Capitolo 11

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Greta Jeson.

Una rottura di scatole. Noah è soltanto una grandissima rottura di scatole. Non so se cerca di farmi uscire pazza, ma ci sta riuscendo: sto impazzendo. Continua a farmi scherzi su scherzi, non riesco più a non strangolarlo.

«Se ti vesti in questo modo è ovvio che mi faccio dei bei filmini mentali» mi dice a ricreazione, e non lascia nulla all'immaginazione.
Io per essere più stronza cammino davanti a lui e gli dico che solo quello potrà fare: guardarmi.
Non capisco perché adesso sia attratto da me o almeno è quello che mi fa capire. È il solito ragazzo che crede che potrà avere tutte le ragazze che vuole e quando vuole.

Sono nel bagno delle ragazze per lavarmi le mani e quando esco dal bagno sento una mano sul mio sedere. Non ci penso due volte a girarmi per menare chiunque fosse. Penso subito a un Noah che ha voglia di fare il pervertito, ma quando mi giro mi blocco. La furia che era in me è sparita.
«Justin!» urlo euforica abbracciandolo.
È proprio il mio vecchio migliore amico.
«Greta, ti prego, mi fai male» dice con tono strozzato.
«Oh scusa! Che ci fai qui?» dico come una bambina il giorno di natale.
«Giochiamo una partita amichevole contro questa scuola» dice squadrandomi.
«Ma sei bellissima!» aggiunge.
Arrossisco.
«Ehm... Grazie. Anche tu sei diventato uno splendore» che ho detto? Splendore?
È davvero bello.
Mi mancavano quei capelli color rame e quei occhi color azzurro, quasi ghiaccio. Lo abbraccio di nuovo. Sono troppo felice!
«Ti sono mancato davvero così tanto?» domanda.
«Bhe, eri il mio migliore amico e sai troppe cose» rispondo.
«AHAHAHAH! Io devo andare Greta, se ti va possiamo uscire di pomeriggio, che ne dici?»
«È un'ottima idea» rispondo.
Mi assesta un bacio in guancia e si dilegua.
Aspetta, per quale motivo era qui? Ah, la partita! Devo assolutamente andarci. Voglio rivederlo.
Ammetto che alle medie ho avuto una cotta per lui. Come me, parecchie ragazze della scuola. Dolce, simpatico, un po' stronzo e sempre disponibile, ma da quando mi ha chiesto di essere la sua migliore amica l'ho sempre visto come un fratello.

Tutta emozionata per la partita vado a casa più in fretta possibile. Chiamo Julia, le dico di venire a casa mia per poi andare alla partita di football insieme. E, detto tra noi, voglio essere abbastanza bella per uscire con Justin.

«Non ho ben capito... Quel Justin?» chiede la mia migliore amica incredula.
«Sì, Justin Hood!» dico con un mezzo sorriso.
In fondo chi se l'aspettava? Sono passati anni, quasi lo dimenticai.

Sto facendo la piastra e poi devo scegliere i vestiti adatti per una partita di football.
Finita la piastra, scelgo una t-shirt e un paio di jeans aderenti. Sia io che Julia ci sistemiamo il trucco e ci incamminiamo per andare alla partita.

Arriviamo in anticipo e decidiamo di salutare Justin prima della partita.
Una volta entrate ci dirigiamo nel posto in cui stanno tutti i giocatori e appena vedo Justin non esito a correre e abbracciarlo. Tutti ci guardano, ma a me non frega un bel nulla.
«Buona fortuna Jus» gli sussurro all'orecchio dandogli un bacio sulla guancia.
«Grazie» dice soltanto.
«Ehm... Ci siamo anche noi, della tua scuola» dice una voce familiare. Molto familiare.
«Ah, buona fortuna ragazzi. Mi dispiace che Noah sia il vostro capitano» dico guardando Noah.
Ridono tutti, tranne lui.
«Che vinca il migliore ragazzi» mi volto dalla parte di Justin e gli faccio un sorriso da "vinci tu e distruggi Noah Price".
Poi mi volto dalla parte di Noah e vedo soltanto uno sguardo furioso. Serra la mascella e dice: «Tanto vinceremo noi».
La squadra avversaria fa una leggera risata che un po da fastidio anche a me e se ne vanno.
Mentre me ne vado anche io, qualcuno mi afferra il braccio e mi fa girare.
«Sul serio Greta? Fai il tifo per la squadra avversaria?» sbotta Noah.
«Senti, Justin è un mio amico, quello che non sarai mai tu» dico seccata.
«Ma sai che noi rappresentiamo la scuola e che di questa scuola fai parte anche tu?» ha ragione, ma io ho dato la mia giustificazione.
«Sei solo invidioso» dico liberandomi dalla sua presa.
Gli do le spalle e prendo Julia a braccetto dirigendoci nel posto in cui tutti i partecipanti si vanno a sedere. Approfittiamo del fatto che siamo in anticipo rispetto a molte persone e decidiamo di metterci nella prima fila per guardare meglio la partita e non perderci nemmeno un singolo passaggio dei giocatori. Almeno è quello che dico a Julia, ma gli unici passaggi che non voglio perdere sono quelli di Justin.

I hate you, i love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora