Non do nemmeno il tempo di fermarsi davanti l'edificio che apro lo sportello e scendo con il mio M4 tra le mani pronta a far fuori chiunque ostacoli il nostro passaggio. Ho scelto di usare dei proiettili con neurostimolatori e barbiturici per non uccidere nessuno. Siamo agenti della CIA, non assassini a sangue freddo. E non abbiamo abbastanza informazioni sugli uomini da sapere se sono stati costretti da Flatcher, come è successo con Jason, o meno. Meglio l'opzione di sedarli e interrogarli con la macchina della verità, se necessario.
Seguendo le mie orme, tutti gli uomini con me scendono e Liam mi affianca, lui era sul mio stesso furgone, quindi è stato uno dei primi a scendere. Come pattuito, i furgoni accerchiano l'edificio e gli uomini che non verranno con me, puntano le loro armi dritto davanti a loro in modo da poter schivare qualsiasi pericolo proveniente dall'edificio.
A passo deciso e svelto ci dirigiamo verso l'entrata, priva di porta... davvero Fletcher è così tranquillo da far entrare chiunque voglia qui dentro?! Altrochè temerario come lo avevano descritto, direi piuttosto stupido.
Non appena entro vengo affiancata da quattro uomini, tra i quali Liam, che come me hanno il loro M4 puntato davanti ai loro volti.
Il posto è del tutto disperso nel bosco di Pittsburgh, a sette ore da New York: è un palazzo abbandonato mentre era ancora in fase di costruzione: non diresti mai sia il fulcro di un'organizzazione di traffico di armi e droga illegale, oltre che un'organizzazione criminale.
Esattamente come avevo ordinato di fare, trenta uomini si spartiscono in gruppi da dieci nelle tre stanze del primo piano, in cui ci troviamo ora, e perlustrano il luogo. Dopo qualche minuti rientrano segnando il via libera: il piano è vuoto...
Saliamo le scale protette da una misera ringhiera di metallo arrugginito, che al solo poggiare la mano rischierebbe di schiantarsi a terra, ed in fila per due raggiungiamo il secondo piano.
<< Benvenuta nella tana del lupo, Kimberly>> una voce ormai molto familiare raggiunge le mie orecchie e quelle degli uomini con me << O dovrei dire bentornata? Te lo hanno detto che sei già stata qui?!>>
Come sincronizzati, sia io che Liam spostiamo il nostro sguardo sul soffitto, precisamente negli angoli dove avvistiamo delle altoparlanti... ci sta parlando attraverso un microfono dall'ottavo piano.
Faccio segno agli uomini di entrare nelle stanze presenti su questo piano e, mentre le ispezionano buttando giù ogni porta, con gli altri uomini ci dirigiamo verso il terzo piano.
Fin'ora non c'è stata anima viva in questi due piani, ma non prometto niente per i prossimi: alzo la mano in aria ed immediatamente si fermano tutti. Sono sull'ultimo gradino delle scale e prima di oltrepassare la soglia che mi permetterà di entrare nel terzo piano sento qualcosa: un respiro.
Che il gioco abbia inizio!
Con il calcio dell'M4 colpisco l'uomo che mi aspettava al lato della porta sullo zigomo facendogli voltare bruscamente il viso. Dietro di me prendono la mira e colpiscono: un proiettile. Un grido di frustrazione per essere stato scoperto e dolore per il proiettile ed il suo contenuto riecheggia tra le quattro mura: un proiettile dritto sulla vena del braccio. Mi volto per trovarmi dietro un Liam con il fucile ancora puntato contro l'uomo agonizzante e tanto di fierezza in volto.
<< Questo era il mio con permesso>> rispondo, consapevole che sia lì ad ascoltarmi
Gli uomini lasciati al piano inferiore ci raggiungono affannati; hanno trovato qualcuno e sono corsi indietro non appena hanno sentito il grido dell'uomo. Qualcuno è salvo, per l'orientale che giace a terra privo di sensi ne sono meno sicura. Privo l'uomo degli occhiali e scatto una foto al suo volto inviandola in centrale, sicura che lo identificheranno.
Passi leggeri e quasi impercettibili ci stanno raggiungendo: stupida mossa venirci incontro.
" Ne sento una decina" sussurra Liam
Sorrido e punto il mio fucile in direzione delle scale aspettando che mi vengano incontro, e non appena lo fanno se ne pentono. Forse. Non so se abbiano avuto il tempo per farlo: li ho colpiti non appena mi erano visibili davanti agli occhi.
" Fotografate i volti" ordino mentre salgo le scale, e con la coda dell'occhio vedo gli uomini dell'ultima fila scattare foto per poi inviarle alla CIA.
Quarto piano.
Altri passi.
Altri colpi.
Altri corpi sedati distesi al suolo.
Sedici per la precisione, e tutti e sedici adesso avranno un nome e cognome grazie ai nostri informatici.
<< Direi che mi hai valutato abbastanza bene, Kimberly>> riecco la sua voce << Ma evidentemente non abbastanza da non far beccare il tuo amichetto con le mani nel sacco...>> mi si gela il sangue all'istante
Continuo a camminare come se le sue parole non mi stessero scalfendo per nulla. Ma la mia mente torna a quando Jason mi ha confessato di essere stato costretto da Fletcher ad uccidere il preside, pena: la tua vita e quella dei tuoi cari.
Non avrà fatto del male a Jason!?
<< Non dici nulla Kimberly? Ma davvero?!>>
Non rispondere. Non rispondere. Non rispondere.
Ti sta solo provocando, non dargliela vinta. Fai uscire tutta la tua determinazione.
Siamo arrivati al quinto piano e dire che abbiamo utilizzato metà di tutte le nostre munizioni è poco. Avevo fatto preparare gli uomini a sparare già mentre salivamo le scale, sapevo che Fletcher non si sarebbe arreso così facilmente. Lo sapevo io e lo sapevano tutti i miei uomini. Fatto sta che se contavano di coglierci di sorpresa, si sbagliavano di grosso: nascosti dietro le pareti che ci dividevano, li abbiamo colpiti uno ad uno senza problemi.
Fin'ora il piano si sta rivelando un successo, ma non voglio cantar vittoria. " Ride bene chi ride per ultimo" recita un proverbio. Ed io riderò, eccome se lo farò. Magari proprio in faccia a Fletcher.
<< E se ti dicessi che ho la pistola puntata contro la testa di tuo padre?!>> riemerge dal nulla la sua voce. Stavo iniziando a domandarmi se stessi parlando per davvero con Fletcher non sentendo nessuna minaccia. Ora lo riconosco.
Faccio spallucce prima di aprire bocca e rispondere.
<< Mi faresti un favore se lo togliessi tu di mezzo>> ribatto sentendomi un po' in colpa sapendo che probabilmente ci sono i miei genitori ad ascoltarmi dall'altra parte che probabilmente pensano sia una pessima figlia
<< E che mi dici di tua madre?!>>
<< Oh, come è possibile che tu l'abbia tenuta per seconda?! Sarebbe dovuta essere la prima!>> esclamo recitando in maniera più che realistica.
<< Sì... sapevo non ti importasse molto dei tuoi. Ma so che daresti la tua stessa vita per la tua amata sorellina>> minaccia e sento scattare la sua sicura.
Il cuore mi collassa ma resto comunque impassibile concentrandomi sugli uomini che entrano nelle stanze qui presenti.
<< Saresti davvero così gentile da togliermi un peso del genere di torno?! No puoi capire quanto non sopporti quella bambina! Non è proprio come me, non ha il coraggio e la forza di fare nulla. Devo fare semlre tutto io per lei...>> mento spidoratamente sentendo arrivare la minaccia di un infarto a breve.
Silenzio dall'altra parte.
Perfetto, il gatto gli ha mangiato la lingua... o forse mia sorella.
Dopo l'ispezione delle stanze, vedo alcuni agenti accompagnare tre persone fuori: due ragazze ed un uomo, probabilmente un padre con le figlie. Sono mal ridotti ma nonostante tutto hanno la forza di alzare lo sguardo verso di me, che sono già sulle scale pronta a salire al piano superiore, e sorridono come a volermi spronare a non arrendermi e che loro hanno fiducia in me.
E direi che abbia funzionato: salgo le scale ancora più determinata di prima. Oh se pagherai per ogni tuo crimine, caro Fletcher!
Stranamente, in questo piano non c'è nessuno ad aspettarci pronto a trivellarci di colpi che sarebbero fatali per chiunque si trovi qui senza un adeguato equipaggiamento.
Con l'M4 puntato davanti a me cammino lentamente, mettendo un piede davanti all'ltro con cautela. C'è silenzio, il che rende il mio orecchio ancora più sensibile ai più disparati rumori, persino quelli quasi del tutto impercettibili. Faccio segno di entrare nelle tre camere presenti qui. Ce ne sono due sulla sinistra ed una sulla destra. Fermo uno degli uomini che sta entrando con gli altri nove in uan delle due porte sulla sinistra.
" Entro io" dico facendomi spazio tra gli altri uomini che entrano.
Entrando trovo una grande scrivania in mogano con una piccola lampada e dei fogli su di essa, fogli che controllo scrupolosamente. Sono documenti da firmare per il trasporto via mare di tre grandi casse. Destinazione: Russia. Casse di armi... semza pensarci due volte strappo i fogli in mille pezzi; d'altronde non gli serviranno in carcere...
All'interno della stanza, sulla parete laterale, noto un'altra porta che viene immediatamente aperta per rivelare qualcosa di sconvolgente: c'è una donna riversa a terra, pallida in volto e che riesce a malapena a respirare. Mi inginocchio senza esitazione davanti al corpo tremante della donna.
" Hey" la richiamo facendola tremare ancora di più " Mi chiamo Kimberly Blaze, siamo qui per aiutarti" la rassicuro
Al solo udire il mio nome fa scattare lo sguardo verso di me e le si illumina il volto.
" Kimberly Blaze! Mon Dieu! C'est vrai!" la voce graffiata non saprei se dalle probabili grida che ha lanciato nel suo periodo qui, o per le lacrime che le solcano il viso. Le poggio una mano sulla spalla calorosamente per poi aiutarla ad alzarsi da terra. Le rivolgo tutta la mia attenzione.
" Oui, c'est moi! Nous sommes ici pour l'aider! Ne vous inquiétez pas, madame! Suivez ces hommes et ils vous feront sortir d'ici" rispondo in francese per poi vederla gettarsi a peso morto sulle braccia di un agente. Chissà cosa avrà dovuto passare questa povera donna qui dentro...
Eppure c'è una domanda che continua a presentarsi nella mia mente da quando la donna l'ha detto: come fa a conoscermi?!
Esco dalla stanza e ritorno nell'atrio dove Liam mi raggiunge a passo spedito dalla porta sulla destra e con un ghigno malefico in faccia. Si ferma davanti a me e mi guarda prima di avvicinarsi al mio orecchio.
" Credo di lì ci sia qualcuno che tu voglia vedere..." si allontana per guardarmi in viso ed ecco che rispunta quel ghigno malvagio. Forse non è mai sparito da quando è uscito da quella stanza.
Tutti i miei pensieri vengono messi da parte per lasciar posto solo ad uno: hanno trovarto la talpa. E la faccia di Liam ne è la conferma.
Mi dirigo a testa alta verso la porta sulla destra: togliamo la maschera a quest'impostore. Durante il viaggio ho pensato molto al nome Ekim, mi suonava famigliare e non erravo. Entrare nella stanza non fa altro che assicurarmi del mio intuito.
" Chi non muore si rivede, eh?!" sputo velenosa. Mi avvicino lesta come una lupa verso la sedia sulla quale è legato. Hanno messo delle corde sul suo torace per legarlo allo schienale della sedia, sulle mani legate dietro la schiena, e su ciascun piede per stringerlo ad una delle gambe della sedia. E con grande piacere noto dello scotch a chiudere la sua bocca, che non emette suono. Ci sono solo i nostri occhi che stanno mandando avanti una guerra di cui si sa già a chi apparterrà l'esito finale: vincerò io. Come volevasi dimostrare, dopo poco abbassa lo sguardo ridendo.
Strappo lo scotch dalla sua bocca e poi stringo le mani attorno ai braccioli della sedia. Ottima trovata quella di non facilitargli la vita legando le sue mani ai braccioli...
" Non è così tanto semplice uccidermi" mi sfida con lo sguardo ed un sorriso sghembo facendomi sogghignare. Gli uomini nella stanza mi seguono con delle risate soffocate.
" Davvero?! Anche legato così come sei è difficile trovare un modo per ucciderti, Mike?!" lo guardo negli occhi verdi per qualche secondo per poi puntargli l'arma contro e vedere la preoccupazione nei suoi occhi ma ben camuffata in un viso rilassato.
<< Fossi in te non lo farei Kimberly...>> Fletcher è tornato in linea a quanto pare. Ma come sa che sono qui?! << Vedi, proprio stamattina abbiamo trovato il tuo caro Jason al computer mentre disattivava le telecamere. Ho sottovalutato il suo talento informatico e tecnologico a tal punto che per poco non mi ha fatto un baffo con quelle telecamere. Quindi, come puoi ben immaginare, ne ho ripristinato in tempo alcune segregando Jason qui dove ho portato gli altri. Ed indovina un po'?! Una delle prime telecamere ad essere stata attivata è proprio quella dell'ufficio del mio braccio destro>> spiega freddo quell'assassino << Dunque, riesco a vederti mentre punti il tuo M4 contro Mike. Oh, avanti Kimberly! Vuoi davvero eliminare il tuo migliore amico>> sta cercandodi dissuadermi, peccato non mi abbia studiato così a fondo come pensava
Sento una mano posarsi sulla mia spalla destra, ed immediatamente riconosco il tocco delicato ma allo stesso tempo forte. Mio nonno è qui accanto a me.
" Non lo ascoltare" sussurra al mio orecchio senza disattivare l'alteratore di voce.
Lo guardo attraverso il vetro oscurato del casco che copre i suoi occhi, e lo rassicuro con un solo sguardo. Non riuscirà a buttarmi giù cercando di farmi provare pietà per un verme come Mike. Torno a guardare quest'ultimo con uno sguardo truce.
" Kim .."
" Kimberly, anzi Blaze per gli sconosciuti" lo correggo acida, alludendo al fatto che ormai per me è come fosse uno sconosciuto.
" Kimberly, come vuoi. So che adesso sei arrabbiata con me, ma non è come sembra..." rido non appena sento la sua squallida scusa.
Scatto come una belva su di lui: un montante dritto sul naso, tempo qualche secondo che il suo labbro viene macchiato dal denso sangue rosso.
" Davvero Mike?! Non stiamo discutendo su te che mi hai tradito con un'altra, come fossimo fidanzati. Stiamo parlando di te che tradisci la CIA. Quindi cerca una scusa più plausibile per cercare di giustificarti" continuo a puntargli il fucile contro.
Abbasso la sicura e leggo paura nei suoi occhi.
" Sai immaginavo fossi tu la talpa: non ti sei fatto sentire per giorni," giro intorno alla sua sedia con l'M4 sempre puntato contro la sua testa " hai mentito sulla targa del furgone, cercavi in tutti i modi di convincermi ad abbandonre la missione, avete preso senza difficoltà gli uomini di Fletcher a scuola di mia sorella... Sai non mi è stato difficile fare due più due"
<< Kimberly>> mi sento chiamare e sospiro chiudendo gli occhi per un attimo << Credo che qualcuno qui voglia dirti qualcosa...>> lascia la frase in sospeso
Chi può esserci di persone a me care oltre mia sorella, i miei e Jason?!
Un piccolo cruccio di confusione si forma sul mio volto.
Sento qualcuno mugulare di dolore e poi qualcosa che si strappa
<< Kim! Kim! Non fare niente di quello che ti dic...>> credo che il mio cuore abbia smesso di battere per un paio di secondi al sentire la sua voce...
Immaginavo fosse qui, ma speravo con tutto il mio cuore che non fosse vero soprattutto dopo ciò che mi hanno detto le ragazze su come sono andate le cose a scuola. Volevo chiarire senza più nulla di cui preoccuparmi, non che lui scoprisse la verità sul mio conto e continuasse a credere che io lo odi.
<< Basta così!>> tuona la sua voce interrompendolo bruscamente.
Sento di nuovo dei mugolii di dolore e poi un colpo.
Ha sparato.
Tendo le orecchie ancora di più per percepire il minimo rumore dall'altra parte del microfono: un respiro, un gemito, un sospiro... ma nulla.
Fletcher ha uccio Richard...
Crollo emotivamente sentendo le lacrime salirmi dal cuore.
Non ho avuto nemmeno il tempo di perdonarlo...
Nemmeno il tempo di dirgli addio...
Di dirglio che lo amavo...
Con tutta me stessa...
Ricordo improvvisamente delle munizioni e dei barbiturici e non ci penso nemmeno una volta prima di premere il grilletto.
Quattro proiettili: due sul torace, uno sul braccio e l'ultimo sulla gamba.
Occhio per occhio, dente per dente.
Vedo le forze abbandonare il corpo di Mike: in un minuto è morto di overdose a causa del Fenobarbital. Non mi importa di averlo ucciso. Certo non avevo alcuna intenzione di uccidere qualcuno oggi, ma lui avrebbe comunque subito la pena capitale per alto tradimento nei confronti dello Stato e di tutti gli Stati Uniti in generale. Ho solo anticipato la condanna...
Tiro su col naso e mi asciugo le lacrime che senza accorgermene hanno tracciato una line dritta sulle mie guance con la manica della maglia nera.
Respiro a fatica, ma cerco di concentrarmi a far entrare più ossigeno possibile in corpo in modo tale da potermi riprendere.
Nuovamnete mio nonno mi affianca, ma stavolta stringe il mio braccio e mi guarda scrutandomi senza problemi fin nel profondo.
" Ci sono passato anche io. Non è facile. Ma ricordati perchè sei qui, e a quello aggiungi ciò che ha appena fatto a Richard. Non scaricare la rabbia adesso Kimberly, conservala fin quando non ti ritrovi faccia a faccia con lui" mi esorta.
Lo guardo per quelli che mi sembrano svariati ed interminabili secondi.
Avverto qualcosa trasformarsi dentro di me: la rabbia e la voglia di vendtta stanno prendendo il posto di tristezza e senso si fallimento. L'ha visto anche lui che rafforza do poco la presa sul mio braccio.
Prendo un respiro profondo, raddrizzo la schiena ed esco.
Fletcher sto arrivando...
" Kimberly!" sento chiamarmi da un Liam furioso " Ucciderlo non era nei piani!!!" mi rimprovera
" Tranquillo Liam, ho solo anticipato la condanna"
Lo sento sbuffare sfinito: troppo stress ed ansia addosso, se poi aggiungiamo il mio non attenermi al piano...
Sfido chiunque a non fare nulla davanti qualcosa del genere: uccidono la persona più importante della tua vita nemmeno davanti ai tuoi occhi e tu che hai il braccio destro di un assassino davanti non gli spari?! Nonostante ti abbia appena privato della persona che ami senza scrupoli?!
MAI!!!
Ci dirigiamo al settimo piano, e nel frattempo tutti gli altri uomini ci hanno raggiunto. Jason aveva detto che il settimo piano è vuoto perchè ci sono solamente i sistemi di controllo e colore che ci lavorano. Nonostante questo ispezioniamo tutto, senza trovare nulla come ci era stato detto. Ma la prudenza viene prima di tutto.
Mi fermo nel mezzo dell'atri facendo segno di zittirsi a tutti quelli presenti qui dentro. Liam mi guarda confuso, poi si riprende e come gli altri inizia a puntare il fucile.
I passi si fanno sempre di più e sempre più vicini.
" Avanti!" si spazientisce il capo del DISS accanto a me.
A quest'ora sarebber dovuti già trovarsi qui, distesi per terra con dei sedativi ipnotici nel sangue, ma qui, in questo atrio.
I passi continuano ad udirsi, ma non c'è movimento sulle scale che portano all'ultimo piano: l'ottavo.
" È una trappola" affermiamo sia io che un uomo alla mia sinistra contemporaneamente.
Mi volto verso di lui e dalla sua altezza lo riconosco come mio nonno. Tra tutti quanti lui è il più alto, quindi non è difficile distinguerlo dalla massa. Spero solo che Fletcher non lo abbia riconosciuto, andrebbe contro ogni probabilità matematica, ma ci spero con tutto il cuore.
Mi ha già tolto Richard, non può togliermi anche mio nonno. Non ora che ci siamo appena ricongiunti e che ha finalmente la possibilità di riprendere in mano la propria vita e conoscere la sua nipote più piccola. Oltre che incontrare suo figlio che non vede da ben otto anni...
È un concentrato di forza e determinazione difficile da far fuori, almeno questo è ciò che ho dedotto leggendo delle sue missioni in Cina. Peccato qui non siamo in Cina, ma nella tana di un lupo che ti ha salvato una volta, ma ora è pronto a sbranarti.
Sorrido lievemente e prossguo salendo le ultime scale che portano all'ultimo piano, alla vera e propria centrale del crimine, nonostante il rumore artificiale e fastidioso di passi che scendono.
Ricontrollo velocemente che ci siano tutti nelle ultime file prima di buttare giù la porta con un calcio e vederla crollare al suolo.
La stanza è spaziosa, abbastanza grande da poter contenere più di duemila persone contemporaneamente, è l'unica ad essere ancora in piedi in questo stabile, più della metà negli altri piani invece è crollato. Ed in tutto questo riesco a scorgere una porta di legno in fondo, sulla parete difronte a me.
Come previsto mi si para davanti un Fletcher a braccia conserte con una schiera di circa 800 uomini a sua disposizione armati anche loro di M4, con l'unica differenza che loro hanno vere munizioni. Non pallottole neurostimolanti con barbiturici.
Per quale assurdo motivo poi mi sono mossa a pietà per tutti i suoi uomini a tal punto da ingegnarmi per trovare un modo per non ucciderli?! In fondo loro lavorano per Fletcher ed hanno ucciso molte persone, e sono complici dell'omicidio di Richard in quanto stanno proteggendo il loro capo...
Però anche Jason ha lavorato per Fletcher, e se non gli avessimo dato una seconda possibilità sarebbe morto da innocente. Ed io non uccido innocenti che vengono minacciati da un criminale che non si vuole sporcare la fedina penale!
" Finalmente un incontro a quattr'occhi!" esclama Fletcher fingendo contentezza
Per l'età avanzata che ha, devo ammettere lo trovo in gran forma ed allenato a differenza della figlia che sembra un manico di scopa.
" A breve resteranno solo due occhi, ed indovina un po'? Saranno i mei" rispondo beffarda.
Poi sento dei passi sbattere contro il pavimento, esattamente come quelli di un bambino capriccioso, si apre un corridoio tra gli uomini di Fletcher e poco dopo spunta al suo fianco un tappetto biondo tinto.
" Papà!" piange sul braccio del padre che cerca di rilassarla dandole qualche colpetto sulla spalla. Perchè mai piange questa qui adesso?!
Potessi usare dei sedativi anche con lei...
" Se vuoi calmarla ho dei barbiturici che potrebbero aiutarla" strizzo l'occhio davanti al viso rabbioso di Fletcher.
Dopo la mia affermazione la piccola gallina strozzata e frignante volta lo sguardo verso di me e grida, esattamente come una bambina capricciosa e mi scappa da ridere.
" Tu!" mi punta un dito contro ed io mi indico a mia volta con finto sguardo interrogativo ed innocente " Tu hai ucciso Mike! Hai ucciso il mio ragazzo!" mi grida contro avvicinandosi e, come fossere telecomandati, i miei uomini puntano i fucili verso la ragazza che alla loro vista si pietrifica sul posto.
Sorrido e mi avvicino alla piccola creatura piangente, abbassando il mio fucile. Stessa cosa fa il padre vedendomi andare in direzione della figlia. Allora a qualcuno nella sua vita tiene quest'uomo!
Posi le mani a coppa sul viso della ragazza e guardo in cagnesco il padre che si avvicina pericolosamente a me, ora i fucili dei miei uomini sono puntati sia sul padre che sulla figlia. Non appena vedo il padre fermarsi dietro di lei torno agli occhi della figlia
" Vedi piccola ingenua Juditte, non sei l'unica ad aver perso qualcuno oggi. Hai mai sentito il detto ' Occhio per occhio, dente per dente'? Questa è la mia faida, quindi faresti bene a farti da parte se non vuoi ritrovarti distesa al suolo per overdose di barbiturici esattamente come il tuo ragazzo" la allontano bruscamente da me ed indietreggio verso i miei agenti vedendo la ragazza cadere di peso nelle braccia del padre.
Non appena faccio l'ultimo passo anticipo le parole che solitamente Fletcher diceva a chi, prima di me, arrivava qui con meno uomini rispetto a lui.
" Sbaglio o sei in inferiorità numerica, caro?!" lo beffeggio mentre dai suoi occhi traspare un misto tra confusione e divertimento.
Divertimento finchè non sente anche lui dei passi raggiungerci e di conseguenza vede tutti noi avanzare per fare spazio agli uomini del DISS che arrivano in men che non si dica.
Tempismo perfetto Liam.
Dalla folla alle spalle di Fletcher si alzano dei versi di sorpresa, incapaci di capire come sia possibile che ci siano altri uomini con me. Da dove sbucano? Semplice, da tutti i dipartimenti delle forze degli USA che non vedono l'ora di farvi fuori uno ad uno sbattendovi in carcere.
Il mio volto si illumina al solo rumore udibile da lontano ed indico a testa alta la finestra sulla quale si volge immediatamente lo sguardo preoccupato del nemico.
" Lo senti questo rumore, Fletcher?!" lo prendo in giro vedendo con la coda dell'occhio gli elicotteri posizionarsi tutt'intorno alla struttura, sfruttando le molteplici finestre presenti in questa stanza.
" Elicotteri..." risponde in un flebile sussurro, che è comunque arrivato alle mie orecchie, deglutendo in maniera molto visibile.
La figlia porta le mani alla bocca sgranando gli occhi ed emettendo un verso di sorpresa, seguita a ruota dai vociferii degli uomini alle sue spalle che si ritrovano puntati addosso delle lucine rosse.
<< Unità da 1 a 30 pronti a colpire signore>> si sente una voce dalla radio di Liam << Attendiamo ordini>> dagli sguardi di chi ci sta difronte capisco che hanno sentito tutti quanti.
Così mi sprono a parlare sicura di aver preso tutti ancor più alla sprovvista rispetto all'arrivo degli uomini del DISS.
" Non sono solo dei semplici elicotteri, caro Fletcher..." inizio facendo segno a Liam di aspettare a dare l'ordine non appena lo vedo con la radio vicino alla bocca " Sono 30 elicotteri con 10 uomini ciascuno muniti di M200 CheyTec" alzo la voce per assicurarmi che tutti mi sentano bene " In parole povere ti sei firmato la condanna a morte, Fletcher" la figlia in tutto questo cerca di sopprimere i singhiozzi che si sentono nonostante tutto.
Leggo nello sguardo di Fletcher la rassegnazione e la sorpresa dell'essere stato preso definitivamente stavolta prima di vedere un sorriso amaro prendere forma sulle sue labbra.
" Avete un'ultima possibilità tutti quanti" grido " Vi arrendete e verrete portati illesi in caserma, ripeto illesi, ed il giudice ha promesso di darvi uno sconto di pena pari a 5 anni se lo farete, e pari a 10 se collaborerete con la polizia" li guardo uno ad uno e tutti quanti sono in preda ad un monologo interiore su cosa fare e cosa no " Opzione due, restate con Fletcher ed i miei uomini riceveranno l'ordine di sparare, ed una volta in tribunale il giudice non ci penserà due volte a darvi l'ergastolo" espongo le possibili soluzioni agli uomini di Fletcher.
Tempo un minuto che vedo una decina di uomini buttare i fucili a terra ed avanzare di qualche passo verso di noi, sicuri che Fletcher non si muoverà perchè sotto tiro. Immediatamente incito Liam a non dare ordine di sparare.
<< Non sparare! Ripeto, non sparare!>> dice alla radio e le lucine rosse sui loro corpi si spostano verso gli altri uomini che non si sono ancora decisi.
" Cento dei nostri uomini vi accompagneranno giù dove ci sono delle ambulanze per accertarsi che stiate bene e poi vi porteranno su dei furgoni blindati diretti in caserma" spiego non appena si avvicinano con le mani in alto " Se in qualche modo Fletcher ha minacciato le vostre famiglie sappiate che ora sono al sicuro" li rassicuro
Uno di loro mi guarda interrogativo, come se ci fosse un dubbio che lo sta divorando dal profondo di se stesso. Poi si decide finalmente a parlare.
" Cosa ne sarà di quelli che avete sparato ai piani inferiori?" chiede con lo sguardo basso.
Un po' mi fa pietà il suo modo di comportarsi da cane bastonato senza nemmeno riuscire a guardarmi in faccia. Chissà quante pene avrà dovuto affrontare qui dentro questo pover'uomo. Così mi viene istintivo toccargli un braccio e lo vedo agitarsi inizialmente finchè non si scontra con il mio sguardo e si tranquillizza.
" Verranno portati in caserma esattamente come voi e verrà posta loro la stessa scelta che abbiamo posto a voi" gli rispondo " In ogni caso, qualsiasi sia la vostra scelta, sappiate che le vostre famiglie sono comunque al sicuro ora" alzo la voce rivolgendomi a tutti gli uomini qui presenti, vedendone altri avvicinarsi abbandonando Fletcher " Esattamente come il resto del mondo" guardo il diretto interessato negli occhi con sfida.
Dopo qualche minuto con lui sono rimasti all'incirca solo un centinaio di uomini dal collo duro evidentemente. Sembra si siano affezionati a questo criminale...
Mi giro verso Liam ed annuisco dandogli il permesso.
<< Sparate lasciando Fletcher e la figlia>> ordina.
<< Ricevuto>>
In pochi secondi i vetri si frantumano e gli uomini alle spalle di Fletcher cadono esanimi al suolo, sedati dal contenuto delle munizioni. Juditte gallinastrozzata Fletcher lancia un grido di spavento vedendo tutti quei corpi a terra. E menomale che suo padre è un criminale...
" Ispezionate la porta sul fondo" comando a venti degli uomini con me che si dirigono con i fucili spianati davanti a loro verso la portadi legno sul fondo.
Liam invece si avvicina a Fletcher affiancato da mio nonno ed insieme ammanettano padre e figlia. Fletcher fa un po' di resistenza, ma mio nonno ha la meglio su di luie lo inginocchia a terra ammanettandolo.
" Portateli nel mio furgone" mi rivolgo ad altri uomini che scendono posizionandosi ad ambo i lati dei due.
Io e gli altri uomini ci incamminiamo verso coloro che sono rivolti al suolo, togliamo loro gli occhiali e qualsiasi arma abbiano addosso ed inviamo una loro foto agli informatici del dipartimento.
Poco dopo vedo con la coda dell'occhio uscire alcuni uomini che conducono fuori degli ostaggi di Fletcher ed uno di essi corre verso Liam dicendogli un qualcosa all'orecchio. La guardo incuriosita e confusa, ma lui non mi risponde.
" Ommiodio" una voce femminile
" Kimberly" una maschile
Mi giro verso il suono delle voci e sento il cuore perdere un battito, non avrei mai immaginato succedesse una cosa simile rivedendoli.
" Mamma! Papà!" ci guardiamo tutti e tre ngli occhi.
Corro verso di loro, sentendo che lo sguardo non basta, più ed una volta vicina mi butto al loro collo scoppiando in un pianto liberatorio. Sto tirando fuori tutte le emozioni ripresse in questo tempo
" Perdonatemi. Perdonatemi per tutto" singhiozzo stringendo gli occhi preoccupata di una loro possibile reazione negativa alle mie scuse.
Mi allontano un po' per vederli in faccia, ma loro continuano ad abbracciarmi guardandomi con orgoglio. Poi la mano di mia madre accarezza delicatamente la mia guancia umida dalle lacrime. Anche i suoi occhi verdi, gli stessi di mia sorella, sono velati dalle lacrime.
" Tesoro. Avevi tutto il diritto di essere arrabbiata con noi" mi consola mia madre
" Ma non era come pensavi" afferma mio oadre confondendomi. Tiro su col naso.
Di cosa sta parlando?!
" Noi non lavoriamo all'azienda Google. È inventato" mi risponde vedendomi non capire
" Noi lavoriamo nella CIA come te, e spesso eravamo impegnati a vedere cosa stessi combinando. Sapevamo che prima o poi saresti ritornata sugli stessi passi di tuo nonno. È nel tuo DNA probabilmente" ride di cuore mia madre
" Ecco anche del perchè di tutti questi trasferimenti" completa mio padre dopo aver riso.
Quindi le targhe che ho visto in caserma, Alexander B. Ed Ashley D., sono veramente gli uffici dei miei genitori... e Sam lo sapeva fin dall'inizio.
" Quindi voi sapevate stessi nella CIA? E nonno?" mio padre mi guarda sorridendo
" Tesoro, sappiamo tutto di te. Non ti abbiamo scollato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. Né a te né a tua sorella, ed abbiamo saputo dell'attacco a suola di tua sorella. Ma sei arrivata prima tu" mi spiega anche lui accarezzandomi la schiena come un padre amorevole.
Li riabbraccio chiedendo loro nuovamente scusa e sentendomi in colpa per il comportamneto che ho avuto con loro per tutto questo tempo. Piango senza ritegno sentendomi una figlia ingrata in tutti i sensi.
" Kimberly!" grida la mia amata vocina
Mi stacco dai miei con ancora le lacrime agli occhi e mi abbasso sulle punte sei piedi aprendo le braccia per accoglierla in un caldo e forte abbraccio che lei non rifiuta. Infatti prende la rincorsa sbattendo poi contro il mio petto, ma non ci bado. L'abbraccio quasi togliendole il fiato e poi la bacio ovunque facendola ghignare a causa del solletico.
" Ti hanno fatto male? Sei graffiata? Stai bene?" parto con le domande a raffica preoccupata per la piccola creautra tra le mie braccia, che alla fin fine sono riuscita a proteggere. A discapito di quanto abbiano pensato gli altri e fino all'ultimo anche io.
" Kim" mi chiama posando le sue manine sulla mia faccia ed asciugandomi le lacrime " Sto bene, ci hai salvato tutti" ammette sorridendo.
Alzo lo sguardo verso i miei che si stanno abbassando per abbracciarci.
Restiamo così per qualche minuto e mentre mi godo il calore della braccia di mio padre e mia madre, una voce ci interrompe.
" Così tu saresti la piccola Jessica, eh?!" si rivolge a mia sorella.
Lei dal canto suo si stringe ancora di più a noi, spaventata forse ricordandosi di quanto le abbiano fatto per tutto il tempo che è rimasta qui.
" Jessica" la richiama mio padre attirando subito la sua attenzione " Lui è Christofer Blaze, mio padre" lo presenta mia padre guarandolo con ammirazione ed un sorriso a trentadue denti ricambiato da mio nonno.
" Quindi è mio nonno?" chiede guarando prima uno e poi l'altro, per poi spostare lo sguardo su di me che annuisco.
Ora che lo guardo meglio mio padre assomiglia davvero molto a mio nonno, non a caso mi hanno sempre detto che io fossi la copia di mio padre.
Jessica si sposta di qualche passo verso nostro nonno, esita qualche secondo e poi abbraccia mio nonno aggrappandosi al suo collo. Dal canto suo mio nonno sorride al settimo cielo e la stringe nelle sue braccia senza allentare la presa nemmeno per un secondo.
Sorrido a quella scena e mi alzo in piedi lasciando che i miei salutino nostro nonno senza problemi assieme a mia sorella. Chissà come si sentirà lei vedendo finalmente il nonno che non ha mai conosciuto dal vivo.
Mi godo da lontano la scena dell'abbraccio tra mia madre e mio nonno, per poi emozionarmi nel vedere padre e figlio abbracciarsi con tutta la forza che hanno in corpo.
Qualcuno mi tocca la spalla distogliendomi dall'abbraccio di mio nonno e mio padre con Jessica ancora attaccata alla gamba del nonno.
" Dovresti girarti" mi esorta Liam. Ci troviamo sotto una delle finestre di questo piano e dietro di noi c'è la porta da cui sono usciti i miei.
Aggrotto la fronte non capendo cosa voglia da me, cosa sta dietro di me?! Così Liam, vedendo che sono ancora ferma come mi ha lasciata, mi fa segno di girarmi.
Finalmente mi convinco che dalla sua bocca non uscirà alcun suono, così mi giro come mi è stato detto.
E non credo ai miei occhi...
Strabuzzo gli stessi, mi tiro un pizzicotto per poi accorgermi che tutto questo non è un sogno ed infine mi porto una mano alla bocca.
Ecco che sento dinuovo le lacrime spingere per uscire...
E corro, corro più veloce che posso per essere presa in braccio da lui.
Richard.
Lo bacio, non aspetto nemmeno per farlo respirare, lo bacio come se fosse un addio e non potessi mai più assaporare le sue labbra. Lui ricambia senza esitazione con la mia stessa intensità. Porto una mano tra i suoi capelli castani e spingo la sua testa ancora di più verso la mia bocca, come se la nostra vicinanza non fosse ancora abbastanza.
Ci stacchiamo e ci guardiamo l'uno negli occhi dell'altra.
" Kimberly, io ti chiedo scus..." gli poggio una mano sulla bocca e scuoto la testa
" Non ci provare nemmeno Richard Cooper!" rido per poi tornare subito seria " Sono io a doverti chiedere scusa per la reazione che ho avuto. Non ho voluto ascoltare le tue spiegazioni, e quando ho scoperto la verità era troppo tardi. Perciò scusami per essere stata testarda ad aver pensato che avessi ragione io e, dunque, che tu mi stessi tradendo con Juditte. E non puoi capire come mi sono sentita quando ho sentito il colpo cha ha sparato Fletcher, ho pensato che tu fossi morto e che non avresti mai saputo che io mi volevo scusare con te e..." stavolta è lui a zittirmi ed asciguarmi la lacrime che colano senza fermarsi mentre mi posa a terra.
" Shhh! È tutto okay" mi abbraccia lasciando che io pianga sul suo petto.
Avvolta dalle sue braccia mi sento mancare: mi sento amata e protetta, tranquilla ed al sicuro. Non appena mi calmo alzo lo sguardo verso i suoi occhi verdeacqua e, come al solito, mi ci perdo dentro sentendo i miei senso andare in panne.
" Ti amo" ammetto lasciandolo di stucco.
Non ho mai dato dimostrazioni di affetto a nessuno che non fosse mia sorella, e soprattutto non ho mai confessato una cosa di così tanto forte e sentimentale come questa. Quindi non lo biasimo se non crede alle mie parole.
" Ti amo Richard Cooper" ripeto per convincerlo non si tratti di un sogno.
" Anche io Kimberky Blaze, e non sai quanto" mi accarezza la guancia.
Lo vedo chiudere gli occhi ed avvicinarsi alle mie labbra, dopo poco sento le sue labbra danzare con le mie in un bacio delicato ma passionale, che esprime tutto ciò che non riusciamo a dire a parole. Descrive tutte le emozioni che proviamo ed alle qualsi non sappiamo dare nome.
Veniamo interrotti da qualcuno che si schirisce la gola. Ci stacchiamo di colpo ed un po' spaventati non appena vediamo chi è. Direi anche un po' imbarazzati per essere stati colti in un momento così intimo.
Mio padre guarda Richard con un pizzico di gelosia negli occhi, ma tutto sommato abbastanza tranquillo. E quello di mio padre non è l'unico sguardo a squadrare Richard dalla testa ai piedi: c'è anche mio nonno. Mi scappa una risatina vedendo il ragazzo un po' preoccupato.
" Ehm... Alexander, scusami io..." inizia ma lo interrompo confusa
" Voi vi conoscete?!" mi rivolgo al mio ragazzo
" Ero nella stessa stanza con i tuoi genitori qui" risponde Richard
" Ti abbiamo già detto che ti tenevamo d'occhio, Kimberly" dice mia madre ammiccando verso Richard e tranquillizzandolo un pochino.
Poi sentiamo un piccolo corpo attaccarsi alle nostre gambe: sorrido capendo immediatamente chi sia.
" Quindi ti posso chiamare fratellone?" chiede con i suoi occhi verdi rivolti verso l'alto mio sorella a Richard che ride a quella domanda.
" Ma certo piccola Jess" le risponde prendendola in braccio e facendomi sorridere ancora di più.
Anche mio padre e mio nonno si sono addolciti nel frattempo.
Si respira finalmente aria felice e di famiglia dopo tanto, troppo tempo.
Ma il dovere non è ancora finito. Chiama sempre.
Infatti Liam ritorna da me e mi invita a scendere giù insieme agli altri per dirigerci tutti prima in caserma e poi finalmente a casa. Forse sarà ancora a soqquadro, ma adesso avremo tutto il tempo di metterla a posto.
Così scendiamo le scale, adesso con mola più leggerezza rispetto a prima che le salivamo con la tensione alle stelle.
Arrivati giù i medici si avvicinano prima a mia sorella, poi a mia madre, a mio padre ed infine e Richard, seguendo il classico protocollo di controlli: bambini, donne, persone più grandi ed infine i giovani.
Nel frattempo vengo avvicinata dal capo, che non ho la più pallida idea di come sia arrivato qui, che mi stringe la mano con molta fierezza.
" I miei più grandi complimenti agente Blaze. Mi ha lasciato senza parole questa volta, non riesco ad esprimerle a parole l'orgoglio che provo per lei in questo momento. Gli Stati Uniti le sono grati per quanto ha fatto" si complimenta con me.
Inutile dire che per poco non svengo cadendo a terra, e non per i sedativi, ma per quanto le mie orecchie hanno appena sentito.
Ed io gioivo sempre di quegli scarsi complimenti che sottintendeva nelle sue frasi; se allora avessi saputo che oggi sarebbe successo questo, avrei riso a quella sottospecie di complimenti.
Probabilmente questo sarà il primo ed ultimo vero complimento da parte del capo, quindi meglio goderselo appieno.
Anche Jason ci ha raggiunto ed è stato lodato per il suo lavoro dal capo, ed anche io l'ho abbracciato non smettendo di ringraziarlo sia da parte mia che dei miei uomini.
Dopo aver appurato che stanno tutti bene ed aver gioito per i complimenti del capo, è ora di salire ognuno su di un furgone blindato. Così io salgo da sola su uno dei tanti furgoni, ma non uno qualunque, bensì quello nel quale sono rinchiusi Fletcher e sua figlia.
Non appena salgo però sento i due parlottare tra di loro. Così decido di girarmi ed andare dietro da loro, facendo segno all'autista di non partire ancora. Chiudo gli sportelli dietro di me e mi giro a braccia incrociate verso i due.
" Beh?! Cosa avete da dirvi?! Dovete stare in silenzio!" tuono guardando entrambi.
Mentre la figlia guarda il padre preoccupatissima, Fletcher mi guarda sorridendo amareggiato e anche lui preoccupato.
Alzo gli occhi al cielo sospirando e preparandomi a sopporatare un lungo viaggio con quest'uomo che non smetterà di darmi tormento con le sue parlate futili.
" Devo ammettere che mi hai stupito e che ti avevo per davvero sottovalutata. Hai calcolato tutto nel minimo dettaglio lasciandomi a bocca aperta e preso alla sprovvista" ammette riflettendoci su
" Non avevo bisogno me lo dicessi per capirlo" sputo acida battendo un piede a terra per fargli capire che non ho tutto il tempo del mondo per ascoltarlo.
Mi guarda nuovamente e sorride per l'ennesima volta.
" Però non hai calcolato proprio tutto. Anche tu mi hai sottovalutato..." lascia la frase in sospeso
Lo guardo stranita. Cosa vuole dire?!
" Papà! NO!!!" grida a squarciagola Juditte.
Il padre la guarda con tutto l'amore che ha in corpo.
Si tocca il petto sul lato sinistro, vicino al cuore.
Sono ancora più confusa...
Che sta succedendo?!
Poi sento un click.
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Hate To Love {COMPLETATO}
AçãoIn un mondo pullulante di criminali e criminalità, sono i più astuti ed i più coraggiosi a vincere. Cosa fareste se, per aiutare un amico accusato ed arrestato ingiustamente, vi offriste volontari per risolvere un caso inerente ad uno dei criminali...