nine

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«Sua Altezza, è richiesto nella Sala del Trono per una questione molto importante» disse Jasper, fulminandomi con lo sguardo.
Le parole di George su Jasper mi tornarono in mente e mi chiesi perchè si comportasse in quel modo con me.
«Ma certo, vengo subito. Grazie Adley per la chiacchierata e non vedo l'ora di rivedervi e di riparlarvi»
«Lo stesso vale per me» dissi sorridendogli. Era stato davvero bellissimo parlare con lui, mi ero trovata benissimo e nonostante fossi sicura di non volerlo sposare, ció non escludeva che potessimo diventare amici.
«Non so quali siano le vostre intenzioni con lui, ma vi consiglio di allontarvi da Maximillien» mi disse Jasper avvicinandosi a me per intimidirmi.
Ora mi ero stufata. Giá avere una persona che mi odiava mi sembrava abbastanza, due non le avrei proprio sopportate.
«Senti, Jasper, io non so cosa ti abbia fatto, ma dimmelo chiaramente cosí possiamo risolvere la cosa. Non ho voglia di litigare con te»
Jasper non sembró particolarmente colpito dal mio discorso toccante perchè mi disse, in modo abbastanza maleducato oserei dire: «non me ne frega un cazzo di chiarire, voglio solo che tu stia lontana da lui, va bene?»
E detto questo se ne andó, lasciandomi molto perplessa. Il motivo era la mia vicinanza con Maximillien, non mi voleva vicino a lui, quindi probabilmente sapere che dovevamo sposarci per un'alleanza lo aveva preoccupato, ma la mia domanda era: perchè?

«La cena è pronta, madame» disse una cameriera bussando alla porta.
Grandioso. Sinceramente non avevo molta fame, dopo tutti quei giorni di viaggio mi ero davvero stancata e volevo solamente dormire venti ore consecutive senza fare nulla.
«Saró giú tra cinque minuti» avvisai.
Misi un vestito rosa chiaro, mi sistemai i capelli e il viso e scesi.
Inutile dire che ci misi circa venti minuti a trovare la stanza in cui avremmo mangiato, ma mi bastó seguire il delizioso profumo del pollo arrosto per trovarla.
Tutti erano già seduti, ma quando arrivai Maximillien si alzó, imitato dagli altri.
Vidi che c'erano circa dieci persone, tra cui anche un volto che non desideravo assolutamente vedere. Lo guardai per mezzo secondo, poi mi soffermai sugli altri, ignorandolo.
«Adley, che piacere avervi qui. Cominciavo a temere che non sareste più arrivata» disse il primcipe di Freres non appena gli arrivai davanti. Io gli sorrisi e lasciai che mi baciasse la mano.
«Come avrei potuto resistere a questo buon odore di pollo?»
Lui sorrise. «O ad una cena in mia presenza?»
Fu il mio turno di sorridere. «Mi avete scoperta, Maximillien. Sono scesa solo per voi»
Ad un certo punto qualcuno tossí e scoprii che era stato Aven.
«Tutto bene? Avete bisogno di un po' d'acqua?» chiese preoccupato Maximillien.
«Sono più che sicura che se la caverà» dissi guardando male Aven, che mi rispose con un sorriso ironico.
Distolsi lo sguardo e mi concentrai nuovamente su Maximillien. Eravamo seduti uno davanti all'altro e parlammo per tutta la cena. Mi presentó anche gli altri convitati: c'era sua madre, la regina Imogen, suo fratello Jean Carl, sua sorella Charlotte- estremamente affascinante e pericolosamente interessata ad Aven, come avevo potuto vedere dalle occhiate che gli lanciava. Non che mi interessasse, ovvio- e altri ospiti d'onore venuti per parlare d'affari, nonostante il principe avesse parlato solamente con me per tutta la serata.
Quando finimmo la cena salutai Maximillien con un inchino e mi incamminai verso camera mia. O meglio, stavo per incamminarmi, quando mi fermó la voce di Aven.
«Non mi saluti nemmeno?»
Mi voltai e vidi quel sorrisino arrogante stampato sulla sua faccia.
«Perchè dovrei, scusa? Se non mi ricordo male l'ultima volta che ci siamo visti non mi volevi nemmeno rivolgere la parola»
«Come sei drammatica. Avevo detto che volevo che i nostri discorsi fossero ridotti al minimo, ma un "ciao come stai" mi sembrava educato da dire» mi disse sempre con quel sorrisetto arrogante.
«Va bene, allora ciao come stai Aven carissimo?» dissi sorridendogli a mia volta.
«Ah, molto meglio. Sto benissimo grazie, e tu?»
«Non potrei stare meglio»
«Vedi, non è difficile» disse mentre si avvicinava pericolosamente a me.
«Cosa stai facendo?» sussurrai quando il suo viso era a due centimetri dal mio.
Mi fissó per qualche secondo, sorridendo.
Va bene tutto, ma avere un ragazzo obiettivamente stupendo a due centimetri da te puó farti venire voglia di annullare quella distanza che vi separa e baciarlo.
Non so dove trovai la forza per rimanere immobile e vedere cosa avrebbe fatto lui. Il mio cervello era andato in tilt probabilmente vedendolo venirmi addosso. Grazie mille per avermi abbandonato proprio nel momento del bisogno, davvero grazie mille.
Aven mi fissó intensamente negli occhi e io sentii le mie guance andare in fiamme, poi avvicinó la sua bocca ad una di esse e mi diede un bacio. Sulla guancia. Come se fossi una sorellina piccola. Lo allontanai dandogli una manata sul petto.
«Cosa pensi di fare?» chiesi, toccandomi dove mi aveva baciato.
«Questo era il mio modo per dirti che per me possiamo fare pace e che vorrei che fossimo amici, per te va bene?»
Fare pace. Amici. Se questo era il suo modo per diventare amici non volevo vedere quello per diventare fidanzati. O forse sí. Oddio.
«Certo che va bene per me diventare amici... sarà un sollievo.»
«Ora vado a conoscere qualche ragazza di Freres, ne ho trovate alcune che sono davvero carine. Ciao, amica» mi disse facendomi l'occhiolino.
«La mano la puoi togliere comunque» mi disse prima di andare in cerca delle sue ragazze davvero carine e io mi accorsi troppo tardi di avere ancora la mano attaccata alla guancia dove mi aveva baciato. Diamine!
Ci misi qualche secondo per ripensare a quello che era successo. In quei secondi lui era probabilmente uscito e aveva incontrato una ragazza bellissima e chissà cosa stavano facendo in quel momento. No, probabilmente non era nemmeno uscito, in fondo non era un supereroe. Peró nel giro di pochi minuti sarebbe successo quello che avevo pensato.
Non dovevo essere gelosa. Non dovevo.
Lui aveva perfettamente chiarito le cose: eravamo amici. Amici che si scambiavano anche consigli amorosi.
Potevo farcela, in fondo amici era meglio di nemici, no?

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