two

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E invece ci andai.
Se mi chiedessero cosa mi convinse a partire, non saprei cosa rispondere. La veritá era che forse, anche se non volevo ammetterlo, l'idea di un'avventura mi allettava molto. Anche se era in compagnia di Aven, ma per questo avevo una soluzione: l'avrei semplicemente ignorato.
Per quanto riguardava Maximillien mi sarei resa talmente odiosa da fargli venire gli incubi di notte con il nostro matrimonio.
Il punto era che non avevo mai vissuto un'esperienza cosí in tutta la mia vita, e mi sembrava abbastanza deprimente. Quindi decisi di accettare la sfida e di partire con Aven verso quel famoso regno. Cosa che rese quasi tutti felici.
L'unica che non sembrava saltare dalla gioia era mia mamma, che aveva sempre detto che sposarsi per alleanza era la peggiore delle cose, ma sarebbe stata contenta in seguito, quando sarei tornata sola soletta (Aven avevo intenzione di perderlo nel tragitto), senza Maximillien e senza anello di fidanzamento.
«Pensavo che sarebbe stato piú difficile convincerti a venire» disse Aven sbucando dietro di me.
«Oh, è stato piú facile di farmi innamorare di te? Wow, come sei bravo Aven, non ne sbagli una!» dissi ironica.
Lui sbuffó. «Possiamo smetterla con questa storia? Dovremo passare molto tempo insieme, vuoi davvero passarlo a litigare?»
«Non ricordarmi che dovremo passare tanto tempo insieme, altrimenti torno in camera mia e non parto», dissi fissandolo.
Ovviamente era stupendo. Aveva una camicia bianca e dei pantaloni marroni, ma sembrava un modello pronto per una sfilata.
Io invece non ero esattamente una modella. Per me "viaggio" e "bosco" volevano dire "comoditá", quindi mi ero messa un paio di pantaloni abbastanza larghi e una maglietta comoda. Fine. Non mi ero nemmeno truccata.
Forse un pochino di mascara avrei potuto metterlo...
«Ecco qui i miei eroi preferiti!» disse mio padre comparendo all'improvviso.
Giá, preferiti. Come se io fossi allo stesso livello di Aven. Per poco non vomitai.
«Siamo pronti a partire, sire» disse lui, poi aggiunse: «la carrozza dove si trova?»
Mio padre sghignazzó per qualche secondo, cosa che mi preoccupó, poi disse: «oh no, nessuna carrozza. Andrete a cavallo. Solo voi due. E i cavalli ovviamente. È troppo pericoloso farvi vedere in giro come principe e principessa, sarete persone comuni» e scoppió di nuovo a ridere.
Ah-ah-ah davvero da morire dal ridere! Io e Aven da soli, nel bosco per un viaggio di circa di cinque giorni! Qualcuno doveva davvero aiutarmi a smettere di ridere. La battuta del secolo.
Aven notó la mia aria contrariata e disse: «ma nemmeno una guardia del corpo per Adley?»
Mio padre smise per qualche secondo di ridere, poi fissó Aven negli occhi. «Ma che sciocchezze! Ci sarai tu a proteggerla!»
Ah be' allora eravamo a posto. Sul serio, non mi ero mai sentita piú protetta. Per poco non scoppiai a ridere io.
«Papà, non penso che...» tentai di dire, ma Aven mi precedette.
«Certo, sire, la proteggeró io» e lo disse con una voce talmente seria e dolce che mi fece venire voglia di andargli addosso, abbracciarlo, baciarlo e sposarlo. Non feci nulla del genere, grazie al cielo.
Aveva detto una cosa del genere solo perchè c'era "sire" presente.
«Allora partiamo» dissi scocciata, andando verso l'uscita del castello.
Fuori c'erano due cavalli ad aspettarci. Grandioso. Io non ero mai stata portata per gli sport, sul serio. Quando ero piccola li avevo provati tutti con scarso successo: avevo rischiato di morire dopo aver corso per cinque minuti, mi era finita una pallonata in testa durante pallavolo, mi stava per cadere addosso il canestro di basket e non ero molto abile a cavalcare. Peró avevo Aven a proteggermi, quindi era tutto sotto controllo.
«Ovviamente dovrete fermarvi in delle osterie per mangiare e passare la notte» disse mio padre, poi diede ad Aven una mappa «e qui è indicato il percorso che dovrete fare, con anche le osterie migliori. Allora, siete pronti?»
No, assolutamente no.
«Sí» disse Aven prontamente.
«Adley?» chiese mio padre fissandomi, e Aven fece lo stesso.
«Mmh... sí» dissi con scarso entusiasmo.
«Benissimo allora, ci terremo sempre in contatto! Andate ora» disse mio padre salutandoci.
Io montai sul cavallo e andai senza nemmeno aspettare Aven, il che non parve essere un problema per lui perchè mi superó dopo nemmeno un minuto e fu lui a non aspettare me. E meno male che doveva proteggermi.

Cavalcammo per circa tre ore, e io ero letteralmente sfinita. Nessuno dei due diceva nulla, e io di sicuro non avevo intenzione di conversare con lui.
Di tanto in tanto Aven controllava la mappa e mi diceva cose del tipo: «svoltiamo a sinistra tra poco» o «segui me e non avremo problemi». Davvero entusiasmante.
«Possiamo fermarci ora?» chiesi, quando vidi che il cielo diventava piú scuro.
Aven sbuffó, poi disse sottovoce: «donne.»
Io alzai gli occhi al cielo.
«Ma che intuito geniale! Ti ci è voluto proprio poco a capire che sono una donna».
Lui sbuffó di nuovo e poi si diresse verso una cittadina che avevo intravisto prima in lontananza.
«Ecco, qui dovremmo trovare un'osteria, cosí tu potrai mangiare, riposarti e fare quello che devi fare».
«Come se tu non fossi stanco» dissi.
Lui si fermó, mi sorrise e disse: «io non sono mai stanco. Ora aiutami a trovare "La luna caliente"» e sfoderó uno spagnolo perfetto.
Dio mio, aveva un difetto?
Quando vidi l'osteria per poco non urlai dalla gioia. Finalmente potevo mangiare e dormire!
«Ecco la Luna caliente» dissi tentando di imitare il suo accento perfetto. Ovviamente non uscí nulla di sensuale, anzi il contrario.
Sembravo una di quelle bambine che cercano di parlare imitando le mamme, ma sbagliano tutto. Davvero sexy.
«Tu eres muy caliente» disse Aven avvicinandosi a me.
Okay, ora potevo andare in iperventilazione. Un conto era dire "La luna caliente", che era il nome dell'osteria, un altro era venirmi davanti alla faccia a dirmi che sono "caliente".
«Lo provo» disse sorridendo Aven.
Poi capii.
Non aveva detto che io ero caliente, aveva solamente letto il nome di un piatto che era sul menú dietro di me. Perchè io mi ero appostata davanti al menù. Geniale.
Diventai paonazza.
«Già, anche io dovrei provarlo» dissi, cercando di camuffare il mio imbarazzo. Ma d'altronde perchè avrebbe dovuto dirmi che ero "caliente" dopo quattro ore buone di viaggio in cavallo, in pantaloni e maglietta più o meno da pigiama e con un viso stanchissimo? Ma soprattutto, perchè io avevo desiderato che quelle parole fossero rivolte a me? Io odiavo Aven.
Mi ero giá lasciata ingannare una volta.
Non doveva succedere di nuovo.

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