a farle visita o no?
Faccio partire la chiamata a Mariah e metto il vivavoce in modo tale che possa sentire anche Jason.
Due, tre squilli... quattro squilli... niente. Secondo me loro vedono il mio nome sul display e non rispondono apposta perchè è impossibile che tra tutte le volte che le chiami siano entrambe troppo impegnate per rispondermi. Forse mi conviene chiudere.
E proprio mentre sto per perdere le speranze sento una voce rispondere.
<< Pronto?>>
<< Mar sono io>>
<< Ah! Ciao Kimberly>> KIMBERLY?! Sono improvvisamente diventata un'estranea che non mi chiama più Kim? Il sorriso mi si spegne all'improvviso
<< Come va? È da un po' che provo a chiamare sia te che Emily ma non mi rispondete. È successo qualcosa?>> chiedo un po' preoccupata
<< Nono, stiamo benissimo. Sai com'è la scuola...>> mi risponde Emily
<< Hey, Emily! Non sapevo ci fossi anche tu>>
<< E tu lì a New York?>> domanda Mar
<< Abbastanza bene, è un po' stressante la scuola. Ma del resto ve benone>>
<< Okay>>
Ma cos'hanno che mi rispondono così? Jason mi guarda con sguardo interrogatorio ed io non so davvero cosa pensare.
<< Ragazze, sicure che non vi abbia chiamato in un momento sbagliato?>>
<< Nono, perchè?>> risponde Emily
<< Non so, sembrate... stanche?>> è più una domanda che un'affermazione
<< No>> negano in coro
<< Non mi sembra... vi state comportando in un modo strano. C'è qualcosa che non va?>>
<< No>> risponde Mar
<< Cosa te lo fa pensare?>> chiede Emily
<< Non so... partiamo dal fatto che non abbiate risposto da mesi ad una mia chiamata, dal fatto che non siate così entusiaste di sentirmi, non mi avete fatto sapere nulla per le vacanze di Natale, mi rispondete in monosillabi e mi chiamate Kimberly>> elenco tutto d'un fiato. Sono proprio curiosa della...
<< Si beh, un po' come hai fatto tu con Mike>> ribatte acida Mar
... risposta
<< CHE?!>> come sanno? E cosa pensano sia successo?
<< Senti, Mike ci ha parlato della vostra litigata. Quindi siccome ti vogliamo bene smettila di fare la testarda e fai ciò che ti dice>> rimango spiazzata dalla risposta secca di Emily
<< Ragazze, vi rendete conto di quello che state dicendo?!>> mi passo una mani tra i capelli accigliata. Volgo lo sguardo verso Jason che è preoccupato tanto quanto me su cosa Mike possa aver detto loro. E poi da quando Mike chiama Emily e Mariah? Non si è mai fatto vivo nei due anni in cui è stato qui a New York.
<< Sì, tu piuttosto ti rendi conto del fatto che tu stia stancando tutti con questo tuo modo di essere? Sempre testarda, solo tu hai ragione... Smettila di fare la bambina!>> continua Mariah trafiggendomi nel profondo.
<< Non ci posso credre! Non sapete nemmeno come stanno le cose e vi permettete di giudicare?! E poi scusate, se tanto vi dava fastidio questo atteggiamento anche prima perchè non me lo avete riferito? Delle amiche non fanno questo?>> Jason alza lo sguardo meravigliato da ciò che ho detto
<< Vedi! La testardaggine ti annebbia la mente! E se poi non sappiamo come stanno tutte le cose raccontacele tu!>> mi sfida Emily
<< Non sono fatti che vi riguardano più ormai... sono testarda, vorrei avere comunque ragione o sbaglio?>>
<< No, infatti non ci interessa! Solo il pensiero di come abbia trattato Mike ci fa venire il ribrezzo!>> esclama Mariah
<< Il pesce ed il resto, no?! Sapete un gioco si gioca in due... Quindi io sto al gioco! Addio, se è davvero questo ciò che desiderate!>>
Chiudo la chiamata e lancio il cellulare sul tavolino di vetro. È come se qualcuno mi abbia appena strappato gli organi interni...
" Kim!" mi accorgo solo adesso che Jason mi chiama che delle lacrime stanno silenziosamente rigando il mio viso, lacrime di nervosismo.
" È ancora valida l'offerta per la vacanza con voi?" chiedo con una voce seria
Annuisce e mi abbraccia cercando di consolarmi.
" Ehi, io la situazione so come sta. Tutti e tre sappiamo che hai ragione tu, ma ricordati che l'orgoglio delle persone fa perdere il senno"
" Sì" rispondo alzandomi intenta ad andare in stanza e cambiarmi.
Sono arrabbiata, di solito quando sono nervosa piango. È un pianto da nervosismo e ho bisogno di sfogare la mia rabbia per smettere. Come fare se non andando nella sala allenamenti in caserma?
Mi vesto velocemente mettendo qualcosa di comodo ed esco prendendo solo le chiavi di casa, il telefono, i documenti di riconoscimento e le cuffie.
" Aspetta Kim!" mi ferma Jason " Dove vai?" chiede preoccupato raggiungendomi fuori dalla porta di casa
" In caserma" rispondo entrando in macchina.
* * *
Entro sotto lo sguardo di tutti ed ogni tanto qualcuno mi saluta beccandosi qualche occhiataccia da me. Mai parlare a Kimberly quando è arrabbiata e questi piccoli e nuovi agenti inutili non lo sanno. Mi chiedo cosa li prenda a fare il capo se non fanno nulla: non fanno da guardie, non lavorano sotto copertura, non spionaggiano, non vanno nemmeno più a scuola. Cosa cavolo fanno nella vita?
" Kim" riconosco la sua voce e non so quale forza in questo momento stia esercitando pressione su di me affinchè non gli tiri un ceffone, uno di quelli che gli lascerebbe un bel livido sulla faccia. Mi prende per il gomito e questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
" STAI LONTANO DA ME MICHAEL! Prima impara a dire la verità e a smettre di fare il TESTARDO volendo avere sempre ragione e comandando sugli altri, e poi torna da me! CHIARO?" gli intimo a bassa voce dopo avergli tirato uno schiaffo che gli ha fatto male, anche se non lo dà a vedere.
Tutti si sono girati verso di noi e ci guardano.
" Volete un autografo per caso?" chiedo acida e tutti immediatamente ritornano a fare ciò che stavano facendo.
Mi giro diretta giù verso la sala allenamenti quando vedo Sam ed il capo guardarmi cercando di capire cosa sia successo. Io passo dritto davanti ad entrambi e scendo le scale.
Chiudo la porta della sala allenamenti sbattendola ed inizio a togliermi la giacca. Dove mettono le fasce per le mani?
Mi guardo un po' intorno e poi finalmente le trovo. Sono su una mensola nel bagno, così le prendo ed inizio a metterle stringendole bene sulle nocche. Prima che possa uscire l'occhio cade sulle garze ai polsi. Farà un po' male ma non mi importa, non posso permettere che mi impediscano di sfogare la mia rabbia. Mi metto le cuffie nelle orecchie e faccio partire la playlist in modo casuale.
Il sacco inizia a muoversi già troppo e immagino che tra poco cadrà, quindi mi conviene andare a quello nell'angolo che sono sicura non cadrà essendo attaccato da due ganci.
Tiro pugni più forti che posso, ma ad ogni mio movimento arriva dolore ai polsi, nonostante ciò continuo a colpire il sacco fin quando non sento i polsi cedere. Non posso più andare avanti così.
Mi guardo nuovamente intorno pensando a qualcosa che possa fare che non implichi tirare i pugni... vedo delle pistole scariche e dei bersagli; perfetto!
" Non pensi di aver fatto già abbastanza?"
" No, Sam, no!" rispondo riconoscendo immediatamente la sua voce
" Almeno mi spieghi il perchè di tutta questa rabbia?"
" Io lo sapevo che sarei dovuta rimanere a Toronto! Nulla di tutto questo sarebbe successo..." confesso
" Tutto cosa?" chiede avvicinandosi a me e togliendomi sia la pistola che i proiettili.
Sono costretta a dirgli tutto, e così faccio. Forse parlargli mi farà tranquillizzare un po'.
" Sono contento che tu sia riuscita a contenere abbastanza bene la rabbia, ma se le tue amiche hanno fatto così non pensi che sia arrivato il momento di capire che loro non siano mai state accanto a te per supportarti? Magari avevano iniziato a stare con te a Toronto solo perchè tu avessi fatto amicizia con Mike? Ci hai pensato? Guarda caso proprio quando hanno scoperto che Mike ti adorava hanno deciso di gironzolare intorno a te... Ora che avete litigato danno ragione al ragazzo per cui vanno matte. Mi sembra ovvio" mi fa notare Sam
" Non hai tutti i torti"
" Lo so" dice con atteggiamento vanitoso facendomi ridere e lui mi segue subito dopo. " Adesso fammi vedere questi poveri polsi?" mi incoraggia prendendomi le braccia ed iniziando a sciogliere le garze. " Che ti è successo?"
" Un ragazzo a scuola"
" Ti lasci sottomettere così facilmente?" chiede sorpreso
" No! Primo, non posso farmi riconoscere spiattellando al mondo intero il mio segreto; e, secondo, mi ha bloccato e non potevo fare nulla per difendermi, poi è arrivato Richard e mi ha messo le garze"
" Il ragazzo che odi?"
" Ehm, forse adesso... Tipo noi..." non so come spiegarglielo. Poi ad un tratto lo vedo chiudere gli occhi e alzare la mano in segno di fermarmi.
" Ho capito, non dire altro! Lasciati solo dire che sei strana!" ridiamo insieme " Vado a prendere un po' di pomata, resta ferma qui" annuisco e da brava aspetto dieci secondi letterali perchè poi sento un sorriso farsi spazio tra la mia faccia pensando a Richard.
Sam mi guarda sorridendo e non capisco il perchè... OMMIODIO! Sembravo una di quelle ragazze sdolcinate e innamorate pazze di un ragazzo?
" Non è quello che pensi" telepatia a parte
" E perchè sorridi allora?" faccio spallucce " Perchè solo parlare di questo Richard ti ha fatto cambiare umore velocemente, è una cosa che in pochi riescono a fare con te" evidenzia una cosa che io non avevo mai notato ora che ci penso.
" Già... Comunque grazie per i polsi, senza di te non saprei cosa fare, davvero! Ci si rivede Sam" lo saluto ed esco dalla sala allenamenti sentendomi molto meglio rispetto a prima.
* * *
Appena tornata a casa mi sono fatta una doccia ed ora sto buttata sul letto a guardare il soffitto bianco. Non penso a niente, mi sto semplicemente rilassando... Anzi mi piacerebbe molto essere una ragazza come le altre che potrebbe sfogarsi con la madre o con il padre di ciò che le è successo, ma no. Non posso perchè i miei genitori lavorano come i pazzi non so nemmeno io dove e non sono mai presenti in casa nè per me nè per mia sorella. Ogni volta devo tenermi tutto dentro perchè loro non hanno mai tempo per me e orecchie per ascoltarmi. E come se non bastasse devo fare anche da genitore per Jessica; non che mi dispiaccia, ma io sto assumendo troppi ruoli il che mi provaoca troppo stress e lo stress mi fa diventare nervosa. Ed ecco che quando lo sono divento come un vulcano in procinto di eruttare, meglio che evacuino tutti se preferiscano non rimanere feriti.
Questo lato del mio carattere non piace nemmeno a me, sto cercando in tutti i modi di cambiare ma c'è anche da dire che le situazioni quotidiane non aiutano affatto. Soprattutto oggi, non so grazie a chi o grazie a cosa sia riuscita a mantenermi calma fino alla caserma e per poi finalmente sfogarmi lì.
" Kim!" mi chiama mia sorella " Sono arrivati mami e papi, vieni!" COSA CAVOLO.. Eh?!... Che?!
Scendo le scale e arrivo in salotto dove ci sono Jason ed i miei che si stanno presentando come si deve.
" Ah, Kimberly tesoro! Eccoti qua" si avvicina mia madre a braccia aperte ed io la allontano subito
" Che vuoi?" Chiedo acida
" Salutarti" mi accarezza la testa ed io mi scosto. È incredibile come riescano ad essere ipocriti questi due!
" Non ci avevi avvisato che il tuo ragazzo dormisse qui" prende parola mio padre vedendo mia madre con uno sguardo un po' triste e deluso. Ma per me è una conquista quello sguardo perchè voglio fargli assaporare secondo per secondo il dolore di non essere mai riusciti ad essere presenti per le figlie e le relative conseguenze.
" Non è il mio ragazzo! È un amico!" alzo gli occhi al cielo ed incrocio le braccia.
Vedo Jessica scappare da mamma e poi da papà ogni cinque secondi e poi abbracciarseli. Beata lei che non sa ancora nulla di chi siano questi due ESTRANEI
" Ah! Comunque avete voglia di una bella pizza? Io e la mamma l'abbiamo ordinata una mezz'oretta fa" ci avvisa mio padre e Jessica esulta sotto il sorriso di mia madre.
" Non ho fame!" esclamo il che è una bugia perchè sto letteralmente morendo di fame
" Ma noi..." si spezza il sorriso di mia madre
" La può mangiare Jason la mia pizza, scommetto che per lui non l'abbiate presa dato che non sapevaste fosse qui siccome non ci siete mai a casa"
" Kim tesoro..." blocco di nuovo mia madre. Avrei davvero voglia di tirargli una sberla per come mi ha chiamato.
" Kimberly! Mi chiamo Kimberly!"
" Perchè fai così a papà?"
" PERCHÈ FACCIO COSÌ? STATE SCHERZANDO?!" chiedo incredula " NON CI SIETE MAI A CASA, NON VI È MAI IMPORTATO NULLA DI ME O DI JESSICA E ADESSO PENSATE CHE CON UNA PIZZA RISOLVERESTE TUTTO?" li guardo incredula " Sono sempre stata io quella che è stata accanto a Jessica, che si è sempre presa cura di lei... Dov'eravate voi quando è stata vittima di bullismo i primi giorni di scuola? Dov'eravate quando la sua scuola è stata attaccata? Dov'eravate quando io ho rischiato di essere espulsa dalla scuola per andare a prendere lei tra tutta la massa di genitori che c'erano quel giorno? Dove siete quando io sto male perchè le mie migliori amiche mi hanno abbandonato? DOVE SIETE? DOVE SIETE QUANDO IO HO BISOGNO DI SENTIRE GLI ABBRACCI DI UNA MADRE ED I CONSIGLI DI UN PADRE?" aspetto una loro risposta che come mi immaginavo non arriva " Appunto" dico dopo il loro silenzio.
Salgo le scale in fretta e mi chiudo in stanza sbattendo la porta.
Con che faccia riescono a fare tutto ciò che hanno fatto stasera? Con che coraggio soprattutto?
Pretendono pure che io li rispetti e li voglia bene... Nemmeno se mi pagassero miliardi!
E non mi sento male per ciò che ho detto, perchè so di avere ragione. È ciò che si meritano per avermi fatto soffrire fino ad adesso e per continuare a farmi soffrire fino a non so quando.
Gli amici non possono coprire o prendere il posto dei genitori. Possono essere affettuosi, darti consigli, essere sempre lì per te, ma non potranno prendere il posto di un genitore. Il genitore conosce perfino i tuoi sentimenti più profondi anche se non li dimostri, conosce le sensazioni che provi, i tuoi punti deboli, i tuoi punti di forza, sa come consolarti e come aiutarti. Un genitore presente appunto...
Nessuno può immaginare il dolore di quella spada che mi trafigge il cuore ogni volta che vedo i figli, che siano grandi o piccoli, abbracciare i genitori oppure piangere sulle loro spalle... Insomma avere quella sorta di feeling con i propri genitori, quello che manca a me.
Ho un cuore pieno di cicatrici che non permetto a nessuno di curare anche perchè so che non ne sarebbe in grado. E non se ne parla di riallacciare i rapporti con i miei genitori, o meglio di allacciare i rapporti in quanto non sono mai stati allacciati. Loro sono quei tipi di persone da 24 ore, se non di meno, e via. Fine di tutto!
E, come se non bastasse, continuo ad avere l'impressione che mi stiano nascondendo qualcosa...

Hate To Love {COMPLETATO}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora