Capitolo 1

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Greta Jeson.

Ore: 07:50am.

Sono qui sulla scalinata principale della scuola ad aspettare la mia migliore amica, Julia. Sono passati più o meno cinque minuti dall'ultima volta che l'ho richiamata e lei come suo solito disse che in meno di un minuto sarebbe arrivata.
Sbuffi sonori escono dalla mia bocca.

«Eccomi.»
Corre verso di me e non mi da il tempo di ribattere per il suo ritando che mi ritrovo in un suo abbraccio e sussurra al mio orecchio uno 'scusa'. Non sono arrabbiata, solo impaziente di vederla per quanto mi è mancata.
«Tranquilla, mi sei mancata» rispondo e la stringo in un altro abbraccio più forte che quasi la strangolo.
Noto che ha tinto i capelli, solo le punte, sono bionde. Ha la pelle abbronzata: chissà quante volte è andata al mare quest'estate! Noto anche che è un po' più alta dell'ultima volta che ci siamo viste.  Che invidia, io sono un metro e una virgola e non crescerei nemmeno se mi tirassero i capelli: sono una nana!
Parliamo del più e del meno: di cosa abbiamo fatto quest'estate, del ragazzo che ha frequentato Julia mentre era in Spagna e del suo scarso spagnolo, se quest'anno ci sarà gente nuova a scuola e se ci saranno dei ragazzi interessanti nella nostra classe.

Entriamo nel nostro liceo e come sempre gli occhi di tutti sono puntati su di noi, neanche fossimo degli alieni. Come ogni anno, andiamo dalla segretaria della scuola per ritirare il foglio con le materie assegnate.
«Buongiorno signorina» dice la segretaria abbassando di poco gli occhiali rettangolari sul naso.
«Lei è?» mi chiede.
«Greta, Greta Jeson» rispondo.
«Ma già sa chi sono: è la terza volta che vengo da lei, ricorda?» aggiungo.
«Ah... Si, la signorina Jeson, e lei dev'essere la signorina Julia Hols» fa un sorriso dolce e ridacchia. Di che soffri?
«Non vi avevo riconosciute: siete diventate bellissime. Spero abbiate passato una bella estate care. Tenete, questo è il foglio con tutte le materie e gli orari di uscita di questa settimana. Buon inizio anno ragazze».
«Arrivederla signora Brown» diciamo in coro rivolgendole un lieve sorriso.

Camminiamo per i corridoi della scuola, ma non sappiamo dove andare. In questa scuola ogni anno si cambia classe ed ogni anno ci confondiamo!
Camminiamo e sento dei lamenti provenire dalla bocca di Julia.
«Ehm... Ehmmm...» si lamenta.
«Ma la smetti di lamentarti?» le chiedo.
«No, perché sono ventiminuti che giriamo a vuoto. IMPAZZIRÒ!» dice mettendosi una mano tra i capelli.
«Tranquilla! Guarda, l'abbiamo trovata» le dico.
«Dove?» chiede alzando il capo scuotendolo a destra e sinistra.
«Proprio lì» indico la porta non molto distante «Ho riconosciuto il professore di matematica» aggiungo.

In silenzio entriamo in classe, sotto lo sguardo di tutti. Do un'occhiata alla classe e ai compagni e noto solo un ragazzo nuovo, ma è girato. Si gira ed io quasi svengo. Sono sconvolta.
«Tu?» dice guardandomi divertito.
Noah. Noah Price. Sarà stato bocciato perché è un anno più grande di me.
«Tu!?» rispondo con un'altra domanda, ma con più cattiveria.
Si alza e noto che è più alto degli anni precedenti, più scuro, robusto e molto più bello, ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo. 'Avrà fatto palestra' dico a me stessa.
«Uh, noto che sei ancora più bassa o sbaglio?» ride e mi da sui nervi, ma non faccio in tempo a ribattere che il professore di matematica interrompe il primo battibecco dell'anno. Non uscirò viva da questa scuola, non con lui che cercherà in qualunque modo di mettere a dura prova la mia pazienza.
«Ragazzi, sedetevi!» ci invita il professore Toisz.
Ci sediamo e ogni tanto ci lanciamo sguardi di fuoco. Noto anche che Julia ci guarda in modo malizioso. Le lancio uno sguardo da 'smettila o dopo ti uccido'. Lei sa come lui mi ha trattata l'anno scorso, tutti gli scherzi e le battute poco carine. Ritorna seria e ruota il capo rivolgendolo al professore che sta spiegando cosa faremo quest'anno.
«Allora ragazzi, la prima settimana faremo un po' di ripasso» dice il professore.
Sbuffiamo tutti, me compresa.

Passano minuti tra il prof che parla, gli sguardi d'odio tra me e Noah e qualche persona che parla. Un suono che segna la fine della prima ora mi fa trasalire dai miei pensieri.

Suona la campana e tutti corrono, anche Julia, e non faccio in tempo a richiamarla che è già fuori. Esco dalla classe e controllo cosa ho a seconda ora. Bene, ho attività fisica: sarà un'ora tranquilla.
Così credevo.
«Su dai, ragazzi! Un altro giro di campo» sbraita il professore e noi senza dire nulla corriamo. Fa paura.
Questo è il quindicesimo giro di campo che facciamo e siamo soltanto al primo giorno di scuola. Che strazio!
«Basta così, ci vediamo domani ragazzi!» dice il professore e tutti tiriamo un gran sospiro di sollievo e qualcuno dice: «Finalmente se n'è andato, già mi stava sul cazzo» e chi poteva mai essere? Noah.
«Oh, pure qui? Ma che ho fatto di male?» presa dalla frustrazione mi tiro leggermente i capelli.
Lui alza gli occhi al cielo senza dire una parola. Meglio così, non ho voglia di discutere il primo giorno.
A terza ora abbiamo avuto fisica e non è andata poi così male come immaginavo.

Ora io e Julia stiamo andando a mensa per mangiare e appena trovato un tavolo libero ci sediamo.
«Ho una fame!» mi lamento.
«Poteva mai essere? Sempre fame hai!» mi rimprovera. Ma che vuole?
«Che prendiamo da mangiare?» mi chiede.
«Io prendo un panino con pomodoro e mozzarella, tu?» mi guarda come se avesse visto uno zombie.
«Che c'è?» chiedo.
«Niente!» risponde.
«Allora tu che prendi?» le richiedo.
«Io prendo un semplice snack dal distributore» risponde.
«Okay» dico.
Ci sediamo nuovamente al 'nostro' tavolo, se si può definire nostro già dal primo giorno di scuola, e iniziamo a mangiare la nostra merenda.

Oggi le lezioni durano fino alle 11:30.
Sto per uscire da scuola e vedo Noah che bacia una ragazza. Solito puttaniere! Faccio una faccia disgustata e mi allontano da quella visione più che riluttante.
In lontananza vedo la macchina di mia madre, saluto velocemente Julia e mi catapulto nel veicolo, sbattendo la portiera con noncuranza.

Nervi. Nervi. Nervi.
Odio quel Noah.

«Ciao tesoro, anche io sono felice di vederti.» dice mia madre ironica «Com'è andata oggi a scuola?» domanda incuriosita ed io la guardo in modo serio rispondendole semplicemente: «Bene.»
«Bene? Nient'altro? Nulla di nuovo? Compagni nuovi? Ragazzi nuovi?» dice senza prendere fiato, «Ehi ehi... Mamma io sono la studentessa, non tu! È tutto com'era l'anno scorso, nulla di nuovo» dico e lei annuisce poco convinta.
Durante il tragitto verso casa cala il silenzio totale e il che è strano.
Arriviamo a casa e senza dire una parola salgo in camera mia e sprofondo nel mio adorato letto.
«Mi sei mancato migliore amico» dico abbracciando il letto.
Sarà strano, ma il mio letto è l'unico che mi fa star bene e sono più che sicura che non mi farà mai del male, ma se un giorno mi tradirà con un'altra persona, lo lancerò dalla finestra!
Ma ti ascolti? Fai discorsi senza senso.
Taci, coscienza impertinente.

Sono passati dieci minuti da quando sono entrata in camera mia e continuo a immergermi nei miei pensieri. Malgrado il mio odio verso Noah, non riesco a smettere di pensare a quel suo sorriso da stronzo che forma una fossetta sulla guancia sinistra.
«Questa giornata non poteva andare peggio: Noah Price nella mia classe!» sbuffo parlando da sola.

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PRIMO FATTO!
SPERO VI PIACCIA E CHE NON SIA UN CAPITOLO BANALE!
CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO...

PS: è la mia prima storia, capitemi... Avrò delle difficoltà.
Ma spero che questa storia possa arrivare alla fine.
Un bacio!

I hate you, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora