Capitolo 12

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Greta Jeson.

La partita è iniziata da quindici minuti ed io sono già confusa e piena di domande: Che hanno addosso? Chi è chi? Ma quella cosa con l'estremità a punta è una palla? Ma come fanno a correre con quelle divise? Sembrano strapesanti. Non sto capendo nulla e pensare che volevo vedere Justin giocare. Starà giocando, ma non capisco chi sia tra tutti i giocatori. Hanno tutti gli stessi caschi e quelle enormi divise non aiutano. Almeno so distinguere le squadre e la nostra è in vantaggio.
«Ma non si faranno del male così?» chiedo alla mia amica.
«Non lo so, penso faccia parte del gioco, no?» dice soltanto ed io annuisco.
Mi sto un po annoiando, ma non lo faccio notare. Nemmeno posso prendere in considerazione l'idea di andarmene, perché non vorrei lasciare la mia migliore amica da sola, che invece si sta divertendo.
Faccio scorrere il tempo cercando in qualche modo di farmi vedere entusiasta.
Ci ho messo un po' a capire chi è il quarterback della nostra squadra che con i suoi lanci smarcanti fornisce passaggi vincenti verso i compagni di squadra, che a loro volta vanno dritti alla meta, definita "touchdown". Almeno è quello che mi ha spiegato Julia, infatti mi stupisco del fatto che è così esperta. Avrà fatto ricerche su ricerche. Ma perché?

La nostra squadra vince e molti spettatori esultano, altri sono delusi: faranno parte dell'altra squadra, un po' mi dispiace.
Nonostante io Noah non lo tolleri, mi sento in dovere di fargli i complimenti per la vittoria. È girato. Picchietto sulla sua spalla e lui si volta.
«Ehi, volevo dirti congr...» ma vengo interrotta dalla forte presa di Noah che mi abbraccia e mi fa volteggiare. È felice.
«Lasciami coglione!» gli urlo contro.
Mi lascia e, quando i miei piedi toccano il suolo, barcollo.
«Stupido, congratulazioni» dico un po' rossa in viso sia per l'imbarazzo, ma anche per la rabbia.
«Grazie» dice con un sorriso.
E che sorriso!
«Uhm, okay. Ciao» dico soltanto voltandomi e andando verso Jus.

«Ehi, come stai?» chiedo.
«Insomma, è stata tosta, ma bene» dice e si vede in faccia che è dispiaciuto.
D'istinto lo abbraccio.
«Greta, ti conviene lasciarmi andare. Sai, c'è la mia ragazza» mi sussurra.
Oh, cazzo!
«Oh, scusami. Io non sapevo!» sbotto.
«AHAHAHAH, tranquilla, non è cattiva. Le dirò che sei la mia vecchia migliore amica e capirà» dice con un mezzo sorrisetto.
«Okay» mi limito a dire.
«Io vado a fare una doccia» mi dice toccandomi una spalla e se ne va.

Mentre sto per andarmene vedo i miei problemi venirmi in contro.
«Perché? Perché lui?» quasi urla Noah.
«Lui chi? Di che parli?» domando un po' confusa.
«Di Justin Hood»
«Sei geloso?»
«Cosa? NO!»
«E allora? Cosa vuoi dalla mia vita?» dico di getto.
«Che tu non esca con lui»
Ma soffre di qualcosa?
Prendo un bel respiro e decido di mettere fine a questa scenetta del cavolo senza senso.
«Senti,» inizio «mi hai rotto! Tu e le tue bambinate. Ma che vuoi? Che ti ho fatto? Mi odi così tanto? Io non capisco. Non ti capisco!» ora urlo anche io.
«Stai zitta!» dice a denti stretti.
«Ma chi ti credi di essere? Non puoi dirmi di stare zitta. Non sono una delle tue cagne che ti corrono dietro, che si fanno comandare da uno come te!»
Senza che io me ne sia resa conto, durante il mio sfogo avanzava ed io indietreggiavo. Non ho scampo: sono già contro il muro. Il mio cuore batte forte e il mio respiro non ha un ritmo regolare.
«LASCIAMI. IN. PACE.»
Ma vengo interrotta, o meglio stupita, dalle labbra di Noah che hanno catturato le mie. Mille brividi mi percorrono lungo la schiena e sento che il cuore potrebbe uscire dal petto da un momento all'altro. Non capisco perché. Perché non mi sposto? Nemmeno un muscolo del mio corpo vuole saperne di muoversi.
Perché non vuoi.
No, non voglio staccarmi.
E solo quando gli metto le braccia al collo capisco che forse un po' - ma forse tanto - mi piace.

I hate you, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora