Capitolo 9

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Greta Jeson.

La sveglia suona e con malavoglia apro gli occhi. Sbadiglio e provo a cambiare lato del letto, ma qualcosa di solido non mi permette di girarmi: Noah. Non ci credo: mi odia e adesso si è messo nel mio letto e mi sta per giunta abbracciando. No. No. No. Di colpo lo faccio cadere per terra con un tonfo, sperando che i miei non entrino nella mia stanza o per me sarà la fine.
«Ahia!» fa un urletto.
«Shh, ma sei scemo?» lo rimprovero sotto voce.
«Perché mi hai spinto così?» mi domanda.
«Perché eri nel mio letto e mi stavi abbracciando. Maniaco!» dico tutto d'un fiato.
«Come sei esagerata!» dice in sua difesa.
«Mica ti stavo violentando» aggiunge.
«Ringrazia che non ti uccida, stupido» dico ridendo per la faccia che sta facendo Noah.
È bello anche di mattina con le occhiaie.
«Ah-ah-ah, grazie allora» dice seccato.
«Dai, devi andartene» gli ricordai.
«Okay tranquilla, ora me ne vado. Però prima voglio il buongiorno» si imbroncia.
«Non scherzare, vattene!» esclamo già esasperata.
«Sei sgarbata, volevo solo il buongiorno. Mamma mia, acida di prima mattina...» dice tutto offeso «Siccome non me lo dai tu, allora lo faccio, va bene?»
«O-okay?» balbetto non capendo il perché voglia darmi il buongiorno e poi come avrebbe intenzione di darmelo?
Si alza da terra, si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia sussurrandomi all'orecchio un dolce "buongiorno".
«Okay, adesso vattene e sappilo, te ne dovrai andare dalla finestra» rido.
«Cosa? Ma perché?»
«Devi andare, ora!» indico la finestra.
«Okay, ci vediamo a scuola» dice infine ed esce dalla finestra.
Dopo un minuto di silenzio sento un rumore e sicuramente sarà Noah che sarà inciampato su qualcosa. Rido immaginandolo cadere.

Ancora non capisco il comportamento di Noah. Ci eravamo già detti di dimenticare tutto e di odiarci... Perché doveva fare il dolce stamattina? Pensa che io cada ai suoi piedi come tutte le altre? No, perché, se è così, non accadrà mai una cosa del genere.

Sono all'entrata della scuola con Julia e la nostra compagna Jessica, una ragazza nuova che si è trasferita da poco qui e che si è iscritta nella nostra scuola. È simpatica ed è di compagnia. Parliamo, come al solito, di compiti in classe, soprattutto del compito di biologia che sarà oggi e dei nostri partner per il compito. Io ho detto che Noah è stato poco presente e che buona parte l'ho fatta io. Ed era vero. Invece, siccome la partner di Julia è Jessica, hanno fatto la loro parte in tutto e le ho invidiate. Ma, tutto sommato, il compito era bello, ordinato e dettagliato. Ma so che anche Jessica è parecchio brava in quella materia e che anche il suo compito sarà molto apprezzato dal professore.

Durante le prime due ore Noah non mi ha degnata di uno sguardo, almeno non quando lo guardavo io. Non mi faceva scherzi o altro, ed era strano. La terza ora finì in fretta perché, nonostante fosse letteratura, non fu un'ora pesante, anzi era interessante. Durante la ricreazione decido di andare a parlare con Noah, per il compito ovviamente.

«Noah» lo chiamo.
«Che c'è?» mi domanda senza girarsi.
«A quarta ora c'è biologia e sai che dobbiamo presentare il compito insieme» gli incalzo.
«Lo so, ma diciamo che lo abbiamo fatto insieme senza dire che tu ci hai messo più di me, okay?» è una minaccia?
«Va bene, tanto sa chi studia di più dei due» gli punto il dito e lo prendo per un braccio.
«Ma che fai?» urla.
«Andiamo in classe. So che arriveresti in ritardo e che mi faresti fare una brutta figura, quindi meglio prevenire» dico secca.
«Ma sei seria?»
«Sì» lo spingo perché è troppo pesante.
«Smettila di spingermi, cazzo!» sbotta.
«Calmati, voglio solo fare bella figura per il compito ed essere puntuali "entrambi"» mimai le virgolette.
Improvvisamente mi ritrovai nuovamente attaccata al muro con i polsi alzati. Che male!
«Ahia, mi fai male!» esclamo.
«Tu pure, nonostante sia piccola di statura» disse.
Provo a divincolarmi, ma nulla. Troppo forte e presa salda stavolta.
«Devi smetterla di prendermi e attaccarmi al muro, non sono un giocattolo con la quale puoi fare quello che vuoi» dico.
«Anche tu devi smetterla di spingermi e trattarmi male a tuo piacimento, non sei mica mia madre che mi dici cosa devo o non devo fare» mi urla in faccia.
«Okay, fai quello che vuoi, ma lasciami» dico con più calma.
Molla la presa sui miei polsi, li fisso e sono tutti rossi, li ha stretti un po' troppo. D'istinto alzo la mano e gli do uno schiaffo in pieno viso.
«Impara a trattare bene le ragazze, stupido» gli dico e me ne vado.

Passano cinque minuti e di Noah nessuna traccia. Tra poco inizia la lezione e se non verrà entro tre minuti lo picchierò a vita.

Quando suona la fine della ricreazione Noah fa il suo ingresso con una mano sulla guancia. Sono soddisfatta, perché sicuramente gli ho fatto male. Così pensa prima di agire.
"Mica tu sei una che pensa molto prima di agire." mi ricordò la mia coscienza che appare quando dice lei.
«Buongiorno ragazzi!» dice il professore entrando dalla porta «Oggi è il gran giorno. Su ragazzi, preparate i vostri capolavori» aggiunge.
Noi obbediamo.
«Voglio che le coppie formate per il compito si mettano accanto e presentino il compito insieme» esordì il professore.
«Va bene» diciamo all'unisono alcuni meno felici degli altri, tipo me che non voglio Noah come partner.
Il professore non ci chiede molto e ritira i compiti per esaminarli meglio quando sarà da solo. Spero almeno che dopo la croce, cioè Noah, arrivi un bel voto.
Noah torna al suo banco e continua ad ingnorami, però qualche occhiata me l'ha data.
Non so perché continui a guardare. Mi guarda e nemmeno mi stuzzica o fa commenti poco carini sul mio abbigliamento. Sembra un po' offeso, forse riguardo allo schiaffo. Mi fa sempre arrabbiare e con me si comporta in un modo poco carino.
«Non ti allarmare, prenderai un bel voto, tranquilla» dice Noah da dietro di me.
«Lo so, sono intelligente io» dico spacciata.
«Ehi, anch'io ci ho messo del mio» dice con un'espressione da idiota.
Ovviamente rido.
«Che ridi?» mi chiede.
«Nulla, sei tu che mi fai ridere. Ceh, ho fatto tutto io e tu dici che ci hai messo del tuo?  Ridicolo»
Lo liquido con un gesto della mano e lo lascio nella sua ignoranza. Poi mi giro e gli dico soltanto: «Spero che la guancia ti faccia ancora male».
Lui sbigottito rimane a bocca aperta.

L'ultima ora fu lunga. Matematica è abbastanza stressante.

"Driiiiiinnnnn".
La campanella dell'ultima ora suona, io saluto di fretta le mie compagne e vado subito fuori. Oggi andrò a casa a piedi. Non ne ho proprio voglia e tra un po' di sicuro pioverà.
«Vuoi un passaggio?» giro la faccia ed è Noah nella sua bella auto.
«No, lasciami in pace» dico voltandomi di nuovo.
«Tra un po' pioverà e ti bagnerai tutta» lo dice con un tono malizioso.
«Fottiti stronzo. Preferisco tornare a casa fradicia che con te in auto» sbotto.
«Ehe ehi, calmati! Sempre l'acida devi fare? Anche quando ti si offre un passaggio?» ha ragione, ma soltanto con lui riesco ad essere così acida.
«No Noah, torno a casa da sola» dico addolcendomi.
«Va bene» e aggiunge a bassa voce: «Che sei strana!»
Lo trucido con lo sguardo e subito accelera.

I hate you, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora