three

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Quando entrammo una donna ci accolse subito e ci chiese i nomi.
«Grayson Blanche e mia sorella Madeline Blanche» disse Aven, facendomi prendere un colpo. Grayson? Madeline?
La signora se ne accorse. «Va tutto bene?»
Giá, a meraviglia.
Aven mi lanció un'occhiata che mi fece passare la voglia di dire qualunque cosa.
«Va tutto bene, mia sorella si sente solo un po' stanca dopo il viaggio, non è vero Maddy?»
«Hai proprio ragione, Graysy» dissi imitando la voce di una bambina, che era quello che Aven vedeva in me.
«Benissimo, vi fermate anche per la notte?» chiese la donna.
«Sí, partiremo domani»
«Allora vi lascio la stanza numero sette, al piano di sopra, una delle migliori».
Fermi tutti. Una stanza? Una sola? No. Noi eravamo due. Quindi due stanze. Non ero un asso in matematica, ma uno più uno lo sapevo fare. La donna evidentemente no.
Aven doveva aver avuto la mia stessa intuizione di piccolo Einstein, perchè disse, pittosto imbarazzato aggiungerei: «ma non potremmo avere due stanze?»
La donna ci scrutó, poi disse: «siete due fratelli, non potete dormire nella stessa stanza? E anche se non potete dovrete adattarvi perchè non abbiamo altre stanze. Andate a sistemarvi e poi scendete per cenare o bere o qualunque cosa vogliate fare» e diede le chiavi della stanza ad Aven.
«Io con te non ci dormo» dissi quando ci allontanammo dalla reception.
In realtà tutto il mio corpo non aspettava altro che dormire con Aven, ma il mio cervello, molto piú saggio, mi fece rivivere il momento in cui avevo scoperto il tradimento- con una melodia piuttosto melodrammatrica e un effetto tetro. Grazie agli effetti speciali gentilmente offerti dal mio cervello riuscii a restare lucida.
«Come se io morissi dalla voglia di dormire con te!» disse Aven, toccandosi i capelli. Probabilmente si aspettava di trovare nella sua folta chioma bionda un aiuto illuminante.
«Be', l'idea di essere fratelli non è stata mia, Grayson» e detto questo lo fulminai con lo sguardo.
«Nemmeno mia, se è per questo, ma di tuo padre. Non importa, tu dormirai per terra.»
Un cavaliere. Avevo avuto la fortuna di trovarmi davanti un cavaliere. Per poco non scoppiai in una risata isterica ripensando alle parole di mio padre "ti proteggerà Aven"
«Io per terra non ci dormo, te lo sogni! Ci dormi tu con i topi!» dissi più o meno urlando, tanto che una signora con due figli mi fissó malissimo quando i bambini scoppiarono a piangere dicendo: «non voglio i topi!». Ops.
«Non ero... io non... vedi cosa mi fai fare?» dissi infuriata ad Aven, pardon, Grayson, mentre lui sghignazzava. Oh bene, qualcuno si divertiva!
«Senti, ora andiamo in camera, ci rinfreschiamo, scendiamo, mangiamo e poi pensiamo a chi dormirà con i topi, va bene?» propose il cavaliere, poi rivolto ai bambini disse: «non che ci siano topi, sia chiaro».
Certo, c'era solo un verme davanti a me. Insomma chi è che pensa anche solo a far dormire una principessa per terra? E va bene che lui era un principe, ma insomma!
«Certo, fratellino, tutto quello che vuoi» dissi iniziando a salire le scale.
La stanza era molto carina. Aveva un letto matrimoniale al centro, dove sarei stata comodissima, una TV, una scrivania, un tavolino e un bagno. Non era grandissima, ma a me piacque moltissimo.
Aven non sembrava della stessa opinione.
«Ma andiamo, è grande come il mio armadio!»
Io presi in mano un cioccolatino lasciato sul tavolo insieme ad un bigliettino con su scritto "buona permanenza alla Luna caliente!"- cominciavo davvero ad apprezzare quella luna caliente- e dissi: «Oh guarda, questo è grande come il tuo cervello».
Aven sbuffó- era davvero bravissimo a farlo, un campione indiscusso, sul serio.
«Non mangiarlo, sarà scaduto»
«Ah no aspetta, questo è il doppio del tuo cervello» dissi sorridendo e mangiando il cioccolatino. Come sospettavo era buonissimo, anzi cosí buono che ne presi un altro.
Aven mi lanció un'occhiata disgustata, poi si diresse verso il bagno e si chiuse dentro per circa dieci minuti.
Quando uscí sembrava un dio sceso in terra. Per prima cosa si era pettinato, poi aveva cambiato camicia e pantaloni e si era rinfrescato la faccia.
Dovette accorgersi di come lo fissavo, perchè disse: «placa gli ormoni, Maddy, dopotutto sono tuo fratello».
Lo odiavo.
Riuscii ad entrare in bagno e tentai di sistemarmi al meglio. Decisi di mettermi un po' di mascara, cambiare maglietta e legarmi i capelli. Non ero per niente carina, ma almeno non avevo una faccia distrutta.
Ci misi circa tre minuti, ma appena uscii Aven disse: «finalmente! Pensavo che non saresti mai uscita».
«Da che pulpito! Dimenticavo che tu non ti sei nemmeno avvicinato al bagno».
E uno più felice dell'altro scendemmo per la cena.

Aven prese davvero il "Tu eres caliente", che non fu una mossa brillante perchè era davvero molto ma molto caliente. Non Aven, il piatto.
Certo, anche Aven era caliente mentre divorava  quei cosciotti, ma poi mi accorsi che il nome doveva essere proprio azzeccato.
«Sono piccanti?» chiesi, tentando di soffocare una risata vedendo la carnagione pallida di Aven diventare rossa.
«Nah, nulla che non possa mangiare», ma mentre lo diceva tossí e bevve subito un bicchiere di acqua.
«Se lo dici tu...» dissi sorridendo. Io avevo preso un piatto di riso con pollo che era davvero buonissimo. Quando il cameriere- piuttosto carino, devo ammettere- venne a ritirare i piatti mi complimentai.
«Sono muy feliz che ad una cosí bella chica è piaciuto il piatto». Oh, mi aveva chiamato bella chica, che presi come un complimento.
«Muchas gracias» dissi sfoggiando il mio miglior sorriso. Non avevo sfoderato il sorriso sensuale- più che altro perchè non ne avevo uno- perchè c'era davanti Aven e non volevo che mi prendesse in giro.
Il cameriere stava per dire qualcosa, ma Aven si intromise: «invece il mio piatto non era il massimo, ho anche trovato un capello».
Il cameriere spostó lo sguardo su di lui e disse mortificato: «Oh, perdon! Sono spiacente».
«Non si preoccupi, era troppo piccante per lui e non ha trovato nessun capello» dissi sentendomi in dovere di difendere quel ragazzo cosí carino. «Mio fratello è solo un gran burlone».
Aven mi fissó come se mi volesse strangolare, poi disse: «giá, sono un grandissimo burlone, ma ora dobbiamo andare».
Io volevo protestare, ma il cameriere aveva sorriso e se ne era andato e non volevo rimanere sola, quindi lo seguii.
«Dormi pure sul letto, anzi già che ci sei invita anche il cameriere se vuoi. Io qui non ci dormo» disse Aven infuriato non appena entrammo nella stanza.
«E dove andresti a dormire scusa?»
«Non lo so, ma non con te». Era davvero arrabbiato.
«Senti se vuoi dormo io per terra, ma non reagire cosí solo perchè ho detto che non avevi trovato un capello nel piatto!»
Aven intanto aveva afferrato la valigia e stava giá per uscire.
«Non è solo per quello»
«E per cosa allora?»
Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma poi si zittí. «Nulla. Ora passa la tua notte caliente con chi vuoi, io faccio un giro».
«Certo, lo faró! Me la spasseró con quel cameriere.» dissi infuriata. Lui poteva essere lunatico e avere i suoi sbalzi d'umore e io dovevo rimanere zitta? No.
«Bravissima, anzi invita tutti e fai un party già che ci sei, in questa camera cosí carina»
«Fidati ci divertiremo molto in questa camera»
«Grandioso! Buon per te, chica» e detto questo se ne andó lasciandomi perplessa e infuriata.

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