Non ci potevo credere. Non poteva essere vero.
Giusto un cazzo. Cercai di allontanare con la forza Maximillien, ma lui non si staccava dalle mie labbra e, anzi, mise anche una spalla sulla mia schiena per fermarmi.
«Lasciatemi» cercai di dire.
Lui non molló la presa.
«Maximillien, lasciami andare.» A questo punto si fermó un attimo per guardarmi negli occhi.
«Cosa succede, Adley?»
Approfittai del momento per andare il piú lontano possibile da lui. «Io non posso, mi dispiace, ma non posso»
«Cosa vuol dire che non potete?»
«Non posso e basta» dissi arrivando vicino alla porta, ma poi me la chiusi alle spalle e corsi piú veloce che potevo.
Andai in camera mia, ma trovai Jasper che dormiva profondamente nel mio letto e scoppiai a piangere, andandomi a rifugiare in giardino. Lí lasciai uscire tutte le mie lacrime, mentre la notte lasciava spazio alla luce del giorno e il regno di Freres iniziava a colorarsi.«Adley?» disse una voce scuotendomi.
«Mhh?» chiesi, ancora addormentata.
«Adley, svegliati!»
Riconobbi subito la voce di Jasper e sospirai. Avevo fatto un sogno terribile dove io e Maximillien ci baciavamo, non riuscivo nemmeno a pensarci.
«Adley?»
Non appena aprii gli occhi non mi ritrovai nella mia stanza, ma nel giardino del castello. Il che mi portó a ripercorrere gli eventi della notte precedente. Il mio pianto in giardino, il vedere Jasper nel mio letto, lo scappare dalla stanza di Maximillen... Maximillen! Portai una mano alla bocca, sconvolta, che Jasper prese come uno sbadiglio.
«Allora, ci muoviamo? Avranno già finito tutto a colazione!»
Mi alzai, controvoglia. Non avevo alcuna intenzione di stare con Jasper, non me lo meritavo. Avevo baciato il ragazzo di cui era innamorato, ero stata un'amica di merda e non mi meritavo di sicuro che lui fosse tenero con me e all'oscuro di tutto.
Solo che non potevo dirglielo. Insomma, come si puó dire: «hey, ho baciato il ragazzo che ti piace ieri sera, mi passeresti i wafer adesso?»
Non potevo peró nemmeno andare avanti come se nulla fosse. Non avevo davvero idea di come comportarmi.
«Buon giorno a tutti» disse Jasper, entrando nella sala da pranzo. A tavola c'era Maximillien, che mi sorrise radioso, Aven, che mi rivolse un'occhiata carica di odio e Charlotte. Meraviglioso.
«Vi siete mangiati tutto?» chiese Jasper disperato non vedendo piú nulla da mangiare.
«Jasper, tu sei la mia guardia del corpo, il tuo cibo viene servito dopo, con gli altri servitori»
«Se permettete» dissi, interrompendo Maximillien, «avrei invitato io Jasper a partecipare ai pasti con noi» dissi, sforzandomi di sorridergli.
Lui mi fissó qualche secondo, poi disse: «allora d'accordo, milady, se vi fa piacere puó restare».
Per tutta la colazione nessuno parló e fu alquanto imbarazzante per me, soprattutto perchè sentivo occhiate di gelo da parte di Aven, anche se non ne capivo il motivo. Insomma, va bene, gli avevo detto che non volevo essere suo amico, ma non mi aspettavo una reazione cosí esagerata. Lo fissai e lui sostenne il mio sguardo e sembrava che i suoi occhi volessero trafiggermi.
«Aven» dissi, quando terminammo la colazione, fermandolo davanti alla sua stanza.
«Cosa vuoi?» disse lui, seccato.
«No, cosa vuoi tu? È tutta la colazione che mi lanci occhiate piene di odio e non capisco perchè»
Lui sorrise, ma nel suo sorriso non c'era traccia di gioia. «Ah, non lo capisci? Eppure ti reputavo abbastanza intelligente»
«Mi dispiace deluderti, ma non lo capisco»
I suoi occhi mi fissarono intensamente.
«Non sopporto i traditori, tutto qui»
«Traditori? Guarda che io non ho tradito proprio nessuno» dissi. Certo, a parte la fiducia di Jasper.
Lui sorrise di nuovo con freddezza.
«Oh certo, va bene. Comunque mi hanno dato il mio primo incarico di guerra. Partiró domani dopo il ballo di Maximillien, quindi sarai contenta di non vedermi piú. Io di sicuro saró felicissimo di non avere piú la tua faccia davanti ai miei occhi»
Guerra? Aven in guerra? Per poco non lo abbracciai e non lo pregai di rimanere.
«Bene, benissimo. Per me puoi anche non tornare dalla guerra» gli dissi, quando volevo dire l'esatto contrario.
«Se torneró non lo faró di sicuro per te»
Se torneró. Non quando torneró.
«Divertiti con il tuo principino» disse, prima di sbattermi la porta in faccia.
Chiusi gli occhi e mi diressi verso la mia stanza, chiedendomi cosa intendesse dire, e decisa a buttarmi sul letto per non alzarmi piú.
Ma ovviamente non potevo.
«La signorina deve provare i passi di danza per domani sera» mi disse un ometto sbucando dalla porta.
«Cosa?» domandai, sorpresa.
«I passi di danza, per domani sera».
Ah, giá, il ballo. Ero proprio del giusto umore per un ballo.
«Non riesco, scusatemi, sono molto stanca.»
«Oh, ma non mi importa! Dovete venire comunque, ordini di Maximillien»
Maximillien.
«D'accordo, arrivo» dissi, alzandomi dal letto e seguendolo verso la sala da ballo.
E chi poteva essere il mio compagno di prove se non quello che mi odiava di più di tutti?
Aven storse il naso non appena mi vide e chiese se potevamo cambiare compagni.
«No no, azolutamente no, foi tue tofete balare inzieme» disse un uomo altissimo e magrissimo- probabilmente del regno di Westfügen per l'accento cosí marcato- venendo verso di noi.
«Fate bela copia, zapete?»
Io diventai del colore di una prugna nel pieno della maturazione e Aven mi guardò disgustato.
«Vi prego di non dire altre cose del genere, mai più. Io sono fidanzato con un'altra ragazza e sono molto felice cosí»
Queste parole mi colpirono come una spada nel cuore. Era fidanzato? E con chi?
«Sei fidanzato?» chiesi, suonando sconvolta. Tentai di ricompormi e di sembrare tranquilla, mentre il mio cuore batteva velocissimo.
Lui mi guardó per qualche secondo, poi disse: «sí, perchè ti importa?»
«Non mi importa» risposi, girandomi per impedirgli di vedere la mia faccia sconvolta e il mio respiro sregolato. Non sapevo nemmeno io perchè ci stessi cosí male, insomma noi non eravamo davvero nulla.
«Solo una cosa, è Charlotte?»
Lui venne vicinissimo a me e mi fece girare verso di lui. «Ripeto: perchè ti importa?»
I nostri nasi e le nostre bocche erano pericolosamente vicine e se mi fossi spostata di un centimetro ci saremmo baciati.
«Non mi importa» ripetei, sussurrando. Il suo respiro si mischiava al mio e i nostri occhi continuavano a guardarsi.
«Perfeto, rimanete cozí e metete mani zu corpo dell'altro. Iniziate a balare» disse il ragazzo altissimo.
Aven mise una mano sul mio bacino e mi fece girare su me stessa, poi gli misi una mano intorno alla vita e una sulla spalla. Il contatto con il suo corpo era bellissimo e sarei voluta restare con lui tutta la mia vita, solo noi due, la musica e... di sicuro non il tizio che continuava a dirci come ballare e la misteriosa ragazza di Aven.
«Possiamo andare?» chiese lui, fermandosi di colpo e lasciandomi senza fiato.
«Zí, afete finito. Andate bene inzieme, però racazza dofrà balare con Maximilen, suoi ortini»
Io? Con Maximilien? Oddio, l'avevo anche promesso a Jasper, ma come potevo? Dopo quello che era successo non volevo nemmeno più vederlo.
Aven se ne andó senza dirmi nulla e sbattendo la porta della sala talmente forte da farmi male alle orecchie. Non riuscivo davvero a capire quel ragazzo.
Mi preparai mentalmente alle prossime ore.
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The Prince
RomanceAdley Hillsy è stata lasciata in due giorni da due ragazzi. Il che no, non è esattamente una cosa che la rende davvero felice. Tantomeno se uno dei due ragazzi ha finto di amarla solo per rubarle il regno di cui è principessa. E ancora meno se suo p...