Venire alle mani col presidente del mistico club di giornalismo? Fatto

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"Miserable, darling, as usual. Perfectly wretched."
Cruella DeVille, One Hundred and One Dalmatians


Respira, Giulia, respira. Ce la puoi fare. Non è difficile, il moto uniformemente accelerato.

E allora perché, nonostante ripetessi quel mantra da una decina di minuti, ancora non riuscivo ad alzare la penna?

Sbirciai l'orologio. Dannazione, se avessi continuato di quel passo avrei dovuto consegnare il foglio in bianco e iniziare con un'insufficienza era l'ultima cosa che mi serviva.

Con la coda dell'occhio vedevo la penna di Dylan volare sul foglio. Se solo fossi stata abbastanza vicina a lui da poter copiare!

L'unica cosa che mi consolava era che, vicino a me, anche Grace sembrava non sapere che pesci pigliare.

Aveva scritto senza interruzioni fino a quel momento, controllando i calcoli sulla calcolatrice, ma ora pareva essere nei guai.

Sorrisi, felice per la prima volta da quella mattina.

Il mio rapporto con lei era strano, a dir poco singolare. Potrei dilungarmi per ore in riflessioni filosofiche, ma trovo sia più semplice dire che Grace era insopportabile, ma anche incredibilmente sensata e stranamente intelligente di tanto in tanto.

Totalmente diversa da Shelly, di cui tutto si poteva dire tranne che sapesse mettere insieme più di due frasi di senso compiuto e il cui problema più difficile era cosa scegliere di indossare la mattina.

Compito che, a detta di Grace, era molto snervante, ma a mio parere non rilevante quanto altri tipi di problemi. Problemi come quelli che la stessa Shelly in questo momento stava fissando mangiucchiando disperatamente il tappo della penna.

Rilessi il testo del problema, sperando che fosse la volta buona.

L'auto del presidente procede ad una velocità di 70 km/h, quando il pilota vede un gatto attraversare la strada e frena con una decelerazione di... ma che stava facendo Grace?

Come nulla fosse aveva frugato sotto il banco e ne stava estraendo... una spazzola e uno specchietto?

Non potevo credere ai miei occhi. Grace Stewart, reginetta di bellezza, si sistemava la lunga chioma bionda durante il compito di fisica. E io che pensavo di averle viste tutte.

Tornai al problema, che continuava chiedendo in quanto tempo l'auto si sarebbe fermata e se avrebbe schiacciato o meno il gattino.

Di nuovo guardai l'orologio. Mancava poco più di mezz'ora al termine previsto per la consegna.

Potevo farcela.

Non potevo farcela.

Lo capii nel momento esatto in cui gli occhi spenti della professoressa incrociarono il testo scarabocchiato del mio compito e si riempirono di orrore.

«Giulia!» Dylan mi aveva raggiunto, ma non avevo voglia di parlare con lui. Eccetto forse di una cosa.

«Il gatto moriva?» chiesi, senza lasciargli neppure il tempo di fiatare.

Inarcò un sopracciglio prima di capire.

«Veniva schiacciato, sì... per un metro e uno sputo.»

I'm your Juliet  || INTERROTTA ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora