Capitolo 10

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Greta Jeson.

Ore: 16:00 p.m.

Ho fatto uno sbaglio a non accettare il passaggio di Noah. Non posso farci nulla: sono testarda, orgogliosa e anche sfortunata.
Dopo tre minuti di strada fatta a piedi ha iniziato a piovere. All'inizio erano solo gocce che bagnavano a malapena la pelle, ma adesso le gocce sono aumentate finendo per bagnarmi tutta: piastra e trucco sono rovinati. Questo poco importa, ma cavolo, era venuta così bene la piastra. Quasi piango per la disperazione, ma evito mettendomi a correre e, come se la pioggia non bastasse, scivolo. Per fortuna io non mi faccio nulla, però non posso dire la stessa cosa dei miei pantaloni nuovi: si sono rovinati tutti.

Quando arrivo a casa, mia madre prova a chiedermi cosa è successo, ma non le do modo di farlo, perché mi chiudo a chiave in camera mia, spogliandomi e facendomi una doccia. Ho bisogno di calmare i nervi con una bella doccia calda e una tazza di camomilla che avrei fatto appena scesa.
Uscita dal bagno mi rivesto subito, perché fa un po' troppo freddo. Metto il pigiama, scendo con calma le scale e per prima cosa decido di dare spiegazioni a mia madre. Per fortuna non fa il suo solito interrogatorio e mi lascia preparare la mia camomilla in santa pace.
Almeno per due ore voglio rilassarmi e dedicarmi alla cosa più bella che ci sia: il divano. Lo so, alla mia età non dovrei poltrire su un divano, ma non si è mai grandi per certe cose.

Il cellulare vibra.

Messaggio da: Noah.
"Ti va di uscire a fare una passeggiata?"

Mi prende per il culo? Noi ci odiamo e mi sta invitando?

Messaggio a: Noah.
"No, perché vuoi uscire con me se ci detestiamo?"

Messaggio da: Noah.
"Possiamo detestarci uscendo, no?"

Messaggio a: Noah.
"Non ho ben capito come mai tu abbia il mio numero, ma no e non insistere. Ciao."

Dopo aver inviato il messaggio, lancio il cellulare sulla poltrona di fianco al divano e dalle vibrazioni deduco che Noah non abbia capito nulla e che è più testardo di me.
Ignoro tutti i messaggi di Noah, ma penso a lui per un quarto d'ora: non pensieri brutti. Penso a lui, il suo aspetto, il suo comportamento nei mei confronti - che non ha una giustificazione plausibile - e al perché lui si comporti così con me.
Reprimo tutti i miei pensieri e decido di rispondere ai suoi messaggi con una semplice domanda.

Messaggio a: Noah.
"Ma... Perché vuoi uscire con me se ci odiamo?"

Messaggio da: Noah.
"Non c'è un motivo, voglio solo uscire con te e magari divertirci."

So che alla sua ultima affermazione intendeva dire ben altro.

Messaggio a: Noah.
"Senti, io e te ci odiamo e non possiamo farci nulla. Per tua sfortuna non sono una ragazza facile e che cade ai tuoi piedi. Non trovo il motivo per la quale io dovrei accettare il tuo invito, non ha senso. Fattene una ragione."

Non risponde. Meglio.
Sinceramente non vedo il motivo del suo essere quasi gentile. So che lo fa solo perché vuole portarmi a letto e vantarsi con i suoi amici, non sono stupida. È riuscito a rubarmi baci, ma da me non otterrà nulla, quindi è meglio che smetta di fare il finto uomo e che si comporti da morto di figa qual è.

Nelle ore successive faccio la solita vita di ogni adolescente: cenare e andare a dormire.

Noah Price.

Corro, corro per i corridoi. Arrivo davanti alla porta della mia classe e senza un briciolo d'aria in petto busso.
«Avanti» sento dire dal professore.
Entro.
«Ahh signor Price! Ha deciso di arrivare a scuola un minuto prima del suo solito ritardo?»
Cerco di riprendere ancora fiato.
«Non accadrà più, mi scusi» riesco solo a dire.
«Sì, questa l'ho già sentita» dice a denti stretti.
«Si vada a sedere e non disturbi la lezione» indica un banco vuoto.
Non dico nulla per non peggiorare le cose, oppure ciao ciao allenamenti.
Mentre vado a sedermi noto tutti gli occhi puntati su di me. Ridono, compresa Greta. Ma perché?
«Ah, vada in bagno e si aggiusti i pantaloni che sono al contrario e dia una pulita a quella maglietta, ma soprattutto beva poco alle feste» mi rammenta il prof provocando una risata generale dei miei compagni.
Mi sono messo in ridicolo e la colpa è stata di quella ragazza di ieri sera...
"Direi... Tutta la notte a fare sesso" mi ricorda la mia coscienza - ovviamente nei momenti meno opportuni.
Vado in bagno, metto tutto a posto e torno in classe. Nessuno dice o fa qualcosa, sono tutti attratti dalla lezione del professore di storia, chissà di che parla se interessa anche a David che è il più pigro della classe, se non della scuola.
Le ore non passano così in fretta come speravo e devo stare nella stessa aula con la persona che più detesto e a cui, allo stesso tempo, voglio strappare i vestiti di dosso. Dio, che sedere che ha! Non ha nulla di brutto, solo la lingua purtroppo.
«Smettila di fissarmi così o ti cavo gli occhi» sentenzia Greta.
Come non detto.
«Ma chi ti guardava? Chi ti calcola?» cerco, come mio solito, di essere più stronzo possibile.
Non mi risponde. Strano.

Un'altra ora è volata. Finalmente oggi ci saranno gli allenamenti di football ed essendo io il capitano devo dare il meglio quest'anno per la mia squadra, ma anche per vincere.
Come gli anni precedenti, ci raduniamo tutti in palestra e il coach nemmeno ci fa fiatare, già distruggendoci con delle corsette e riscaldamenti muscolari. Sono a pezzi.
Dopo un'ora di allenamento una bella doccia non guasta mai e sinceramente ne ho proprio bisogno. Il coach, prima di lasciarci andare, ci avvisa che la prossima settimana giocheremo una partita amichevole contro un'altra scuola. Non sono per niente preoccupato: siamo bravi e non ci fanno paura le sfide.
Faccio la doccia e resto a parlare con i miei compagni di ragazze, di chi è quest'anno la più sexy e che a letto sarebbe una bomba erotica.
Tutti ovviamente dicono il nome della ragazza che, sebbene non fosse così bella, ha esperienza a letto ed io ne so qualcosa. Forse un po' troppo. Non è nulla di serio, solo che ogni sera per una settimana abbiamo fatto sesso. Mi sono stancato e sono passato ad un'altra, ma un pensierino glielo rifarei.
«Ma ovviamente è Nathalia di 3A» dice uno.
E tutti gli altri annuiscono.
Bhe, è vero.

Finita quella conversazione, torno a casa distrutto.

«Mamma, sono a casa!» gridai.
«Noah!» viene ad abbracciarmi mia sorella Lucy.
Ricambia l'abbraccio e la intimo di andare di nuovo a giocare.
Amo la mia sorellina, ma a volte è una colla: si attacca al mio collo e guai se qualcuno prova a staccarla.
«Tesoro, che viso stanco che hai. Sei andato a letto tardi, non è così?» dice mia madre tutto d'un fiato.
«Bhe mamma, lo sai. Le feste, le ragazze...»
«Alcol» dice una voce roca alle mie spalle.
«Ciao papà» dico alzando gli occhi al cielo.
«Mamma, io vado in camera mia, sono stanco» dico con tono seccato.
Mia madre, capendo il motivo della mia reazione, mi lascia andare. Salgo più in fretta possibile le scale, mi scaravento sul letto e penso a quel messaggio.

Messaggio da: Greta.

"Senti, io e te ci odiamo e non possiamo farci nulla. Per tua sfortuna non sono una ragazza facile e che cade ai tuoi piedi. Non trovo il motivo per la quale io dovrei accettare il tuo invito, non ha senso. Fattene una ragione."

Nemmeno io so perché volevo invitarla, non sono il tipo. Se voglio una ragazza per divertirmi me la prendo. Ma con lei ci sarei riuscito? Almeno per una notte? Devo lasciar perdere? Quante domande che mi pongo e che mi riempiono la testa.

I hate you, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora