"My life is a perfect graveyard of buried hopes."
Anne of green gables, L. M. MontgomeryAvevo le guance in fiamme e gli occhi annebbiati dalle lacrime che tentavo invano a trattenere.
Ma come aveva potuto, dopo tutto quello che ci eravamo detti? Ero pronta ad aprirgli il mio cuore, convinta che lui provasse qualcosa per me, ma non avrei potuto essere più lontana dalla verità.
Chissà quante risate si stava facendo con Shelly, in quel momento.
Percorsi i corridoi vuoti, sforzandomi di ignorare le urla di giubilo degli spettatori e soprattutto di dimenticare quello che avevo visto.
Avrei dovuto immaginarlo. Questa non era una stupida serie TV, dove al protagonista andava sempre tutto bene. Questa è la vita reale, la mia vita.
La mia schifosissima vita.
Non avrei mai creduto che quel posto fosse tanto grande. Mi accorsi di colpo di non sapere come tornare indietro. Non che lo volessi, ovviamente. In quel momento non desideravo altro che rinchiudermi in casa e non uscire mai più. Non avrei potuto sopportare i viscidi sguardi di vittoria che Shelly mi avrebbe lanciato da quel momento in avanti.
Respirai faticosamente, reprimendo i singhiozzi. Mi asciugai gli occhi con un fazzoletto e mi soffiai rumorosamente il naso. Non capivo dove mi trovavo, ma c'era uno specchio che faceva al caso mio.
Come diceva Kelly Clarkson, "what doesn't kill you make you stronger." Ebbene, anch'io sarei diventata forte.
Tirai su col naso.
Contegno, Giulia. Tu sei migliore di loro, mi ripetei davanti allo specchio. Gli occhi erano gonfi e arrossati dal pianto, non potevo uscire in quelle condizioni.
Inoltre, il trucco era colato, rendendomi un disgustoso mostro a colori pastello. Un gran cambiamento rispetto all'angelo creato da Grace quanto? Due ore prima?
Con il senno di poi, lo strappo alla gonna non era altro che un presagio. Avrei dovuto immaginare che, quando le cose vanno così male, c'è sempre sotto qualcosa.
Mi struccai in fretta con una salviettina umida, sistemando il sistemabile con pochi, rapidi tocchi.
Mi pettinai con le dita. Quasi mi sembrava di sentire la voce di Grace che mi elencava l'utilità di avere una spazzola sempre con sé.
Ero appena riuscita a rendermi tutto sommato presentabile quando sentii l'eco di voci lontane rimbombare nei corridoi.
Si avvicinarono troppo in fretta perché io potessi scappare, così non trovai soluzione migliore che chiudermi dietro alla prima porta che trovai.
Di colpo tutte le luci si accesero, permettendomi di distinguere chiaramente il luogo in cui mi trovavo.
Panche lunghe. Armadietti. Un prepotente fetore d'ascella sudata.
Ero nello spogliatoio.
Quello maschile, per la precisione.
Splendido.
Mi voltai e la più tremenda delle visioni mi si parò davanti agli occhi.
Ero intrappolata nelle docce.
Oh no, oh no, oh no! Così non va bene, non va per niente bene! Ovunque ma non qui!
Mi avrebbero scoperta prima ancora che avessi potuto fiatare e a quel punto non sarebbe stata solo Shelly il mio problema, ma l'intera Trinity!
Già mi immaginavo i titoli del giornalino scolastico: "Ragazza nuova si imbuca come una pervertita...", con l'aggiunta dei commenti di Chismokens. Ma come avevo fatto a finire in quel vespaio?
STAI LEGGENDO
I'm your Juliet || INTERROTTA ||
HumorGiulia Pisani ha diciassette anni, una passione sfrenata per le serie Tv, una madre fervente cattolica e tanti altri problemi. A questi si aggiunge il recente trasferimento in uno dei licei più prestigiosi di New York, dove, tra reginette frustrate...