capitolo 3

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«Ehm» dice barcollando.
«'Ehm' cosa!?» dico in tono arrabbiato, spalancando le braccia.
«Quando avevi intenzione di dirmelo?» aggiungo.
«Dove sono?» ride e poi si tiene le ginocchia per vomitare.
«Oh dio... Che schifo! Andiamo subito a casa» dico un po' tra l'essere schifata e preoccupata.
«Va bene MAMMA!» dice girando su se stessa.
Non ribatto; sarebbe inutile con lei in questo stato.

Saliamo in macchina. Nonostante io non abbia la patente so guidare la macchina. Menomale che la madre di Julia sapeva che avrebbe dormito da me altrimenti non so come sarebbe andata tutta questa situazione. Immagino sua madre sgridarla e metterla in punizione per aver bevuto così tanto. Non è stata una buona idea andare a quella stupida festa.
Nell'abitacolo nessuna delle due proferisce parola.

~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~
Casa Jeson.

Siamo in camera mia. Julia si è distesa sul letto e sembra dormire ma poi sento dei rumori che provengono dalla sua bocca. Si alza di scatto e vomita, di nuovo. Che bello!
Santo cielo... Ora dovrò ripulire.
«Dove sono?» si massaggia le tempie.
«A casa mia. Ju come stai?» chiedo.
«Gira tutto e... Wooo!» prova ad alzarsi, ma senza successo.
«Che mal di testa!» si lamenta.
«Addormentati, domani ti sentirai meglio» dico premurosa.

Silenzio. Solo silenzio e qualche lamento da parte sua. Sono immersa nei miei pensieri. Sono infastidita. Sono sicura che sia solo ubriaca, altrimenti me l'avrebbe detto. Faccio dei piccoli sbadigli e mi addormento.

Suona la sveglia.

Ore: 06:30 a.m.

«Mhh...» mi lamento.
«Che ore sono?» chiede.
«Aspetta, guardo la sveglia» rispondo.
«Sono le 06:30 del mattino. Cazzo, svegliati! Dobbiamo fare la doccia. Tu puzzi di alcol. Dobbiamo fare colazione. Tu puzzi di vomito. Arriveremo in ritardo» aggiungo senza prendere fiato e spalancando gli occhi.
«No, ma grazie! Quanti complimenti che mi hai fatto!» dice offesa.
«Eheheh, scusa» dico facendo la dispiaciuta.

Ci siamo lavate, abbiamo fatto colazione e siamo in auto.
«Arriveremo in ritardo, me lo sento!» sbraito.
«Ma smettila, sono solo le 08:05 a.m., pff» ma si rende conto di ciò che dice?
Non ribatto, ma sono curiosa di sapere di ieri alla festa.
«Ma tu ricordi qualcosa di ieri?» chiedo.
«Cosa?» risponde con un'altra domanda.
«Intendo: ricordi cosa hai fatto con Noah Price alla 'festa'?» domando nuovamente mimando le virgolette alla parola 'festa'.
Frena di colpo ed io sbatto leggermente la testa.
«Ahi! Cazzo Ju!» urlo massaggiandomi la fronte.
«Che cosa ho fatto con Noah!?» chiede spaventata.
«Vi baciavate...» alzo gli occhi al cielo.
«Cosa!?» dice con voce strozzata.
«Ma sei sorda!?» urlo, ma non troppo.
«N-no, non r-icord-do nulla» balbetta.
«Giuramelo!» alzo di più la voce.
«Giuro» dice.
Emetto un sospiro di sollievo.
Parcheggia la macchina ed apro lo sportello.
«Lo ammazzo, quello stronzo da quattro soldi!» dico furiosa.
«No, fermati!» sbraita dall'altro lato della macchina.
«No Julia, si è approfittato di te che eri ubriaca fradicia» dissi decisa.
«Magari non ora, sarà in classe, dove dovremmo essere anche noi, quindi andiamo.» dice agitata.
«Va bene...» dico.

Entriamo in classe e la prof non ci rimprovera.
Passo il mio tempo a tirare occhiataccie a Noah. L'ora finisce e tutti usciamo per andare in palestra.
Mentre siamo nei corridoi prendo la mano di Noah e lo sbatto al muro. Mi guarda confuso.
«C-che cavolo vuoi?» mi domanda.
«Come 'che voglio'? Ieri sera tu stavi approfittando della mia migliore amica» gli urlo in faccia.
«Cosa? Non me lo ricordo. E poi anche se fosse?» dice tranquillo.
Gli do un pugno sul petto e un calcio nelle palle.
«Stai lontano dalla mia migliore amica, stronzo» dico soddisfatta.
Lui si piega in due dal dolore e mi dice: «T-ti odio!».
Mi giro per andarmene, ma afferra la mia gamba ed io cado in avanti.
«Che cazzo fai stronzo?» gli urlo già a terra.
Non dice nulla, fa un sorrisetto malizioso e avanza gattonando sopra di me. Ma che vuole fare? La sua faccia è troppo vicina alla mia. Le sue mani sono sopra le mie in modo che io non possa scappare.
«Chiedimi subito scusa o ti bacio» dice tra l'arrabbiato e il divertito.
«Ma sei pazzo? Non lo faresti».
«Scommetti? Chiedimi scusa» ridacchia mentre io mi dimeno.
Mi costa ammetterlo, ma ha un bel sorriso.
«No. Mai!» urlo dandogli un'altra ginocchiata sulle parti basse e lui si toglie.
«Ahi, ahi... Me la pagherai Jeson» si lamenta con una mano sul cavallo dei pantaloni.
«Te lo sei meritato! Stammi lontano» gli dico mentre mi alzo e mi giro lasciandolo lì per terra.

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TERZO ANDATO!
SCUSATE IL RITARDO MA NON HO AVUTO TEMPO DI AGGIORNARE!
SPERO VI PIACCIA IL CAPITOLO.
BUONGIORNO!

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