「Crazy in Love」

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Erano all' incirca le 16:15 quando uscimmo e andammo verso casa mia.

<<Oi, moccioso, prendi l'essenziale e le cose per la scuola. Io ti aspetto qui fuori.>>

Feci tutto in dieci minuti scarsi; non so perché ma stare solo mi preoccupa, anche se so di stare dentro casa mia.

Uscì e salì in auto.

<<Eren>>
Mi voltai a fissarlo. Era la seconda volta che forse mi chiamava per nome e ciò mi fece sentire felice.
Si fermò di colpo in una strada illuminata fiocamente da qualche lampione.
Mi strinsi di più nel mio giubbino verde mentre lo guardavo con aria interrogativa e leggermente spaventata.

Si sporse verso di me continuando a fissarmi negli occhi.

Potevo ammirare da vicino le sue preziose gemme d'acqua che brillavano di... di una... forte emozione. I capelli lucenti e morbidi che ricadevano sulla fronte. Quanto vorrei accarezzarli. Il suo profumo invase piacevolmente le mie narici e d'istinto chiusi gli occhi.

Una pressione sul petto e un "crick" mi fecero aprire gli occhi e vedere Levi allontanarsi e ripartire con l'auto:

<<Bisogna sempre mettere la cintura di sicurezza.>>

Oh.

Con il cuore in gola mi sistemai meglio nel sedile, dato che lo avevo afferrato con forza con due mani prima.

Levi si mosse e notai che stava prendendo dalla tasca dei suoi pantaloni un pacchetto di sigarette e un accendino. Subito se ne mise una in bocca e l'accese.
<<Bisogna anche non fumare, sai,>> biascicai <<il fumo fa male alla salute e dovresti saperlo meglio di me.>>
<<Sta zitto.>>

Sì, mi ero offeso.
Così non parlai più fino a quando non tornammo a casa.

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<<Allora>> sospirò varcata la soglia di casa <<è il caso che tu mi racconta un po' di te.>>
Mi tolsi le scarpe e appesi il giubbotto mentre lui appoggiava i miei borsoni sul tappeto e faceva lo stesso con le sue scarpe.

<<Hai detto che devo stare zitto.>> A VOLTE mi comportavo da bambino, va bene, ma non può parlarmi in questo modo.
<<Sì e ti ritroverai senza lingua. Ora parla.>>

<<Mi chiamo Eren Jeager, ho 17 anni e frequento il liceo Artistico. Mia madre è morta, mio padre a 'Chi l'ha Visto' e sono stato aggredito da non so chi.>> dissi tutto d'un fiato, quasi non riuscivo a sopportarlo in quel momento.
<<Questo già lo so >> parlò mentre si sedeva sul divano.

Restai in piedi a fissarlo con un' aria incazzata:
<<E cosa vuoi sapere allora?>>
Incrociò le gambe e appoggiò le braccia dietro lo schienale del divano:
<<Siediti.>>
Mi avvicinai solamente, piazzandomi davanti a lui e guardandolo con sfida. '' Voglio sapere se riuscirai a comandare uno come me''

La sua espressione era rimasta impassibile: annoiata, incazzata, depressa... la solita.
Alzò la gamba sinistra, precedentemente appoggiata sopra quella destra e la fece passare tra le mie gambe e si rimise nuovamente in quella posizione.

<<Ma che...>> per non cadere afferrai involontariamente le sue spalle e mi aggrappai a esse.
Avvampai e dalla mia bocca uscirono frasi sconnesse come "Ah", "Scusami", "Ehm".

<<Se non ti siedi non ti lascio.>>
<<E come faccio a sedermi se non mi liberi le gambe?!>>
Mi tirò ancora di più a sé e mi fece cadere col culo direttamente sulle sue ginocchia.
Che imbarazzo.

Portò un pollice alla mia bocca e la sfiorò delicatamente, come se fosse un materiale prezioso da conservare e mi si avvicinò all'orecchio sensualmente:
<<Sei ancora più carino con quell'espressione da cucciolo disorientato. Mi viene voglia di metterti a guinzaglio.>>

Tremo. Brividi che partono dalle braccia e percorrono la spina dorsale fino al midollo.

<<C-cosa... stai facendo...>>

Mi afferrò le cosce e le massaggiò contro il suo rigonfiamento ormai ben evidente.
Emisi un gemito strozzato e il respiro mi si mozzò in gola.
Mi leccò una guancia continuando quel movimento di bacino:
<<Ecco l'effetto che mi fai.>> la sua voce era colma di eccitazione.

Stavo cominciando a cercare di più e ricambiai i colpi di fianco mentre gemevo spudoratamente.

All' improvviso, come se fosse un incantesimo, mi scaraventò a terra.

<<W-woh... woooo...!>>
Ahi, il culo! Che gli saltava in mente a quello lì?

Si alzò in piedi e raggiunse l'enorme finestra del salotto,  scuotendo la testa, si appoggiò sul davanzale: <<È il caso che ti dia alcune regole di convivenza.>>

È matto.

Pero' mi stava piacendo, aaargh!!

<<Innanzitutto, come avrai capito, forse, non dovrai mai sporcare;
Non devi assolutamente portare ragazze o ragazzi in questa casa, se ti becco sono guai;
Ci sono orari di rientro: massimo nove e mezza o ti lascio fuori;
Devi tenere in perfetto ordine la tua stanza e il resto della casa, soprattutto i bagni;
E come ultima cosa non dovrai mai disubbidirmi. Hai capito?>>

Ecco che ricominciava: sguardo serio, voce che non trasferiva nessuna emozione... insomma, quello di sempre.
Mi chiedo chi sia veramente lui.

Mi alzai a fatica dal pavimento e gli rivolsi contro uno sguardo infuriato:
<<Si può sapere perché ti comporti così? Perché da un momento all'altro cambi umore? Hai forse qualche problema?>>

Semplicemente mi fissò e restammo così per alcuni minuti.

<<Io non ho problemi. Sono perfettamente sano.
Sei tu che mi rendi folle.>>
Si strinse nelle spalle e si avvicinò. Si fermò a metà strada.

L'uno davanti all' altro.
Io a guardarlo dall' alto e lui dal basso.

<<Perché...>>

<<Secondo te?
È colpa tua e dei tuoi occhi se non riesco a starti alla larga e a pensare a te.>>

<<I-io... vorrei capire... veramente...
Cosa devo fare per cambiare...>>

<<Non cambiare mai.>>

<<Allora mi stai dicendo che è follia... se ti faccio impazzire?>>

<<C'è sempre una certa follia nell' amore.>>

Passarono istanti nei quali ci fissammo intensamente negli occhi.
Levi sembrava... dispiaciuto... forse con sé stesso... non capivo.

<<Quindi... mi ami?>>

<<Per favore, non dirlo!>> urlò frustrato.
Si girò di spalle e ne approfittai per avvicinarmi a lui da dietro.
Gli cinsi i fianchi con le braccia e appoggiai la testa sulla sua spalla, respirando il suo profumo.
Sembrò non sgradirlo, anzi, si rilassò.

<<Se questo significa amare... allora anch'io sono folle.>>

Sorrisi.



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Eheheh, le cose si evolvono...
Sono troppo 'aw' *^*

Al prossimo capitolo. :)

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