Capitolo 23

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Greta.

Nella frazione di secondo che Nhoa mi baciò tutti i miei "non fa per me" sparirono, però, non riesco ancora a cambiare idea.
Mi lecco il labbro e faccio un sospiro profondo. Le vacanze di natale sono già iniziate, sono felice, perché domani sarà natale e chi non adora il natale?

Essendo la vigilia, come ogni anno, nella nostra gran tavolata ne fanno parte i miei due nonni materni, i miei zii e miei due "adorabili" cugini.
Adoro i miei cugini, così tanto che se osano rompermi di nuovo il cellulare come lo scorso anno, li uccido e poi li metto impacchettati sotto l'albero.
La cena andò bene, i miei zii tornarono a casa portandosi dietro i miei cugini e invece i miei nonni dormiranno a casa mia, sul divano letto.

Feci una doccia veloce e dopo essermi asciugata i capelli e fatto una treccia più che orrenda vado in cucina per farmi una cioccolata. Sorseggio la mia cioccolata sentendo tutto il mio corpo riscaldarsi, feccio una smorfia di dolore perché è troppo calda e mi scotto il labbro.
Sento il cellulare vibrare e accendo il blocca schermo: più di cento messaggi su WhatsApp da ben cinquanta conversazioni. Wow! di solito non mi cerca nessuno. Saranno tutti auguri di "buon Natale" dato che è già scoccata la mezza notte.

Apro le notifiche e di tutti i messaggi noto per primo quello di Nhoa.

«Ehi, scusami, poi ti spiegherò, sto arrivando a casa tua.»

Guardo l'orario del messaggio, più di un'ora fa è stato inviato, ma della sua presenza nulla. Penso che sia solo uno stupido scherzo per attirare la mia attenzione. Finita la cioccolata vado nella mia stanza sprofondando nel mio letto. Cerco di addormentarmi però penso a Nhoa, non so se fosse veramente uno scherzo o se fosse successo qualcosa.
Tolgo l'enorme piumone da sopra di me e do una sbirciatina alla finestra.
Non vedo nulla all'inizio, ma poi vedo una figura fuori nel mio giardino e faccio fatica a riconoscere chi possa essere, se sia Nhoa o uno stalker maniaco.
Sul serio Greta? Sul serio? Uno stalker a natale? Magari è Babbo Natale.
Coscienza impertinente e rompi scatole.
Mi avvicino al mio comodino e prendo il telefono digitando il numero di Nhoa.
Ritorno alla finestra e aspetto che risponde.

«P-pronto.» Risponde.
«Sei tu quello sotto casa mia?» Domando curiosa.
«Si, sono io. Non ce la faccio più.» Dice come se stesse piangendo.
Perché piange?
«Ehi... È successo qualcosa?» Provo ad apparire il più dolce possibile.
«Ho fatto una cazzata, forse mi prenderai per un malato, oppure mi dirai che alla mia età queste cose non si fanno...» Prova a spiegare.
«Parla!» Esclamo interrompendo il suo discorso.
«Non qui al telefono.» risponde.
«Va bene, vuoi salire?» Chiedo un po' titubante.
«Okay, ma farò fatica. Mi fa male il braccio.»
Non capisco che intende.
«Ti aspetto. Ti farei entrare dalla porta come una persona normale, ma i miei si sveglierebbero e in più ci stanno i miei nonni.» dico e lui si limita a sussurrare un tranquilla.

Chiudo la telefonata e apro la finestra.
Un vento freddo mi travolge e rabbrividisco per l'effetto che ha l'inverno sulla mia pelle.
Amavo quel Nhoa che pur di vedermi si rovinerebbe le ginocchia arrampicandosi per raggiungere la mia finestra.
Lo aspetto, ma dopo più di dieci minuti che non si fa vivo mi preoccupo: di solito ne impiega cinque.

Lo chiamai di nuovo al telefono ma non rispose.
Tentai e tentai più volte di richiamarlo, ma niente.
Non ce la faccio più, scendo e vado a cercarlo.
Metto una vestaia, le mie pantofole e scendo silenziosamente le scale.
Non curandomi del mio aspetto prendo le chiavi di casa ed esco.
Mi metto a guardare nel vialetto di casa mia e vedo Nhoa accasciato e automaticamente corro verso di lui per soccorrerlo.
Scoppio in lacrime iniziando a tremare gli do leggeri pugni per farlo reagire. La paura prende il sopravvento ed entro nel panico.
Lo esamino meglio con la torcia del cellulare, per vedere se è ferito.
È senza conoscenza ed è ricoperto di sangue con tagli profondi nelle braccia, appena li vedo rimango scioccata e scoppio nuovamente a piangere. Lo trascino dentro al garage dove sono sicura che nessuno possa sentirci, gli curo le ferite e gli do dei vestiti. Dopo qualche minuto apre gli occhi.

Nhoa.

«Greta...»
«Nhoa...» Greta scoppia a piangere sul mio petto mentre mi da piccoli pugnetti ridicoli in preda dalla disperazione.
«Oi piccola, calmati. Sto bene, davvero» cerco di tranquillizzarla prendendola dalle spalle.
«No, non stai bene. Sei uno stupido!» Grida e continua a singhiozzare.
Le metto una mano su una guancia, poi col pollice accarezzo le sue labbra che in quell'istante non vorrei altro che baciarle fino allo sfinimento.
Come se Greta avesse sentito i miei pensieri si avvicina e mi bacia.
Continua a baciarmi e sento anche le mie guance bagnarsi dalle sue lacrime. Mi sento più libero, come se avessi avuto un macigno sul petto.
«Perchè l'hai fatto?» Domanda.
«Non lo so, è come se ne avessi avuto bisogno» risposi.
«Dimmi cos'è successo realmente.»
«Non so spiegarmelo nemmeno io il perché mi sia passato nuovamente di fare questa cazzata e...»
«Cosa? Lo avevi già fatto?» tuona.
«Tanto tempo fa...» dico in un sussurro distogliendo lo sguardo dal suo. Non sopporto di vedere altre lacrime scorrerle in viso.
«Ma perché?» chiede con voce spezzata.
«Non c'è un vero perché, sinceramente non lo so, mi sono sentito vuoto. Mi sono sentito non voluto come un tempo, quando mi hai respinto mi sono sentito perso e dei ricordi mi sono affiorati in mente. Ed è vero che tu conosca solo il Nhoa stronzo e con una vita perfetta ma, non è niente perfetto. Io ho bisogno di te. » a queste parole scoppia in lacrime stringendomi in un abbraccio che mi catapulta in un solo mondo... Il nostro.

I hate you, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora